In democrazia l’esercizio del voto è necessario, ma non sufficiente. È necessaria anche un’adeguata informazione prima di recarsi alle urne e una attenta e costante valutazione della credibilità degli impegni elettorali dichiarati da parte delle forze politiche in competizione.
La tornata elettorale che coinvolgerà quest’anno circa metà della popolazione mondiale impone un’attenzione particolare al contesto in cui si realizza, perché alla fine tutto si tiene: vale per le consultazioni elettorali in Italia e per quelle nel resto del mondo. Tra queste ultime, tre si segnalano per il particolare impatto diretto che avranno per la nostra vita: a marzo quelle in Russia, a novembre quelle negli Stati Uniti e, a metà strada tra le due, le elezioni a giugno per il nostro Parlamento europeo.
In Russia, nonostante l’esito scontato di questo finto esercizio democratico, il risultato darà la misura del consenso di cui si può avvalere lo zar Putin per proseguire nella gestione dittatoriale del potere e nelle sue politiche aggressive ai suoi confini e non soltanto in Ucraina.
Di ben maggiore peso le elezioni presidenziali americane, qualunque sia il risultato: da una parte, la prospettiva di una traiettoria declinante del potere della Casa bianca in caso di vittoria del candidato democratico e, dall’altra, l’irruzione di un “aspirante dittatore” come Donald Trump che sconvolgerebbe la vita democratica USA e i rapporti internazionali, già ampiamente fuori controllo.
Più tranquilla ma non troppo la situazione nell’Unione Europea, esposta alle molte turbolenze internazionali con due guerre ai suoi confini e agitata da una nuova ondata di nazional-populismo in quattro tra i suoi Paesi fondatori: Francia, Germania, Italia e Olanda.
È da questo complesso intreccio di verifiche elettorali che emergerà un nuovo quadro politico chiamato a tentare di governare il mondo nei prossimi anni. Quanto basta per dedicarvi attenzione per andare al voto attrezzati a far valere le nostre attese presso i nostri futuri governanti.
Nulla o quasi potremo fare sul versante russo, dove già poco contano gli elettori nazionali, ma sarà utile leggere eventuali, anche se marginali, movimenti all’interno del Paese.
Non molto potremo fare per l’esito elettorale USA, da dove potranno uscire i nostri “potenziali futuri governanti”, anche sulla nostra sponda dell’Atlantico, salvo non aspettare passivamente il risultato finale senza attrezzarci per rifondare un’Unione e renderla capace di far fronte alle nuove sfide alla sua democrazia e alla sua capacità di proteggere i suoi cittadini dalle aggressioni militari e da competizioni economiche e commerciali che rischiano di metterla all’angolo.
Di qui l’estrema importanza del voto del prossimo giugno per il Parlamento europeo dal cui esito dipenderà molto del nostro futuro, a seconda che gli elettori spingano in avanti con forza il progetto di integrazione comunitaria e di costruzione di una sovranità europea, a rafforzamento delle sempre più irrilevanti sovranità nazionali, o se prevarrà un freno alla costruzione di un’Europa più forte e coesa, con il rischio di un progressivo ritorno a un’Europa semplice “espressione geografica” di tanti staterelli, “nazioni” in competizione ostile tra di loro, destinate a contare sempre di meno nel mondo, se non addirittura tentate da un “suicidio”, come fu nel caso delle due guerre mondiali del secolo scorso.
Tutto questo, e molto altro ancora, sarà in gioco nelle future elezioni europee: bisogna andarci coscienti delle difficoltà del momento e con idee chiare per contribuire alla costruzione di una nuova più forte Unione.
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