Franco Chittolina
Gli europei e la loro Europa
Che cosa pensano oggi, dentro una crisi finanziaria e economica che non finisce di finire, i cittadini europei dell’UE, delle sue politiche e della sua moneta unica? Che cosa temono maggiormente per il loro futuro e quale Unione Europea ritengono o si augurano che emerga dalla crisi?
La Banca Centrale Europea protagonista nel contrasto alla crisi
Ci eravamo abituati, negli anni, ad un assetto istituzionale dell’Unione Europea articolato su quattro pilastri: la Commissione Europea, il Parlamento Europeo e la Corte di Giustizia. C’è voluta la crisi finanziaria per portare alla nostra attenzione una più giovane Istituzione: la Banca Centrale Europea (BCE) che dal 1999 ha assunto il compito di vegliare sull’euro per preservarne il potere di acquisto, mantenere la stabilità dei prezzi nell’eurozona e sostenere “le politiche economiche generali nella Comunità al fine di contribuire alla realizzazione dei suoi obiettivi”.
Democrazie europee sotto stress
Molto si è parlato in questi ultimi tempi, e ancora se ne parlerà, del rischio di “contagio” a proposito della crisi finanziaria, dei debiti sovrani, dei “virus” che hanno aggredito le banche di mezzo mondo. Troppo poco si è invece evocato il rischio di contagio che corre la democrazia nel mondo.
Del cattivo uso dei Fondi comunitari
Con le casse vuote o quasi in Italia, sono moltitudine quelli che guardano avidamente alle casse di Bruxelles, a cominciare da quanti all'Europa hanno da sempre prestato scarsa o nulla attenzione. In una Unione nella quale si invoca ossessivamente solidarietà e una maggiore condivisione di risorse finanziarie, non sarebbe male cominciare con il rispettare gli sforzi dei contribuenti e vegliare ad una corretta gestione delle limitate risorse disponibili.
Sveglia, Europa! Si fa tardi
"Schnell frau Merkel", titolava tempo fa a caratteri cubitali il principale quotidiano economico italiano. Dopo le recenti traversie del Consiglio europeo del 29 giugno e il Consiglio dei ministri delle finanze del 9 luglio sarebbe il caso di urlare un titolo analogo e non solo in tedesco: "sbrigati Europa!".
A Bruxelles un Consiglio europeo di svolta?
Molto si è drammatizzato prima del Consiglio europeo dei Capi di Stato e di Governo, tenuto a Bruxelles la settimana scorsa, e molto si commenteranno ancora decisioni e orientamenti che hanno bisogno di tempo per svelare per intero le loro reali conseguenze sul contrasto alla crisi in corso.
Più Europa, ma quale Europa?
Di qua e di là dell’Atlantico si è andata creando un’attesa quasi messianica come se un Consiglio europeo, il venticinquesimo di una serie inconcludente da quando è esplosa la crisi, potesse dopo tanti rinvii consegnare al mondo una nuova Europa, guarita dai suoi molti mali e in grado di rassicurare il pianeta dai rischi che sta correndo e non soltanto per sua responsabilità.
Europa a una svolta
Molti e importanti nella scorsa settimana gli appuntamenti per l’Europa alla vigilia del Consiglio europeo di fine mese, da cui ci si aspetta finalmente decisioni in grado di fare risalire l’Unione Europea dalla pericolosa china nella quale è andata progressivamente scivolando da quando, nel 2008, è esplosa la crisi finanziaria e economica.
Alcune prime ma provvisorie buone notizie sono venute dalle elezioni in Francia e in Grecia.
Il centro del mondo è ovunque
E’ una brutta abitudine quella della vecchia Europa di guardarsi l’ombelico e credere di essere al centro del mondo. Non è più vero da molto tempo, soprattutto è del tutto sbagliato oggi, in questo villaggio globale che è il mondo, dove l’Europa rappresenta una regione piccola piccola, economicamente in declino, politicamente quasi irrilevante e demograficamente sempre più vecchia.
E la Francia in Europa?
