Liberdad è la parola che echeggia in tutte le strade di Caracas e del Venezuela in un paese nel caos dopo i risultati delle presidenziali. Secondo i dati forniti dal Comitato nazionale elettorale (Cne) del Venezuela il presidente uscente Nicolas Maduro avrebbe vinto per la terza volta di fila le elezioni ottenendo il 51,2% dei voti seguito dal candidato dell’opposizione, Edmundo Gonzalez Urrutia, al 44,2%. Dati che tuttavia non rispettano probabilmente l’esito reale delle votazioni siccome il Cne, come tutte le altre istituzioni pubbliche nel Paese, è controllato e manipolato dal regime.
CONTEGGI E MANEGGI
Il comitato elettorale della Piattaforma Unitaria Democratica (PUD), la coalizione anti Maduro guidata da Urrutia e da Maria Corina Machado, denuncia brogli elettorali. Stando ai dati in loro possesso il vero vincitore sarebbe Urrutia, che avrebbe ottenuto il 73,2% delle preferenze aggiudicandosi quasi 6,3 milioni di voti rispetto ai 2,8 raccolti da Maduro, con un distacco di circa 3,5 milioni unità. È sempre l’opposizione a comunicare che avrebbero avuto accesso solo al 40% dei registri elettorali durante il conteggio dei voti e che comunque sarebbero stati tutti a loro favorevoli.
LE REAZIONI
A proposito della legittimità delle elezioni, l’Alto Rappresentante dell’UE Josep Borrell dichiara: “l’Ue invita il Consiglio elettorale venezuelano ad esercitare la massima trasparenza nel processo di tabulazione dei risultati, compresa la concessione dell’accesso immediato ai registri di voto di ciascun seggio elettorale e la pubblicazione di risultati elettorali disaggregati”. Per questo motivo i 27 paesi membri dell’UE hanno formulato una dichiarazione congiunta che ‘esprime preoccupazione per presunte irregolarità nelle elezioni presidenziali in Venezuela’. Altre posizioni: i ministri degli Esteri del G7 hanno invitato le autorità competenti “a pubblicare in piena trasparenza i risultati elettorali dettagliati”.
L’EUROPA: VIA DI USCITA POLITICA
Riguardo a questa crisi, il portavoce dell’UE per la politica estera Peter Stano aggiunge: “L’obiettivo è trovare una via di uscita politica. Parlare di sanzioni ora è prematuro, le discussioni tra gli Stati membri continuano”. Sono diversi i paesi dell’Europa che hanno relazioni economiche e non solo con il Venezuela, tra questi c’è anche l’Italia. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani scrive su “X” di aver avuto una “lunga telefonata con Maria Corina Machado, leader dell’opposizione al regime di Maduro in Venezuela. Ho espresso la mia solidarietà e vicinanza al popolo venezuelano auspicando che possano trionfare i valori legati alla libertà ed alla democrazia”. Intanto, sono pochi (e non troppo democratici) gli Stati che si sono congratulati con Nicolas Maduro per la sua vittoria, riconoscendo così il risultato elettorale: Cina, Russia, Iran, Cuba, Bolivia ed Honduras.
LO SPETTRO DELLA GUERRA CIVILE
In questo clima internazionale esplosivo è la popolazione venezuelana che combatte nelle piazze a pagare il duro prezzo di un regime ormai agli antipodi rispetto alla democrazia. Milioni di cittadini si sono riversati per le strade, abbattendo le statue dell’ex presidente-dittatore venezuelano Hugo Chavez (di cui Maduro era delfino) mentre gridano alla libertà da un governo che in dieci anni ha ridotto il PIL dell’80%, causando una crisi economica senza precedenti. Rispetto alle proteste Maduro, invece, avverte il mondo che è in corso “un massiccio tentativo di destabilizzazione” del Venezuela. La coraggiosa discesa in piazza della popolazione è repressa in modo feroce dall’esercito e dai ‘motorizados’, causando almeno 12 morti, centinaia di feriti e quasi 800 arresti. Una gran fetta della popolazione è disposta a fuggire, abbandonando un paese ormai sull’orlo di una guerra civile spietata.