La relazione 2024 sullo stato di diritto nell’UE

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Non ha mancato di suscitare clamore la Relazione annuale sullo stato di dirittopubblicata pochi giorni fa dalla Commissione europea e giunta ormai alla sua quinta edizione.

I sistemi giudiziari dei Paesi UE si sono caratterizzati, in linea generale, per l’adozione di riforme volte a rafforzare l’indipendenza del potere giudiziario da quello governativo; il fenomeno, tuttavia, non ha interessato tutti i Paesi; al contrario, in alcuni di questi si sono registrati tentativi di riforma destinati a produrre effetti diametralmente opposti (celebri i casi della Polonia e dell’Ungheria).

In materia di corruzione – la quale, secondo recenti rilevamenti – figura tutt’ora tra le principali preoccupazioni di cittadini e imprese – si registrano complessivi miglioramenti per quanto riguarda il panorama istituzionale dedicato al contrasto del fenomeno; sussistono, tuttavia, margini significativi di miglioramento, specie in materia di lobbying e conflitto di interessi.

Per quanto concerne lo stato di salute del mondo dell’informazione, pur essendo state approvate importanti norme europee volte a tutelare la libertà dei media, destano non pochi timori le minacce all’indipendenza o la scarsa trasparenza dell’informazione (alcuni di questi interessano anche il nostro Paese, come si dirà più avanti).

Figura in globale miglioramento la qualità dei processi legislativi nei Paesi UE; non mancano, tuttavia, i rilievi, relativi in particolar modo al ricorso eccessivo a procedure accelerate (è il caso, ad esempio, dell’Italia e della decretazione d’urgenza) e allo scarso spazio riservato alla consultazione dei portatori di interessi.

In merito all’impatto dell’UE in materia di tutela dello stato di diritto, un ‘indagine Eurobarometro rivela come sette cittadini europei su dieci considerino importante il ruolo dell’UE in tale ambito – importanza che sarebbe confermata dall’impatto prodotto dalle raccomandazioni UE in materia ai singoli Paesi membri: più di due su tre di quelle emanate nel 2023, secondo la Commissione UE, sono state almeno parzialmente implementate.

L’Italia nella relazione 2024

Per quanto riguarda il nostro Paese, la Commissione UE ha registrato alcuni progressi relativi alla digitalizzazione della giustizia penale e all’adozione di normative sul conflitto di interesse; parallelamente, tuttavia, non si registra alcun progresso in materia di trasparenza dei finanziamenti privati alla politica e regolamentazione delle attività di lobbying, né per quanto riguarda la creazione di una “Commissione nazionale per i diritti umani”, in attuazione dei Principi di Parigi delle Nazioni Unite in materia.

Il tema balzato maggiormente agli onori della cronaca è tuttavia quello legato all’indipendenza e al pluralismo dell’informazione. La relazione non ha mancato infatti di registrare alcune criticità, specie per quanto concerne l’autonomia e indipendenza dell’informazione pubblica fornita dalla RAI e in materia di trasparenza sulla proprietà dei media privati. Si segnalano altresì timori relativi alla sicurezza dei giornalisti, minacciata non soltanto dai – pur registrati – episodi di violenza o minacce, bensì anche da azioni legali abusive promosse al solo scopo di intimidire gli operatori dell’informazione.

I timori sulla libertà di informazione in Italia per l’MFRR

A simili rilievi è giunto altresì il rapporto della Media Freedom Rapid Response (MFRR)  – un progetto cofinanziato dall’UE e volto alla protezione dei giornalisti e del pluralismo dell’informazione – dedicato al nostro Paese, dal titolo evocativo di “Silenziare il quarto potere: la deriva democratica dell’Italia”.

Secondo il report, a partire dal 2022 si è registrato un significativo incremento della pressione a cui la libertà di stampa è sottoposta, con “attacchi senza precedenti e violazioni della libertà della stampa e dei media spesso avviate da persone che ricoprono cariche pubbliche nel tentativo di marginalizzare e silenziare il dissenso”. A destare particolare preoccupazione è il livello raggiunto dalla polarizzazione dell’informazione pubblica, nonché la potenziale cessione dell’agenzia di stampa AGI ad un gruppo legato ad esponenti governativi.

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