Clima: accordo in extremis alla Conferenza di Bali

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Dopo due settimane di dibattiti e il rischio concreto di un fallimento fino all’ultima ora, la XIII Conferenza dell’ONU sui cambiamenti climatici svoltasi a Bali ha approvato un documento finale che stabilisce l’avvio di due anni di negoziati mondiali, per giungere a un accordo sul dopo-Kyoto al summit sul clima che si terrà   nel 2009 a Copenaghen.
La questione centrale della Conferenza era di riuscire a trovare un accordo sui contenuti di una road map che porti a definire e quantificare l’impegno internazionale per la riduzione dei gas a effetto serra dal 2012, anno in cui scadrà   il Protocollo di Kyoto. I due punti più discussi hanno riguardato l’indicazione di tagli delle emissioni del 25-40% entro il 2020 e del 50% per il 2050, come auspicato nel Rapporto del Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), e la divisione delle responsabilità   tra Paesi a sviluppo avanzato e in via di sviluppo.
Fino all’ultimo, l’esito della Conferenza di Bali è perಠstato incerto per il rifiuto degli USA di accettare il compromesso proposto dai Paesi in via di sviluppo appoggiati dall’UE. La discussione è stata quindi prolungata di un giorno e ad essa si è aggiunto nelle ultime ore anche il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon, il quale ha sollecitato il senso di responsabilità   di tutti i Paesi rispetto all’emergenza planetaria dei cambiamenti climatici. Di fronte alle forti pressioni internazionali e al rischio di totale isolamento a livello globale, l’Amministrazione statunitense ha infine accettato l’accordo sull’avvio di un negoziato. Oltre alle pressioni internazionali, sui rappresentanti del governo degli USA hanno senz’altro pesato il fatto che circa 700 città   e 25 Stati della Federazione si fossero espressi a favore degli accordi di Kyoto, così come la pressione di un centinaio di grandi aziende preoccupate di essere escluse dal mercato mondiale dell’energia pulita e dell’efficienza.
Alla fine, dunque, i delegati dei 190 Paesi presenti a Bali hanno approvato il testo dell’accordo che, tenendo conto delle obiezioni statunitensi, non fa comunque riferimento a cifre sui tagli delle emissioni e alla necessità   di ridurle, come invece avrebbero voluto vari Paesi e soprattutto l’UE. Va ricordato perಠche gli USA non hanno mai ratificato il Protocollo di Kyoto, mentre accettando di partecipare ai nuovi negoziati per il post-Kyoto (e con una nuova prossima Amministrazione) saranno vincolati alle norme che saranno definite entro il 2009 e applicate a tutti i Paesi a partire dal 2013.

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