Adriana Longoni
Non tacciono le armi nell’Est dell’Ucraina
Tutta concentrata sulle guerre che continuano o sui bagliori di pace che, con speranza, appaiono in Medio Oriente, l’attualità ha lasciato nell’ombra un conflitto sempre in corso ai confini orientali dell’Unione Europea. Si tratta dell’Ucraina e dei combattimenti che si svolgono nel Donbass, nella parte orientale del Paese, fra l’esercito ucraino e i ribelli separatisti prorussi.
Dal Vertice di Astana segnali di una fragile pace per la Siria
Una fragilissima tregua su Aleppo sembra alimentare le speranze di un cessate il fuoco generalizzato sull’insieme della Siria. E’ in ogni caso l’obiettivo principale che Russia, Turchia e Iran, principali organizzatori della Conferenza di Astana, in Kazakhstan, si sono dati per portare al tavolo dei colloqui di pace i gruppi ribelli e il regime di Bachar al Assad. Il rispetto di un cessate il fuoco è infatti indispensabile per poter affrontare gli altri due obiettivi immediati: il trasporto e la consegna degli aiuti alimentari ai civili e la liberazione dei prigionieri.
Parlare di pace in Medio Oriente
L’attività diplomatica di questi ultimi giorni ha messo in evidenza quanto le ipotetiche prospettive di pace nei teatri di guerra mediorientali dividano la comunità internazionale e quanto siano cambiati i profili e i ruoli dei principali attori coinvolti.
Ambiente senza Frontiere: Cop 22, Cop 23 – Da Parigi a Marrakech, da Marrakech...
Dopo l’accordo di Parigi del dicembre 2015 (Cop 21) sui cambiamenti climatici, i responsabili politici della Terra si danno appuntamento ogni anno per definire...
Libia sempre più divisa e instabile
La riapertura, in questi giorni, dell’Ambasciata italiana a Tripoli, offre l’occasione di riportare sotto i riflettori la complicata situazione in Libia, Paese scosso, da...
La Turchia nell’occhio del ciclone
Mai come nello scorso anno la Turchia è stata così fortemente colpita da gravi turbolenze politiche interne e da atti terroristici a catena, gli ultimi dei quali hanno insanguinato la notte di Capodanno in una discoteca di Istanbul e il tribunale di Izmir. Il numero delle vittime è impressionante: secondo alcune stime, negli ultimi due anni, sarebbero circa 560 le persone uccise in circa quaranta attentati.
L’anno che verrà e le tante sfide per la pace
Non è cosa semplice fare previsioni per l’anno che verrà, vista la turbolenta situazione internazionale, in particolare alle frontiere dell’Europa, insanguinate ancora a Capodanno dall’attentato di Istanbul.
E nemmeno il 2016 ha portato la pace.
Anche il 2016 è agli sgoccioli e, purtroppo, termina nel sangue: l’attentato terroristico di Berlino che ha fatto 12 morti e una cinquantina di feriti e l’assassinio dell’ambasciatore russo ad Ankara. Due avvenimenti che si inseriscono nella cupa attualità dei nostri tempi da un po’ di anni a questa parte, un’attualità già conosciuta e vissuta, ripetuta nel 2016 e fatta di guerre, di terrorismo, di instabilità, di migrazioni dolorose, di fallimenti diplomatici, di nuove e pericolose ideologie politiche e religiose.
Si può ancora immaginare una pace fra Israele e Palestina?
Nelle infinite tragedie che scuotono il Medio Oriente, passa purtroppo quasi sotto silenzio l’allarmante attualità dei rapporti fra Israele e Palestina, attualità che sembra compromettere definitivamente qualsiasi prospettiva non solo di pace, ma anche per la costituzione di due Stati chiamati a convivere rispettosamente su una terra condivisa.
Non si ferma il massacro ad Aleppo
Mentre continuavano ad infuriare ormai da giorni i bombardamenti su Aleppo est, lunedì 5 dicembre Russia e Cina, membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU, hanno bloccato, con il loro diritto di veto, una risoluzione che prevedeva una tregua di sette giorni. Un no chiaro e tondo ad una sospensione dei bombardamenti e alla garanzia di tutte le parti di un’immediata cessazione delle ostilità su quella parte orientale della città, occupata quattro anni fa dai ribelli e ormai quasi riconquistata dalle forze del regime di Bachar al Assad, sostenute dalla Russia e dall’Iran.
