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Franco Chittolina

Franco Chittolina
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Presidente di APICE, ha lavorato per 25 anni a Bruxelles presso le Istituzioni europee (Consiglio dei ministri prima e Commissione poi), impegnandosi per il dialogo tra le Istituzioni comunitarie e la società civile. Dal 2005 lavora in Italia per portare l’Europa sul territorio piemontese, in particolare nella provincia di Cuneo.

Tempo di elezioni nell’UE

È toccato ai greci aprire le danze delle consultazioni elettorali d'autunno. Domenica scorsa sono tornati ai seggi per la terza volta in appena otto mesi.

Juncker e l’Europa della buona volontà

Doveva parlare dello “stato dell’Unione” il presidente della Commissione UE, Jean-Claude Juncker, davanti al Parlamento europeo la settimana scorsa a Strasburgo. Il meno che si possa dire è che ne ha parlato con franchezza, denunciando ripetutamente che «Non c’è abbastanza Europa in questa Unione e non c’è abbastanza Unione in questa Europa». Più chiaro di così era difficile.

La pace miope dell’Europa

Quando nel 2012 venne attribuito il Nobel per la Pace all’Unione Europea, insieme al compiacimento di molti non mancarono le perplessità di alcuni. La motivazione apparve un po’ superficiale, anche se a prima vista verosimile: «Per oltre sei decenni ha contribuito all’avanzamento della pace, della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani in Europa».

Quando la solidarietà divide e chiarisce

Qualche giorno fa il Corriere della Sera, per illustrare un articolo dedicato a “La grande spaccatura” dell’Europa a proposito dell’accoglienza dei migranti e profughi, ha pubblicato un’illuminante carta dell’Unione Europea.

Europa, capro espiatorio

È ormai diventata una moda, uno stucchevole luogo comune, addebitare ogni possibile colpa all'Europa. È sua la colpa se la Grecia va a fondo, se le Borse traballano, se la crescita e l'occupazione non arrivano e, naturalmente, è tutta colpa dell'Europa se non accoglie tutti i flussi migratori che straripano ovunque, per mare e per terra.

L’Europa che non esiste

Se fosse stata necessaria la prova che l’Europa dei popoli ancora non esiste, l’ondata di migrazioni che la sta investendo ormai da tempo questa prova l’ha fornita con tutta evidenza.

Estate calda per l’Europa in un mondo bollente

Non è stato solo il meteo a registrare temperature alte nel corso di questa estate. Anche il termometro della politica e dell’economia ha segnato picchi di calore intenso che non accennano a ridursi. Prima, in Europa, la vicenda greca e le ripetute tragedie dei flussi migratori, nell’area mediorientale l’imbarbarimento senza fine nell’area dei conflitti alimentati dal terrorismo islamista, da qualche giorno in Asia turbolenze valutarie e, nel mondo, crolli dei mercati hanno alzato il livello di allarme, annunciando un autunno non meno caldo dell’estate che se ne sta andando.

E adesso pensare al futuro dell’UE

Sistemata provvisoriamente, fino al 2018, la questione greca, con la speranza che l'accordo non venga rimesso in discussione nel frattempo, è ora di mettere mano a un nuovo " cantiere Europa" per prevenire probabili e incombenti crisi e dare un futuro all'Unione Europea.

Grecia tra colpevolisti e innocentisti

Ogni estate ha il “giallo” che si merita. Quella di quest’anno, particolarmente bollente, è ancora alle prese con l’incendio che da mesi minaccia l’Europa, la sopravvivenza dell’euro e la sorte della Grecia e dei suoi abitanti.

Grecia: e lo chiamano “salvataggio”

Non è ancora passato un mese da quando, lo scorso 13 luglio, l'Unione Europea ha creduto di scampare al baratro che le si era spalancato davanti con la vicenda greca.

Principali Paesi UE: protagonisti, comprimari e comparse

Dopo aver passato brevemente in rassegna i protagonisti tra i massimi responsabili delle Istituzioni europee di questo primo anno di legislatura del nuovo Parlamento, può non essere inutile fare un bilancio analogo a proposito dei principali Paesi dell’Unione Europea e della loro azione in questi ultimi dodici mesi.

Istituzioni UE: protagonisti, comprimari e comparse

È passato poco più di un anno da quando l’Unione Europea ha rinnovato buona parte dei Vertici delle proprie Istituzioni, all’indomani del voto per il nuovo Parlamento europeo e un primo bilancio si impone. Alla guida del Parlamento europeo si è installato il capofila dei socialisti e democratici europei, Martin Schultz, anche per compensare la presidenza della Commissione europea, affidata al capofila del Partito popolare europeo, Jean Claude Juncker.

