Lo stato del processo di ratifica e la posizione del Consiglio

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Nel momento in cui i Capi di Stato e di Governo discutono degli esisti referendari di Francia e Olanda, i Paesi che hanno già   detto sì alla Costituzione sono 10 e soltanto uno di questi, la Spagna, ha optato per la procedura referendaria, tutti gli altri hanno scelto l’opzione parlamentare.
La prima ratifica è arrivata dalla Lituania l’11 novembre 2004, a questa hanno fatto seguito le ratifiche di Ungheria (20 dicembre 2004), Slovenia (1 febbraio 2005), Spagna (20 febbraio 2005), Italia (6 aprile 2005), Grecia (19 aprile 2005), Repubblica Slovacca ( 11 maggio 2005), Austria (25 maggio 2005), Germania (27 maggio 2005) e Lettonia (2 giugno 2005).
Vanno infine citati i casi del Belgio e di Cipro dove l’iter parlamentare delle ratifiche è già   stato avviato e potrebbe concludersi entro la fine di luglio.
Tra i Paesi che non si sono ancora espressi ve ne sono alcuni che hanno scelto l’opzione referendaria (Danimarca, Repubblica Ceca, Portogallo, Lussemburgo); altri che hanno optato per la via parlamentare (Estonia, Finlandia e Svezia) e altri ancora che hanno deciso di affiancare alla ratifica parlamentare un referendum consultivo (Irlanda). In una posizione particolare si trovano Polonia e Gran Bretagna: la prima non ha ancora scelto quale iter seguire per dare corso alla ratifica e la seconda, che avrebbe scelto una procedura mista ha già   dichiarato il congelamento del referendum.
Nel confermare la scelta referendaria del Lussemburgo, il Primo Ministro Junker, ha offerto ufficialmente le proprie dimissioni ad ulteriore conferma della delicatezza del passaggio politico che si è consumato nei giorni scorsi a Bruxelles.
Nel rimarcare l’obiettivo generale del Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa, vale a dire «assicurare un’adeguata risposta all’esigenza di permettere un funzionamento più democratico, trasparente ed efficiente di un’Unione allargata», i Capi di Stato e di Governo, riuniti a Bruxelles per il Consiglio Europeo del 16 e 17 giugno, hanno riassunto in una breve dichiarazione comune la posizione dei 25 sul processo di ratifica in corso.
Dieci stati membri hanno concluso con successo questa fase, esprimendo il proprio impegno nei confronti del Trattato. Pur non leggendo l’esito delle consultazioni referendarie in Francia ed Olanda, in termini di disaffezione dei cittadini nei confronti del processo di costruzione dell’Europa, gli Stati membri, tutti, sono invitati a tener conto delle preoccupazioni che hanno generato tali esiti e ad attivare fin da subito una fase di riflessione caratterizzata da un ampio e partecipato dibattito in cui siano coinvolti in primo luogo i cittadini, la società   civile e le parti sociali oltre ai parlamenti e alle formazioni politiche. L’obiettivo esplicito è quello di generare o accrescere l’interesse sui temi informanti il trattato ed in questa direzione non mancherà   l’impegno diretto delle istituzioni comunitarie.
Nella dichiarazione è presente un richiamo all’ambizione europea ed ai frutti che questa ha prodotto negli ultimi 50 anni in termini di difesa dei valori e degli interessi comuni ed una riaffermazione della necessità   di affrontare a livello continentale problematiche quali la disoccupazione e l’esclusione sociale, la crescita sostenibile e le sfide della globalizzazione, la sicurezza dei confini interni ed esterni.
Il percorso di ratifica non si interrompe formalmente, benchà© vi sia accordo sulla possibilità   da parte dei singoli Stati membri di modificarne l’agenda in risposta agli sviluppi recenti ed alle circostanze nazionali.
Infine il Consiglio prevede di tornare sulla questione nelle prima metà   del 2006 per analizzare il risultato dei dibattiti nazionali e per ridefinire un accordo sul percorso da seguire.

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