Il dialogo fra le sponde del Mediterraneo e la speranza tunisina
Con l’apertura a Roma del secondo Forum internazionale sul dialogo mediterraneo, si riaccendono per alcuni giorni i riflettori sulle speranze e sui tentativi umani, culturali, religiosi, sociali ed economici di riportare pace e stabilità in una regione attraversata da molteplici crisi e guerre.
Tutti gli interrogativi della futura politica americana in Medio Oriente
Benché ancora sotto choc per la vittoria di Trump alle elezioni presidenziali statunitensi dell’8 novembre scorso, è necessario ora interpretare e, se possibile, prevedere,...
Le libertà negate in Turchia
Reporter senza frontiere (RSF) pubblica ogni anno, verso aprile, un rapporto in cui misura la Libertà di stampa nel mondo e classifica 180 Paesi secondo alcuni criteri ben definiti: il pluralismo dei mezzi di informazione, l’indipendenza, il rispetto per la sicurezza e la libertà dei giornalisti e il contesto legislativo, istituzionale e infrastrutturale nel quale operano i mezzi di informazione. Quando la situazione in un determinato Paese diventa particolarmente critica, RSF aggiorna la relativa scheda e richiama l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sui pericoli che corre la libertà d’espressione, e con essa la democrazia, in quel determinato Paese.
L’ Africa gira le spalle alla Corte penale internazionale
Tira aria di bufera all’Aja, la sede della Corte penale internazionale (CPI), visto che da alcuni mesi a questa parte si fa sempre più...
Quando il conflitto israelo – palestinese va in scena all’UNESCO
Non è la prima volta che il conflitto e i rapporti israelo-palestinesi sono oggetto di discussioni e risoluzioni in seno all’UNESCO, l’Agenzia dell’ONU che ha per missione la tutela del patrimonio culturale e religioso mondiale. A partire dal riconoscimento, nell’ottobre 2011, della Palestina come Stato e quindi come membro effettivo in seno all’organizzazione, le prese di posizione dell’UNESCO hanno spesso riacceso forti polemiche fra le parti in causa e evidenti disagi diplomatici a livello internazionale.
Tra guerre in Medio Oriente e Conferenza di Bruxelles sull’Afghanistan
Desidererei tanto bere un tè caldo….Sono le parole pronunciate da un giovane curdo peshmerga durante una pausa nella battaglia appena lanciata dall’esercito iracheno per la riconquista di Mosul, città strategica nelle mani del sedicente Stato islamico dal 2014. Mosul è uno dei tanti teatri di guerra in corso in Medio Oriente, dove, accanto all’obiettivo di sconfiggere Daesh, si giocano altre e altrettanto pericolose sfide, a partire da quelle che si affrontano a livello internazionale a quelle per l’egemonia regionale o a quelle che corrono sul filo del confronto civile, etnico e religioso, senza dimenticare quelle di carattere più puramente economico e geostrategico.
Alta tensione fra Russia e Occidente
Mai come in questi ultimi giorni dalla fine della guerra fredda, la tensione fra Russia e Occidente è stata così intensa. Sembrano infatti ormai...
Shimon Peres e le speranze di pace in Medio Oriente
Shimon Peres se ne è andato. Ha lasciato, a 93 anni, Israele, il Paese che lo ha riconosciuto come uno dei suoi Padri fondatori e al quale ha dedicato parte della vita per costruire una difficilissima pace.
La sua scomparsa, il ricordo del premio Nobel per la pace, gli accordi di Oslo, le strette di mano con Arafat o, più recentemente, l’abbraccio in Vaticano con Abu Mazen sono alcuni dei momenti più significativi della sua vita e delle speranze che ha lasciato al mondo per un dignitoso futuro di convivenza fra israeliani e palestinesi.
All’Assemblea Generale dell’ONU, l’impotenza del mondo di fronte alla Siria
Non ha retto la tregua in Siria, decisa fra Russia e Stati Uniti il 12 settembre scorso, annullando ancora una volta le fragili speranze...
Nuovi barlumi di pace per la Siria?
L’incontro tra il Presidente Putin e il Presidente Obama a margine del G20 che si è tenuto in Cina la settimana scorsa, sembrava aver...