Democrazia in affanno nell’Unione Europea

Di Unione Europea e di Grecia molto – e di tutto – si è detto in questa prima metà dell’anno e molto ancora si dirà nei prossimi mesi e anni. Su una cosa almeno sono tutti d’accordo: il problema greco è tutt’altro che risolto, il terzo piano di aiuto di quasi 90 miliardi di euro servirà a tirare il fiato e, si spera, a realizzare qualche riforma in un Paese economicamente alla deriva, ma non potrà consentire il rientro auspicato per l’enorme debito pubblico cumulato. Sul tema, due voci si sono espresse in favore di un alleggerimento di questo debito, il Fondo monetario internazionale (FMI), non certo per generosità, e la Banca centrale europea (BCE), preoccupata di dover fare i conti con una zavorra che può tornare a minacciare l’euro. Non ne vuole sapere per ora la Germania, che pure di una sostanziosa riduzione del suo debito aveva beneficiato nel 1953: l’ossessione delle “regole” fa velo anche al buon senso, sempre che l’obiettivo non resti quello dell’espulsione della Grecia dalla zona euro, almeno per cinque anni, probabilmente per molto di più.

La lezione greca per l’Unione Europea

Molto si è enfatizzata di questi tempi l’eredità culturale e politica della Grecia per l’Occidente. Un’eredità antica, aggiuntasi ad altri patrimoni che hanno arricchito la cultura e la politica dell’Europa. Altre capitali, oltre Atene, ne sono state la culla, dalla Gerusalemme della cultura giudaico-cristiana, a Roma, laboratorio del diritto per il nostro continente fino alla Parigi di “Liberté, Egalité, Fraternité”.

Quei “no” che possono far crescere

Se esistesse una pedagogia per l’Unione Europea, la lezione greca potrebbe essere quello di un ‘no’ che può far crescere. Resta da vedere a chi è indirizzato il ‘no’ e con quali possibili risultati per i destinatari della lezione impartita.

I referendum nell’Unione Europea

Il ricorso all’istituto democratico del referendum non è una novità nella storia dell’integrazione europea, così come appare chiaro la sua diversa valenza rispetto ai referendum circoscritti a tematiche esclusivamente di interesse nazionale.

Grecia e Unione Europea: tempo scaduto

Forse Alexis Tsipras faceva conto sulle “calende greche”, quelle scadenze allontanate nel tempo, che si cerca di non far arrivare mai. Adesso il tempo è scaduto, per la Grecia e per l’Unione Europea. Se entro i prossimi giorni, tenuto conto dell’esito del referendum indetto, non senza azzardo, per il 5 luglio, non si trova un accordo con l’Eurogruppo e gli altri creditori, il mese di luglio rischia di condurre la Grecia verso il fallimento finanziario e l’uscita dall’euro.

Troppi rinvii nell’UE per decisioni urgenti

In questi ultimi mesi è diventato difficile tenere il conto dei Vertici nell’Unione Europea. All’ordine del giorno c’erano, e restano, problemi in attesa di soluzioni urgenti, in particolare su due temi caldi: quello del salvataggio della Grecia dal fallimento finanziario e quello della gestione dell’emergenza migranti, oltre due altri punti che riemergono periodicamente: le sanzioni alla Russia in difesa dell’Ucraina e le proposte per un rafforzamento istituzionale dell’UE.

L’Unione Europea alla guerra di Troia

Se su una vicenda, dagli esiti comunque drammatici, come quella della crisi finanziaria greca si potesse sorridere, verrebbe la tentazione di richiamare alla mente la guerra di Troia e i miti che l’hanno raccontata, le pagine omeriche in particolare.

“Laudato si’, Francesco”. Il pianeta (e l’Europa) ringrazia

Era attesa da mesi questa enciclica di papa Francesco e per mesi, e ancora di più, se ne parlerà in futuro. Tempo fa un segnale in questo senso l’aveva mandato il New York Times con un suo editoriale nel quale non esitava a evocare, per l’attesa enciclica sull’ambiente, un impatto analogo a quello che ebbe nel 1981 l’enciclica sulla questione sociale “Rerum Novarum”. È probabile che oltre l’Atlantico abbiano visto giusto, con un misto di speranza e di timore. E un po’ ovunque era attesa questa lettera del Papa, in particolare in questa vigilia della Conferenza ONU sul clima, ancora lontana da un esito positivo e con l’Unione Europea tenace a combattere sul fronte più avanzato, anche se ancora insufficiente per la salvaguardia del pianeta.

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