E nemmeno il 2016 ha portato la pace.

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Anche il 2016 è agli sgoccioli e, purtroppo, termina nel sangue: l’attentato terroristico di Berlino che ha fatto 12 morti e una cinquantina di feriti e l’assassinio dell’ambasciatore russo ad Ankara. Due avvenimenti che si inseriscono nella cupa attualità dei nostri tempi da un po’ di anni a questa parte, un’attualità già conosciuta e vissuta, ripetuta nel 2016 e fatta di guerre, di terrorismo, di instabilità, di migrazioni dolorose, di fallimenti diplomatici, di nuove e pericolose ideologie politiche e religiose.

Le frontiere dell’Europa, soprattutto a sud, ma anche ad est, non hanno quindi smesso di essere sotto forte tensione, con la tentazione per gli europei di un maggiore ripiegamento su se stessi e con la voglia, gonfiata dai venti di un populismo sempre più in agguato, di erigere muri e barriere.

I rifugiati e le politiche europee

A sud dell’Europa, e nel Mar Mediterraneo, si sono consumate mille tragedie. La prima di queste è rappresentata dal flusso di rifugiati e migranti che fuggono il terrorismo, i tanti conflitti in corso, dalla Siria all’Iraq, dallo Yemen all’Afghanistan, dall’Eritrea alla Nigeria. Sebbene il numero di rifugiati e richiedenti asilo sembri essere inferiore a quello del 2015, diminuzione dovuta in particolare alle politiche europee di contrasto agli ingressi, il numero delle vittime nel Mediterraneo è tuttavia sempre altissimo: le ultime cifre parlano di 5000 persone nel 2016.

In Europa non solo si sono alzati veri e propri muri fisici, come in Ungheria, ma anche barriere amministrative, volte a impedire la circolazione dei rifugiati all’interno dell’Europa stessa e il loro possibile “ricollocamento”: da non dimenticare ad esempio “la giungla di Calais”, Ventimiglia, Como. Ma, su questo versante, va soprattutto ricordato l’aspetto politico e l’accordo fatto nel marzo 2016 tra Unione europea e Turchia, volto a trattenere sul suolo turco circa 3 milioni di rifugiati. Un accordo che conferisce al regime di Erdogan un’inquietante legittimità con la prospettiva di una riapertura dei negoziati di adesione e rappresenta per l’Unione Europea la rinuncia alla difesa di alcuni dei suoi valori più importanti, quali il rispetto del diritto di asilo, dell’accoglienza e della solidarietà.

Il terrorismo di Daesh presente in modo trasversale su tutti i fronti di guerra, ma anche in Europa

Oltre al conflitto siriano, i fronti di guerra a sud dell’Europa sono molteplici e si incrociano ormai anche con la lotta al sedicente Stato islamico. La Libia, principale Paese da cui partono i rifugiati, non ha ritrovato la stabilità che l’accordo raggiunto fra le varie fazioni, siglato alla fine del 2015, sembrava promettere, mentre lo Yemen è sempre più sconvolto da una sanguinosa guerra civile, spesso dimenticata, e dai ripetuti attacchi terroristici dello Stato islamico.

Benché verso la fine di dicembre lo Stato islamico avesse subito alcune sconfitte in Libia (Sirte) e in Iraq (Mosul), le battaglie tuttora in corso in Siria (Raqqa in particolare) lasciano tuttavia aperti tutti gli interrogativi sul futuro del Paese e dell’intera regione.

Per quanto riguarda l’Europa, in questo 2016 lo Stato Islamico non ha esitato a ferirla nuovamente a più riprese, sfogando la sua follia omicida in attentati in Belgio, in Francia e in Germania. Un vero e proprio ricatto all’Europa e all’Occidente che rischia di ingigantire paure e di mettere in pericolo i valori della democrazia. Una sfida enorme per il futuro.

I nuovi attori locali e internazionali

La recente liberazione di Aleppo da parte delle forze del Governo di Bachar al Assad, ha definitivamente confermato il nuovo ruolo sulla scena regionale e internazionale della Russia. Insieme ad Iran e Turchia, la Russia determinerà, senza un coinvolgimento significativo dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, il futuro della Siria, futuro che, ad oggi, non sembra ancora rivolto verso orizzonti di pace. L’asse Mosca, Ankara, Teheran sembra infatti consolidarsi in questo fine 2016, ponendo un interrogativo sul futuro delle relazioni fra questi Paesi e l’Occidente, Stati Uniti in testa con la futura Presidenza di Donald Trump.

Ad Est dell’Europa, tra Ucraina, NATO e Russia

Non sono mancate forti tensioni anche sui confini orientali dell’Europa, concentratesi in particolare sulle relazioni fra Russia e Ucraina, Paese quest’ultimo su cui si giocano anche le relazioni fra Unione Europea e Russia e fra Russia e Alleanza Atlantica. Anche il 2016 è trascorso fra un non rispetto degli Accordi di Minsk II, rinnovate sanzioni occidentali nei confronti di Mosca, un crescendo di manovre militari NATO e russe a ridosso della frontiera. Nulla che possa, al momento, offrire una prospettiva di normalizzazione delle relazioni con il grande vicino.

In conclusione, anche il 2016 non ha offerto, su un piano politico, prospettive di pace ai confini dell’Europa. L’augurio è che il 2017 porti qualche barlume di speranza in più.

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