Da sempre si denunciano le resistenze della Gran Bretagna al cammino dell’integrazione europea, da qualche tempo si è puntato il dito contro l’Italia venuta meno al suo impegno di Paese fondatore dell’UE, in questi ultimi mesi il dito accusatore si è puntato, non senza ragione, sull’ostinazione rigorista della Germania, che rischia di mettere gravemente in crisi la fragile coesione raggiunta tra i 27 Paesi europei.
Adesso che la Francia ha compiuto una svolta politica importante, con possibili ricadute significative sul futuro dell’UE, e che il primo turno delle elezioni politiche sembra confermare la svolta presidenziale, vale la pena puntare i riflettori sul ruolo passato e futuro della Francia in Europa.
Giugno caldo per l’Europa
L'estate non sarà tranquilla per l'Unione Europea e i suoi cittadini.
Il mese di giugno é iniziato con notizie contrastanti: buona quella in arrivo dall'Irlanda con i risultati del referendum sul «fiscal pact», molto meno buona quella giunta dai mercati con lo «spread» alle stelle in Spagna, seguito a ruota da quello italiano.
La politica e i numeri
Da sempre la politica prova qualche difficoltà a misurarsi con i numeri, preferendo aggrapparsi alle parole.
Ne abbiamo avuto ancora una prova all' indomani dell'ultima tornata elettorale nelle parole pronunciate dai partiti a proposito dei numeri usciti dalle urne.
G8 a Camp David: l’UE vista dall’America
Chissà se da oltre Atlantico, a Chicago dove erano riuniti per il G8, i governanti europei hanno avuto occasione di vedere meglio la piccola Europa, con al centro il vulcano in ebollizione della minuscola Grecia e rendersi conto di quanto sia frammentata l’Unione Europea e quanto essa sia giunta stremata all’appuntamento con i Grandi di questo mondo?
Angela, fino a quando?
Angela Merkel: da troppo tempo ossessionata dal rigore, con danni per l’Europa ormai difficili da calcolare e altri che potrebbero colpirci tra non molto se la sua ostinazione dovesse non venire meno.
Tempeste elettorali nell’UE e dintorni
Tanto tuonò che, almeno questa volta, alla fine piovve. Precipitazioni di diversa intensità nella tornata elettorale dei giorni scorsi: una grandinata in Grecia, un problematico cambio di stagione in Francia, nuvole in Germania, per non dire, dei lampi di temporale a Londra con i laburisti alla riscossa e, ai confini dell’UE, tempo variabile in Serbia e finto sereno nelle elezioni in Siria.
L’ondata di antipolitica in Europa
Non è una novità il fenomeno dell’antipolitica in Europa e altrove nel mondo. L’elemento di novità è piuttosto da ricercarsi nel passaggio a un’antipolitica passiva e silenziosa, con alti tassi di astensionismo come avviene ormai regolarmente negli USA o alle elezioni europee, a un’antipolitica che si esprime attraverso il voto, secondo le procedure tradizionali dei nostri sistemi democratici.
Chi salverà l’Europa?
Non passa giorno senza che qualcuno s’affacci a dirci come salvare la vecchia Europa, incapace di venirsene fuori da una crisi che ormai dura da anni e che ancora durerà. Tra i diciassette Paesi che hanno adottato la moneta unica, più d’uno ha i suoi guai e le sue ferite da leccarsi e non solo per i conti pubblici in rosso, ma più ancora per l’instabilità politica che minaccia i governi in carica: come stupirsi allora che sia il resto del mondo a preoccuparsi e a occuparsene?
Brividi spagnoli: torna a salire la febbre nell’UE
Si susseguono, e non hanno l’aria di essere gli ultimi, i giorni neri della Borsa e le impennate dello “spread”, incubo ormai familiare a milioni di persone che fino a ieri vivevano felici senza sapere che cosa fosse il differenziale tra i titoli pubblici dei Paesi in crisi e i mitici “bund” tedeschi, loro fratelli in sempre smagliante forma.
L’Italia vista da fuori
Due argomenti di politica italiana hanno fatto in questi giorni i titoli dei giornali stranieri: la rovinosa caduta della Lega e la contrastata riforma del mercato del lavoro.
Giochi pericolosi
Questa crisi che non finisce di finire continua a registrare tensioni all’interno dell’UE e dei suoi Stati membri, senza escludere giochi pericolosi in entrambi i casi. -Aggiornato al 5 aprile 2012-