La democrazia in Europa alla prova Trump

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Quello che è accaduto mercoledì scorso con l’assalto al Congresso degli Stati Uniti è stato un dramma per un Paese dilaniato dalle disuguaglianze e stremato dalla presidenza Trump: è sicuramente un problema serio per la storica democrazia americana ma anche un segnale d’allarme per lo stato di salute della democrazia nel mondo. Europa compresa, con la sua storia di vicende democratiche contrastate. Non solo nel secolo scorso, quando in più Paesi le regole democratiche sono state calpestate, in particolare nella prima metà del secolo in Germania e in Italia e ancora, per qualche tempo dopo, in Paesi come Grecia, Spagna e Portogallo e nei territori europei satelliti dell’Unione sovietica. Purtroppo ancora oggi, nel cuore dell’UE, si manifestano dinamiche che mettono a dura prova la democrazia, come nel caso di Ungheria e Polonia,  indicate con il nome di “democrature”, vista la loro crescente dimensione autoritaria.

Di fronte a questa situazione, e attenti a quanto accaduto a Washington, non è superfluo interrogarsi sul futuro delle nostre democrazie europee, tanto a livello nazionale che a quello dell’Unione. 

I Trattati UE impongono ai Paesi membri, e a quelli che vogliono diventarlo, il rispetto dello Stato di diritto: una regola generalmente rispettata (salvo per le citate Ungheria e Polonia), ma non senza qualche preoccupazione per altri Paesi ancora troppo esposti a tentazioni autoritarie e a pratiche di corruzione. Non poche perplessità hanno sollevato in questi ultimi tempi governi che, di fronte alla pandemia, hanno fanno un largo ricorso in nome dell’emergenza a provvedimenti poco rispettosi dei poteri dei parlamenti e sconcertato i cittadini che esigevano trasparenza sulle pesanti decisioni che era necessario adottare. 

Tutto questo mentre altri Paesi rivelano difficoltà a rispettare quanto sottoscritto con la “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea”, testo vincolante quanto il Trattato di Lisbona in vigore, che al Titolo II “Libertà”, articoli 10-13, contiene un catalogo preciso di libertà quali la “libertà di pensiero, di coscienza e di religione”, la “libertà di espressione e informazione” , la “libertà di riunione e di associazione” e la “libertà delle arti e delle scienze”. Anche più problematica la situazione in Paesi candidati all’ingresso nell’UE, come nei Balcani, al punto di ritardarne l’adesione.

La Commissione europea ha manifestato nel settembre scorso le sue preoccupazioni sul rispetto della vita democratica nei suoi Paesi membri in un “Rapporto annuale sullo Stato di diritto”, allegando un’analisi della situazione per ciascun Paese, rilevando inadempienze importanti come, tra l’altro, si può leggere per l’Italia e non solo.

Peccati veniali, dirà qualcuno, quando si guarda quanto accade in molti altri Paesi del mondo e, da un po’ di tempo a questa parte, anche negli Stati Uniti di Donald Trump, una vergogna per il suo Paese e  per chi fosse tentato di imitarlo. Ci sono però peccati veniali che per la democrazia possono avere esiti mortali.

Ma anche al suo interno l’Unione Europea presta il fianco a non poche critiche sulla sua inadeguata pratica democratica. Come chiamare diversamente il limitato ruolo del Parlamento europeo, non ancora organo legislativo in senso pieno; lo strapotere del Consiglio dei governi nazionali rispetto alle altre Istituzioni UE; la “distrazione” sul rispetto del diritto dei migranti, come sta avvenendo in questi giorni ai confini tra Bosnia e Croazia o l’accondiscendenza arrendevole nei vincoli negoziati in importanti accordi commerciali, come nel caso recente dell’accordo UE-Cina, dove restano vaghi quando non assenti gli impegni per il rispetto dei diritti fondamentali.

Da Washington l’altro giorno è giunto anche all’UE un messaggio chiaro: populismo, spinte identitarie e autoritarismi personali, intrecciati con diseguaglianze e fake news, minano la democrazia, spingendola su un piano inclinato da contrastare risolutamente. Lo stanno imparando a proprie spese gli Stati Uniti, devono impararlo anche le democrazie europee, prima che sia troppo tardi.

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