Morire in Spagna e Belgio per l’Europa

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In queste ultime ore l’Unione Europea piange i suoi morti: prima i giovani della “generazione Erasmus” morti nell’incidente stradale in Spagna, oggi le vittime degli attentati di Bruxelles.

Sono tutti morti in Europa e, noi crediamo, morti per l’Europa.

Sono morti a Bruxelles in questa Europa coinvolta in una guerra di cui non è direttamente responsabile, se non per le molte omissioni che stridono con quel suo Nobel per la pace, appena onorato all’interno dei suoi confini e largamente disatteso fuori di essi.

Non ha invece responsabilità l’Europa per le giovani vittime dell’incidente in Spagna, solo un’infinita tristezza per l’esito drammatico di un’iniziativa meritevole, e adesso da rafforzare, come il Programma “Erasmus” che ha consentito a oltre un milione di studenti di diventare gli europei che sono.

Alla fine però le vittime in Spagna e quelle di Bruxelles ci ricordano tutti insieme quanto sia centrale l’Europa per il futuro del mondo e delle giovani generazioni e quanto sia urgente che l’Unione Europea torni a essere un soggetto capace di promuovere la pace non solo in casa propria, ma anche fuori dai suoi confini, evitando di alzarne di nuovi al proprio interno.

Sarà questo il modo migliore di onorare questi nostri morti e, grazie a loro, dare nuova vita al progetto europeo.

 

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