Ogni anno la Commissione europea pubblica due previsioni complessive (primavera e autunno) che analizzano variabili macroeconomiche e di bilancio per tutti gli Stati membri dell’UE, i paesi candidati, i paesi EFTA e altre importanti economie di mercato avanzate ed emergenti.
Le previsioni economiche d’autunno di quest’anno prospettano che, alla fine di un lungo periodo di stagnazione, l’economia europea torni lentamente a crescere e, al contempo, l’inflazione a diminuire.
In particolare, ci si aspetta una crescita del PIL nel 2024 pari allo 0,9% nell’UE e allo 0,8% nella zona euro, anche grazie ad una buona ripresa dei consumi e degli investimenti dovuti al graduale aumento del potere d’acquisto dei salari e alla diminuzione dei tassi di interesse. Inoltre, la crescita sarà influenzata anche da un mercato del lavoro che rimane stabile, con l’occupazione in UE che dovrebbe salire dallo dallo 0,8% del 2024 (0,9% nella zona euro) allo 0,5% nel 2026 (0,6% nella zona euro) e con la disoccupazione in UE che ad ottobre ha toccato il suo minimo storico (5,9%). Oltre a ciò, il processo di disinflazione iniziato verso la fine del 2022 proseguirà nonostante un leggero aumento dell’inflazione ad ottobre e ci si attende, nella zona euro, un’inflazione complessiva più che dimezzata (dal 5,4% del 2023 al 2,4% nel 2024), mentre nell’UE si prospetta una disinflazione ancora più pronunciata; nel dettaglio, l’inflazione totale, pari al 6,4% nel 2023, scenderà al 2,6% nel 2024, al 2,4% nel 2025 e al 2,0% nel 2026. Un’altra notizia positiva è data dalla prospettiva del calo dei disavanzi (rapporto debito/PIL) delle amministrazioni pubbliche grazie agli interventi di risanamento di bilancio per cui, nell’UE, diminuirà di circa 0,4 punti percentuali fino a raggiungere il 2,9% nel 2026; nonostante ciò, ci si aspetta che il rapporto debito/PIL aggregato dell’UE aumenterà dall’82,1% del 2023 all’83,4% nel 2026 a causa dell’incremento della spesa per interessi.
Tuttavia, nonostante le previsioni economiche d’autunno 2024 siano incoraggianti, sono aumentati l’incertezza e i rischi di revisione al ribasso per le prospettive economiche a causa di fattori sia esogeni, come il protrarsi e l’intensificarsi delle guerre e le misure protezionistiche dei partner commerciali, che endogeni, quali le incertezze politiche, le sfide strutturali e la discrepanza nell’azione tra i diversi Stati membri.
Per saperne di più: il rapporto della Commissione europea