Germania à uber alles

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La crisi finanziaria ed economica in corso ha proiettato, anche suo malgrado, la Germania al centro della scena europea, rendendola principale protagonista del salvataggio dei Paesi in difficoltà   con i conti pubblici e candidata a farsi carico della salvezza dell’euro e, con esso, dell’UE. E anche di se stessa e del suo predominio nell’economia europea, dove realizza la maggior parte delle sue esportazioni.
Siamo di fronte ad uno scenario non nuovo nella storia dell’Europa, questa volta declinato in chiave pacifica e con gli strumenti della politica che tenta di riprendere il sopravvento sui mercati finanziari, in un difficile dialogo con la Banca Centrale Europea (BCE) e con gli Stati membri dell’UE, le cui Istituzioni si segnalano per la loro irrilevanza in questa difficile congiuntura.
Di qui bisogna infatti cominciare: c’è poca Europa nel contrasto alla crisi in corso. La Commissione Europea, da tempo in perdita di ruolo, non esercita una forte capacità   di iniziativa come voluto dai Trattati; nel Consiglio dei ministri si aggrava il deprimente spettacolo delle tensioni tra le residue ma tenaci sovranità   nazionali e le buone intenzioni del Parlamento Europeo non si traducono per ora in risultati apprezzabili.
àƒÆ’à¢â‚¬° in questo vuoto di «potere europeo» che si spalanca lo spazio di manovra per i singoli Stati, Germania in testa, affiancata con il fiatone dalla Francia, preoccupata per l’esposizione delle sue banche in Grecia e guardata con malcelato disinteresse dal Regno Unito, contento di starsene per ora fuori dall’euro. Poco ruolo possono svolgere Paesi come l’Italia, al punto più basso di credibilità   nei sessant’anni di presenza nel processo di unificazione europea, o come la Spagna, anch’essa in gravi difficoltà   economiche e con una transizione politica in corso. Hanno i loro problemi molti altri Paesi, in particolare nell’Europa centrale e orientale, dove insistono inquietanti derive populiste in una clima di crescente disillusione verso questa UE incerta e in crisi di solidarietà  .
Cresce così l’attenzione verso quanto sta accadendo in Germania dove agiscono attori importanti per il futuro dell’Unione Europea: a Francoforte, sede della BCE, a Berlino e a Karlsruhe, sedi rispettivamente di governo e parlamento e della Corte costituzionale tedeschi.
Che la Banca Centrale Europea abbia svolto e stia svolgendo un ruolo importante nel contrasto alla crisi finanziaria è chiaro a tutti, prima a sostegno della Grecia e poi dell’Italia e della Spagna. Si è trattato di un intervento straordinario non solo per gli oltre 150 miliardi di euro destinati all’acquisto di titoli di Stato, ma anche per un’azione giudicata da più d’uno ai limiti delle sue competenze istituzionali. Tra questi critici hanno avuto particolare rilievo i membri tedeschi degli organi direttivi della BCE, fino al punto di tradurre il proprio dissenso con dimissioni che hanno avuto un impatto pesante sui mercati finanziari, imbarazzando non poco il governo tedesco e rafforzando la contrarietà   dell’elettorato di Angela Merkel a proseguire nel sostegno ai Paesi UE in difficoltà  .
A parziale soccorso del governo è intervenuta la Corte costituzionale tedesca approvando il comportamento di Merkel, favorevole all’azione della BCE, ma ponendole vincoli precisi per eventuali interventi futuri. Una sentenza che richiama la Germania all’esercizio della sua sovranità   nei confronti delle Istituzioni europee, rigorosamente dentro il perimetro definito dalla Costituzione tedesca e dagli attuali Trattati europei.
E così si avvicina sempre di più il bivio a cui l’Europa e la Germania non possono sfuggire: o mantenere quello che resta delle sovranità   nazionali e rinunciare a proseguire nella costruzione europea e, probabilmente, alla sopravvivenza dell’euro oppure accelerare verso un’Unione politica con ampi trasferimenti di sovranità   che portino a compimento l’integrazione europea avviata nel dopoguerra e allontanino il rischio che alla pace fanno correre risorgenti nazionalismi.
Torna di attualità   il monito di un grande statista italiano, il nostro Luigi Einaudi quando, intervenendo alla Costituente, invitava a «distruggere e bandire per sempre il dogma della sovranità   perfettaà¢à¢â€š¬à‚¦il nemico primo e massimo dell’umanità   e della pace».
Sembra fargli eco, nella particolare congiuntura attuale del protagonismo tedesco, con tono tagliente Karl Kraus, uno scrittore, non a caso austriaco, che scrisse in anni più bui: «Dove arrivano i tedeschi mettono in ordine le cose. Anche se non sono sempre le cose loro, ma quelle degli altri».
Due voci che ci arrivano da stagioni e luoghi diversi, ancora utili stimoli alla nostra riflessione di oggi.

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