Rischio democrazia anche in Europa?

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Si è concluso la settimana scorsa un Vertice mondiale sulla democrazia, promosso dal presidente USA Joe Biden, con la partecipazione dell’Unione Europea. Un incontro virtuale di 111 Paesi, durato poche ore, non poteva produrre molti risultati concreti, con Paesi “democratici”, non proprio tutti con le carte in regola, come la Polonia invitata all’incontro, a differenza dell’Ungheria.

Pochi giorni prima, e probabilmente non a caso, sull’argomento è intervenuto papa Francesco nel suo discorso di Atene: “Qui, secondo la nota affermazione di Socrate, si è iniziato a sentirsi cittadini non solo della propria patria, ma del mondo intero. Cittadini: qui l’uomo ha preso coscienza di essere un “animale politico” (Aristotele)… Qui è nata la democrazia. La culla, millenni dopo, è diventata una casa, una grande casa di popoli democratici: mi riferisco all’Unione Europea e al sogno di pace e fraternità che rappresenta per tanti popoli”. 

Ma dopo questa generosa apertura di credito il papa non esita a “constatare con preoccupazione come oggi, non solo nel Continente europeo, si registri un arretramento della democrazia. Essa richiede la partecipazione e il coinvolgimento di tutti e dunque domanda fatica e pazienza. E’ complessa, mentre l’autoritarismo è sbrigativo e le facili rassicurazioni proposte dai populismi appaiono allettanti”. Difficile denunciare con più chiarezza i pericoli che corrono anche le nostre democrazie in Europa: democrazie al plurale, quelle presenti a livello nazionale e la democrazia nelle Istituzioni comunitarie.

Che siano quanto meno affaticate le democrazie nazionali non è solo da attribuire alla “emergenza” della pandemia, che semmai ha messo in evidenza malesseri antichi, dall’inquietante alterazione degli equilibri tra il potere legislativo, esecutivo e giudiziario alla crescente disaffezione dei cittadini nelle loro istituzioni, come provano gli alti tassi di astensionismo alle consultazioni elettorali. Da tempo circola in alcuni Paesi UE il virus della “democrazia illiberale”, un’infezione che cresce in Paesi come Polonia ed Ungheria, ma anche nei dintorni, fino alla Slovenia.

Non è più rassicurante lo stato di salute della democrazia nelle Istituzioni europee, create oltre settant’anni fa per arginare nazionalismi e rischi di derive autoritarie. L’assetto istituzionale europeo è complesso e, in gran parte, incompiuto: debole la legittimazione di un’istituzione importante come la Commissione europea, poco trasparente l’esercizio del potere da parte del Consiglio dei ministri, troppo spesso paralizzato dal poco democratico voto all’unanimità, e lontano ancora da una piena capacità legislativa il Parlamento europeo.

Risiede anche in questi limiti il mancato coinvolgimento dei cittadini europei nella “Conferenza per il futuro dell’Europa” in corso, un’occasione preziosa per innestare linfa democratica e partecipativa nel percorso decisionale europeo: le cause sono da ricercarsi non solo nell’indebolimento delle democrazie nazionali e dei corpi intermedi, ma anche nella persistente incapacità delle stesse Istituzioni UE e delle loro numerose Agenzie di dialogare con i cittadini, limitandosi spesso ad un’informazione di servizio, come se bastasse uno sportello per far crescere attenzione e adesione al progetto europeo. 

E’ vero quanto ricordato dal papa a proposito della complessità della democrazia e della fatica e pazienza necessarie per ravvivarla: una ragione in più allora di promuovere un dialogo critico, lontano da una propaganda nella quale si rivelano molto più efficaci le semplificazioni populiste.  

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