Stop al lavoro forzato 

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Il 19 novembre il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato il regolamento che vieta il commercio di prodotti creati tramite il lavoro forzato. Il divieto copre sia le importazioni di tali beni sul mercato europeo sia l’esportazione dall’Unione. 

Con l’adozione del regolamento, l’UE ha creato il contesto legale per contrastare il problema. La Commissione creerà una banca dati in cui inserire tutti i prodotti e le zone e in cui il lavoro forzato risulta essere un rischio. Le autorità degli Stati membri avranno in tal modo la possibilità di indagare qualora vi sia il sospetto di una violazione del regolamento sul territorio dell’Unione, mentre la Commissione potrà indagare sul sospetto di lavoro forzato su prodotti provenienti da zone al di fuori dell’UE.

Inoltre, se le autorità di uno Stato membro avranno un sospetto caso di lavoro forzato all’interno di un altro Stato membro, saranno tenute a comunicarlo a quest’ultimo. Allo stesso modo se il sospetto riguarda un territorio al di fuori dell’Unione Europea allora lo si potrà comunicare alla Commissione. Solo chi condurrà l’indagine e dovesse verificare l’evidenza che un determinato prodotto venga effettivamente creato ricorrendo al lavoro forzato potrà porre un divieto sul commercio di tale articolo. Il divieto preso dalle autorità di uno Stato verrà poi, di conseguenza, applicato in tutti gli altri Stati membri sulla base del principio del riconoscimento reciproco. 

Il regolamento troverà la sua applicazione tre anni dopo la sua entrata in vigore che avverrà in seguito alla firma della presidente del Parlamento europeo e del presidente del Consiglio. 

Si tratta di un atto importante e urgente dal momento che, nel mondo, circa 27,6 milioni di persone lavorano in condizioni di lavoro forzato.

Per approfondire: Prodotti ottenuti con il lavoro forzato: il Consiglio adotta un divieto

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