Non tacciono le armi nell’Est dell’Ucraina

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Tutta concentrata sulle guerre che continuano o sui bagliori di pace che, con speranza, appaiono in Medio Oriente, l’attualità ha lasciato nell’ombra un conflitto sempre in corso ai confini orientali dell’Unione Europea. Si tratta dell’Ucraina e dei combattimenti che si svolgono nel Donbass, nella parte orientale del Paese, fra l’esercito ucraino e i ribelli separatisti prorussi.

Malgrado l’ennesimo cessate il fuoco sottoscritto nel dicembre scorso, le armi hanno ripreso a parlare con violenza, causando vittime fra militari e civili. Una guerra che dura da ben tre anni e che ad oggi ha già causato almeno 10.000 vittime.

La tregua, spesso violata, si basa sull’Accordo di Minsk del febbraio 2015, raggiunto fra il Presidente russo Vladimir Putin, il Presidente ucraino Petro Poroshenko, quello francese Francois Hollande e la Cancelliera Angela Merkel e approvato da buona parte dei ribelli stessi. Si tratta di un Accordo complesso e in più punti che prevede, oltre al cessate il fuoco fra le parti e la costituzione di una zona di sicurezza, altre misure di natura istituzionale e politica, come ad esempio una riforma costituzionale in Ucraina che disegni il grado di autonomia e gli statuti particolari per le Repubbliche di Donetsk e Lugansk, nonché elezioni locali nei territori controllati dai separatisti del Donbass. Misure che, malgrado il calendario definito a Minsk, non sono ancora state messe in cantiere, vista la loro sensibilità e il disaccordo fra le parti, centrato in particolare sulla richiesta dei separatisti (sostenuti da Putin) di un’Ucraina federale mentre Kiev pensa solo ad un maggiore decentramento. Una situazione che lascia poco spazio al dialogo, soffia sul fuoco del conflitto e aumenta l’instabilità del Paese.

Il ruolo e l’interesse della Russia in questa guerra civile ucraina è contemporaneamente evidente, forte ed ambiguo. Inizia con l’orientamento manifestato da una parte dei cittadini ucraini verso un riavvicinamento all’Unione Europea nel 2013, seguito dalle rivolte secessioniste nell’Est del Paese sostenute da Mosca ed infine con l’annessione della Crimea alla Russia nel 2014, annessione considerata “illegale” da parte della comunità internazionale.

Malgrado le sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia e la richiesta, a tutte le parti coinvolte, di rispettare gli accordi di Minsk, il conflitto nell’Est dell’Ucraina non si è mai veramente spento e la ripresa di nuovi e violenti combattimenti sulla linea del fronte getta un’ombra inquietante sul futuro e sulla pace nella regione.

L’inquietudine della comunità internazionale si è espressa, in questi giorni, in varie sedi, dall’Unione Europea, all’ONU e alla NATO. La loro richiesta di un immediato cessate il fuoco e del rispetto degli accordi di Minsk si rivolge in particolare alla Russia e alla sua considerevole influenza sui separatisti per mettere fine alle violenze. I combattimenti hanno inoltre generato una situazione umanitaria disperata, dove circa 20.000 persone sono prive di riscaldamento, acqua ed elettricità.

Soffiano quindi nuovi venti di guerra sull’Ucraina, Paese ormai diviso fra un futuro, sebbene alquanto incerto, che guarda all’Europa e un ritorno ad un passato rivolto ad una Russia sempre più protagonista sulla scena internazionale. Lungo questa frontiera corrono interessi e visioni geopolitiche divergenti e corre in particolare l’avvicinamento della NATO a tale frontiera.

La Russia ha sempre denunciato tale avvicinamento e non mancano da un po’ di tempo a questa parte movimenti e spiegamenti di forze sia da parte NATO che da parte russa, con esercizi miliari che non fanno altro che aumentare insicurezza e allontanare la possibilità di un nuovo dialogo fra Est e Ovest.

La ripresa dei combattimenti in Ucraina ha riacceso fra la popolazione una paura mai sopita e non stupisce la decisione del Presidente Porochenko di indire, in un prossimo futuro, un referendum sull’adesione del suo Paese alla NATO.

Ma sarà veramente quella una strada che porterà alla pace e alla soluzione dei conflitti che attraversano l’Ucraina e che mettono direttamente a confronto Russia e Occidente?

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