Vertice G8: UE soddisfatta, critiche le ONG

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«Sono molto contento dei risultati del G8 sui cambiamenti climatici» ha dichiarato il presidente della Commissione europea, Josà© Manuel Barroso, commentando l’accordo raggiunto durante il Vertice di Toyako, in Giappone.
I leader del G8 hanno infatti annunciato di aver raggiunto il consenso necessario per dimezzare entro il 2050 le emissioni di gas responsabili dell’effetto serra. Secondo un particolarmente ottimista Barroso, è nata «una nuova visione comune delle maggiori economie» che dà   «un forte segnale ai cittadini del mondo», anche se ora è necessario completare il percorso che manca con «un ambizioso accordo» a Copenaghen, nel novembre 2009, dove si dovrà   definire il dopo-Kyoto.
I G8 hanno poi espresso preoccupazioni sull’andamento delle quotazioni delle materie prime, soprattutto petrolio e generi alimentari, «in quanto pongono una seria sfida a una stabile crescita globale, hanno serie implicazioni per i più vulnerabili e aumentano le pressioni inflazionistiche globali», concordando sulla necessità   di una stabilizzazione: «Le capacità   di produzione e di raffinazione del greggio dovrebbero essere aumentate nel breve periodo» si legge nel documento del G8 sullo stato dell’economia mondiale, dove si sottolinea anche che il G8 «è determinato a intraprendere iniziative appropriate, individualmente e collettivamente per assicurare stabilità   e crescita».
I G8 affermano inoltre che «la globalizzazione è un elemento chiave per la crescita dell’economia globale e per delle economie forti e floride, sostenute da valori comuni di democrazia, da libertà   economica e da istituzioni affidabili». Altri impegni concordati dai G8 riguardano l’aiuto allo sviluppo africano, la sicurezza alimentare, il rafforzamento della non proliferazione nucleare, l’antiterrorismo e la cooperazione, mentre è stata rifiutata la proposta di allargamento del G8 ad alcuni grandi Paesi emergenti quali Cina, India e Brasile.
A differenza del presidente della Commissione europea, le principali ONG italiane e internazionali esprimono delusione e critiche per i risultati del G8. L’organizzazione Greenpeace, ad esempio, sottoscrive pienamente il giudizio espresso dal ministro dell’Ambiente del Sudafrica, Marthinus van Schalkwyk, secondo cui l’accordo sulla riduzione delle emissioni è «un patetico slogan senza sostanza». Secondo Greenpeace, infatti, l’accordo non indica alcun anno di riferimento e non ha alcun obiettivo intermedio vincolante: «Per salvare il pianeta dai peggiori impatti dei cambiamenti climatici occorre che i grandi del mondo decidano di fissare un obiettivo di riduzione di almeno il 50% al 2050 rispetto ai livelli del 1990 a livello globale, questo vuol dire che i Paesi industrializzati dovranno operare abbattimenti superiori all’80%» osservano i responsabili di Greenpeace.
«A questo ritmo, entro il 2050 il pianeta sarà   già   bruciato e i leader G8 di oggi saranno solo un lontano ricordo» commenta il portavoce di Oxfam International, aggiungendo: «Più che una novità  , l’annuncio dei G8 rappresenta un altro esempio di temporeggiamento a oltranza, che non fa nulla per ridurre il rischio affrontato oggi da milioni di persone povere. Attingere le risorse per i Fondi di investimento nel clima amministrati dalla Banca Mondiale dall’Aiuto pubblico allo sviluppo, quando i livelli di aiuto globale stanno diminuendo invece di aumentare, è palesemente ingiusto. Ogni dollaro che viene dirottato all’adattamento ai cambiamenti climatici è un dollaro sottratto ai farmaci essenziali, ai libri di testo e ad altri fattori cruciali di sviluppo».
Fortemente critico anche il presidente dell’Associazione delle ONG italiane, Sergio Marelli, secondo cui «cifre e dati sono in calo per gli aiuti ai Paesi poveri, mentre continuano ad abbondare le promesse. Si parla di crisi alimentare come della nuova emergenza ma si propongono soluzioni tipo la liberalizzazione dei mercati e modelli di sviluppo improntati alle logiche del profitto, come se entrambe non avessero già   ampiamente dimostrato di essere tra le stesse cause di questa situazione». Le dichiarazioni del G8 su Sviluppo e Africa e sulla Sicurezza alimentare globale «appaiono parole vuote e promesse rinnovate per l’ennesima volta dai leader dei G8, che non riescono a riempire lo stomaco dei 900 milioni di persone che non hanno cibo sufficiente neppure alla sopravvivenza – osservano le ONG italiane – Mancano due anni per raggiungere gli obiettivi fissati a Gleneagles nel 2005 e l’unico dato di verità   è che lo scorso anno gli aiuti stanziati dai G8 sono diminuiti rispetto al 2006 del 14,1%».
Dal Vertice di Toyako non sono giunte decisioni adeguate per la soluzione delle sfide globali dello sviluppo, secondo l’organizzazione internazionale ActionAid, perchà© il Summit «nella migliore delle ipotesi ha riarticolato le promesse assunte negli ultimi incontri internazionali; nella peggiore delle ipotesi, invece, ha diluito la portata degli impegni per la lotta alla povertà  , in particolare in termini di risorse». Molte le perplessità   indicate da ActionAid rispetto alla dichiarazione resa nota dai G8: «Il riferimento alla creazione di un mercato mondiale dei prodotti alimentari non puಠprescindere dalla necessità   di dare a tutti eguali possibilità   di accesso al mercato globale, attraverso la rimozione di qualunque genere di sussidio all’agricoltura; la cancellazione dei sussidi è maggiormente necessaria proprio nel momento in cui il G8 richiede la rimozione «imperativa» di tutte le restrizioni alle esportazioni; il riferimento a un meccanismo «virtuale» di risposta coordinata al problema reale della crisi alimentare è inadeguato; desta perplessità   il possibile rilancio di tecnologie per il miglioramento della produzione poichà© potrebbe esserci un’inopportuna apertura agli OGM, di cui non sono stati ancora valutati gli effetti sulla salute umana; sulla questione dei biocarburanti la posizione del G8 non prende assolutamente in considerazione l’impatto che la loro produzione sta avendo sulla crisi alimentare; è necessario che il G8 faccia di più privilegiando il sostegno finanziario nella risposta alle crisi alimentari rispetto al sistema degli aiuti umanitari».

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