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Adriana Longoni

Adriana Longoni
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Tra i fondatori di APICE e a lungo vicepresidente, ha lavorato per molti anni nelle Istituzioni europee coordinando i progetti nell'ambito della cooperazione allo sviluppo e della politica di vicinato, in Guinea Conakry prima e in Caucaso poi. Gestisce l’Antenna di Bruxelles dell’Associazione.

L’ Africa gira le spalle alla Corte penale internazionale

Tira aria di bufera all’Aja, la sede della Corte penale internazionale (CPI), visto che da alcuni mesi a questa parte si fa sempre più...

Quando il conflitto israelo – palestinese va in scena all’UNESCO

Non è la prima volta che il conflitto e i rapporti israelo-palestinesi sono oggetto di discussioni e risoluzioni in seno all’UNESCO, l’Agenzia dell’ONU che ha per missione la tutela del patrimonio culturale e religioso mondiale. A partire dal riconoscimento, nell’ottobre 2011, della Palestina come Stato e quindi come membro effettivo in seno all’organizzazione, le prese di posizione dell’UNESCO hanno spesso riacceso forti polemiche fra le parti in causa e evidenti disagi diplomatici a livello internazionale.

Tra guerre in Medio Oriente e Conferenza di Bruxelles sull’Afghanistan

Desidererei tanto bere un tè caldo….Sono le parole pronunciate da un giovane curdo peshmerga durante una pausa nella battaglia appena lanciata dall’esercito iracheno per la riconquista di Mosul, città strategica nelle mani del sedicente Stato islamico dal 2014. Mosul è uno dei tanti teatri di guerra in corso in Medio Oriente, dove, accanto all’obiettivo di sconfiggere Daesh, si giocano altre e altrettanto pericolose sfide, a partire da quelle che si affrontano a livello internazionale a quelle per l’egemonia regionale o a quelle che corrono sul filo del confronto civile, etnico e religioso, senza dimenticare quelle di carattere più puramente economico e geostrategico.

Alta tensione fra Russia e Occidente

Mai come in questi ultimi giorni dalla fine della guerra fredda, la tensione fra Russia e Occidente è stata così intensa. Sembrano infatti ormai...

Shimon Peres e le speranze di pace in Medio Oriente

Shimon Peres se ne è andato. Ha lasciato, a 93 anni, Israele, il Paese che lo ha riconosciuto come uno dei suoi Padri fondatori e al quale ha dedicato parte della vita per costruire una difficilissima pace. La sua scomparsa, il ricordo del premio Nobel per la pace, gli accordi di Oslo, le strette di mano con Arafat o, più recentemente, l’abbraccio in Vaticano con Abu Mazen sono alcuni dei momenti più significativi della sua vita e delle speranze che ha lasciato al mondo per un dignitoso futuro di convivenza fra israeliani e palestinesi.

All’Assemblea Generale dell’ONU, l’impotenza del mondo di fronte alla Siria

Non ha retto la tregua in Siria, decisa fra Russia e Stati Uniti il 12 settembre scorso, annullando ancora una volta le fragili speranze...

Nuovi barlumi di pace per la Siria?

L’incontro tra il Presidente Putin e il Presidente Obama a margine del G20 che si è tenuto in Cina la settimana scorsa, sembrava aver...

Medio Oriente: le guerre oltre la Siria

Mentre si avviano con coraggio alcune iniziative di cittadini volte a non dimenticare l’orrore delle tante guerre che si incrociano in Medio oriente, come...

Guerra in Siria e la diplomazia dell’ironia

Purtroppo a ricordare che la guerra in Siria continua violenta ormai da cinque anni a questa parte sono soprattutto le immagini della sofferenza delle popolazioni, come quella del piccolo Omran, scampato ai bombardamenti su Aleppo o quelle di città ormai distrutte, con popolazioni allo stremo e in balia del buon volere di qualcuno in grado di negoziare una tregua o l’apertura di corridoi umanitari.

Le tragedie che segnano il futuro dei bambini

Sono immagini che hanno fatto il giro del mondo, scuotendo, indignando e commuovendo il cuore di tante persone. Omran e Giorgia, due bambini estratti dalle macerie e sopravvissuti l’uno alla furia della guerra in Siria, l’altra a quella della natura ad Amatrice. Forse l’essere sopravvissuti è l’unica cosa che hanno in comune, perché le vite di Omran e Giorgia guardano ora a un futuro di realtà che hanno prospettive ben diverse.

Non c’è pace nemmeno alle frontiere orientali dell’Europa

Un breve viaggio, quest’estate, in Georgia è stato occasione per intuire quanto fermento politico sia in corso alle frontiere orientali dell’Europa, e in particolar...

Marcinelle, 60 anni fa

Era l’8 agosto 1956. Alle nove del mattino, appena iniziato un nuovo turno di lavoro, l’ululo di una sirena avverte che, nelle viscere della miniera del Bois du Cazier, stava succedendo qualcosa di grave. Era appena iniziata infatti un’immane tragedia, senza precedenti nella storia delle miniere del Belgio. A causa di un errore umano, era scoppiato un incendio in uno dei pozzi a circa mille metri di profondità, causando 262 vittime di varie nazionalità: fra queste 136 erano vittime italiane.

I tanti riflettori puntati sulla Polonia

Seguiamo con interesse, ma anche con un po’ di apprensione, il viaggio del Papa in Polonia in occasione delle Giornate Mondiali della Gioventù. Un...

La Turchia nelle mani del Sultano Erdogan

La repressione voluta dal Presidente Erdogan in seguito al tentativo di golpe militare del 15 luglio scorso è di una rara violenza, tanto da indicare che la Turchia stia per imboccare una strada che potrebbe cambiare definitivamente, da un punto di vista della democrazia, della laicità, dello stato di diritto e delle relazioni internazionali, il suo già problematico profilo.

I militari in Turchia: dall’attacco alla resa

Mentre gli sguardi dell’Europa intera e del mondo erano ancora dolorosamente attoniti e fissati sull’orrore che si è consumato a Nizza, l’attualità ha portato in primissimo piano, nella notte tra il 15 e il 16 luglio, un tentativo di golpe militare in Turchia.

Turchia, fra riconciliazioni e terrorismo

E’ stata un’ inquietante coincidenza ma l’attacco terroristico all’aeroporto Ataturk di Istanbul, con un elevato bilancio fra morti e feriti, è avvenuto quasi in...

Gli ambigui rapporti dell’UE con Mosca

Non si può certo dire che i rapporti tra Occidente, inteso come Unione Europea e NATO, e Russia siano chiari e comprensibili, visti i risultati di recenti e importanti appuntamenti avvenuti fra le due Parti.

C’era una volta la miniera…

Era il 23 giugno 1946 quando Belgio e Italia firmarono quella famosa Convenzione che prevedeva l’arrivo di 50.000 lavoratori italiani nelle miniere belghe. Fino al 1957, 303 treni portarono circa 140.000 uomini, 17.500 donne e 29.000 bambini, provenienti per la maggior parte dalle regioni più povere dell’Italia, in particolare dalla Sicilia e dagli Abruzzi.

L’urgenza della pace fra Israele e Palestina

Il recente attentato compiuto da giovani Palestinesi a Tel Aviv, che ha provocato la morte di quattro Israeliani, ha riportato sotto i riflettori un...

Genocidio armeno: per la Turchia un impossibile riconoscimento del passato

Nella sua seduta del 2 giugno scorso il Bundestag tedesco ha adottato alla quasi unanimità una risoluzione che riconosce, chiamandolo per nome, il genocidio...

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