Dalla Conferenza di Bruxelles, una promessa di 6 miliardi di dollari per la Siria

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Si è tenuta a Bruxelles il 4 e 5 aprile la Conferenza “Sostenere il futuro della Siria e della regione”, presieduta congiuntamente dall’Unione Europea, dalla Germania, dal Regno Unito, dalla Norvegia, dal Kuwait , dal Qatar e dalle Nazioni Unite. Lo scopo della Conferenza era duplice: rinnovare gli impegni umanitari assunti dalla comunità internazionale lo scorso anno a Londra e riaprire un dibattito per cercare di identificare e sostenere una soluzione politica duratura alla guerra in Siria, che sia inclusiva, guidata dai siriani e sotto l’egida delle Nazioni Unite.

La Conferenza ha riunito rappresentanti ministeriali di 70 delegazioni, in particolare dell’UE e della regione, ma anche i principali donatori e organizzazioni della società civile, umanitarie e di sviluppo. Il risultato è stato quello di un ulteriore impegno finanziario di circa 6 miliardi di dollari per il 2017, fondi che andranno a soddisfare le esigenze delle persone colpite dalla guerra e dalla crisi, sia all’interno della Siria che nei Paesi vicini e delle rispettive comunità di accoglienza, come in Turchia, Libano, Giordania, Iraq e Egitto.

La Conferenza dei donatori di Bruxelles è la quarta di questo genere, dopo le due svoltesi in Kuwait dal 2013 al 2015 e dopo quella di Londra del febbraio 2016. Quest’ultima si era conclusa riaffermando la solidarietà della comunità internazionale e dei vicini della Siria con l’impegno a soddisfare le necessità immediate e a più lungo termine, come le possibilità di istruzione per migliaia di giovani rifugiati siriani nei Paesi di accoglienza.

L’aspetto più politico della Conferenza, e cioè quello relativo al modo in cui la comunità internazionale può sostenere una transizione politica credibile e duratura al conflitto in corso, è stato trattato in un contesto estremamente teso dovuto al bombardamento chimico, da parte dell’esercito governativo nella provincia siriana di Idlib, che ha ucciso 74 persone, la maggior parte delle quali civili e bambini. Un attacco giudicato il peggiore dall’inizio della guerra nel 2011 e che ha fatto scattare, inaspettatamente, una risposta militare statunitense su obiettivi siriani.

Un contesto quindi sempre più pericoloso, dove la Siria è diventata il tragico teatro di guerra in cui si affrontano tutti, dagli attori locali a quelli regionali e internazionali.

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