Un nuovo partenariato strategico UE-Russia

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Sono iniziati a Bruxelles il 4 luglio scorso i negoziati fra Unione europea e Russia per la conclusione di un nuovo Accordo di partenariato strategico. L’Accordo, i cui negoziati sono stati lanciati politicamente a fine giugno a Khantiy-Mansiisk, una città   situata nella regione degli Urali, a cavallo fra Europa e Asia, dovrebbe sostituire il documento siglato nel 1994 – caratterizzato da una natura essenzialmente economica – entrato in vigore nel 1997 e di seguito (2005) completato con un ulteriore Accordo volto alla realizzazione di 4 «spazi comuni»: lo spazio economico, lo spazio di libertà  , sicurezza e giustizia, lo spazio di sicurezza esterna e lo spazio di ricerca e istruzione.
Da dieci anni a questa parte molti sono i cambiamenti intervenuti, non solo all’interno dell’Unione europea e della Russia, ma soprattutto sulla scena internazionale e questo futuro Accordo di partenariato strategico, i cui tempi di negoziato non sono stati definiti, si presenta come una vera e propria sfida per entrambi i partners. Da una parte infatti una Russia che si rafforza e che cerca, quasi in solitudine, una posizione di rilievo sulla scena internazionale con la potenza delle sue risorse energetiche, e dall’altra un’Unione europea allargata a 27 Paesi, di cui una parte proveniente dall’ex impero sovietico, senza una vera politica estera e di sicurezza comune e con una dipendenza energetica non trascurabile nei confronti della Russia. Non solo, ma il contesto internazionale porterà   sul tavolo dei negoziati, oltre ai temi degli scambi commerciali anche i temi della sicurezza, della lotta al terrorismo, dell’instabilità   nelle regioni di frontiera (Caucaso e Balcani), delle relazioni con i paesi detti emergenti, in particolare Cina e India e delle relazioni con il Medio Oriente, l’Iran, l’Afghanistan. Un contesto internazionale che, come abbiamo visto in questi ultimi anni, ha messo soprattutto in evidenza le divergenze di approccio e di posizioni fra Unione europea e Russia al riguardo.
Eppure, malgrado le difficoltà   incontrate e le relazioni non proprio di fiducia intrattenute finora, questo nuovo partenariato strategico sembra più che mai necessario. Gli scambi commerciali sono in forte aumento, anche se i negoziati per l’adesione della Russia all’Organizzazione Mondiale per il Commercio (OMC) sembrano per il momento fermi. Per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico, già   tema di divergenza all’inizio dei negoziati sulla posizione da attribuire nell’Accordo, l’Europa importa circa il 50% di gas e il 30% di petrolio dalla Russia e questa tendenza, nonostante i tentativi dell’Unione di diversificazione delle fonti, non sembra diminuire. A prima vista una doppia dipendenza di esportazioni e importazioni che in questi ultimi anni sembra preoccupare molto l’Unione europea, vista la grande richiesta di prodotti energetici da parte della Cina, che potrebbe attrarre le esportazioni russe. Qui il nodo dei negoziati sarà   particolarmente sensibile, non solo perchè la Russia non intende firmare la Carta europea dell’Energia che permetterebbe una maggiore apertura agli investimenti stranieri nel settore energetico russo, ma anche perchè il gigante Gazprom possiede il diritto esclusivo sul trasporto del gas per l’esportazione. E questo mentre l’Unione europea, cerca, fra tante difficoltà  , di convincere gli Stati membri ad una politica energetica comune, basata anche sulla solidarietà   fra gli Stati sollecitati a presentarsi al tavolo dei negoziati come interlocutore unico. Non sono, infatti, rari i negoziati individuali degli Stati membri con la Russia a proposito dei loro fabbisogni energetici, cosa che introduce un punto di debolezza per l’Unione nel rapporto di forza che si definirà   nella prospettiva del partenariato strategico.
Ma, visto il contesto internazionale in cui energia e politica si intersecano sempre più, l’esigenza di un’Europa unita è altresì necessaria per affrontare tutti gli altri temi che dovrebbero portare ad un vero partenariato e ad una cooperazione equilibrata, rispettosa e condivisa: dalla presenza della NATO alle immediate frontiere della Russia al dispiegamento di un apparato di difesa missilistico in Polonia e in Repubblica Ceca, dall’approccio ai conflitti in corso in Caucaso alla situazione in Kosovo, dalle prospettive offerte dall’Unione europea ai paesi della Politica di Vicinato ad est fino alle relazioni con i paesi dei Balcani e in particolare con la Serbia. Senza dimenticare la Turchia e le relazioni con il Medio Oriente e l’Iran. Tutti questi aspetti fanno parte di una nuova geopolitica sensibile, da gestire nei suoi aspetti di sicurezza e di relazioni esterne, che non ha più niente a che vedere con il contesto in cui è entrato in vigore il precedente Accordo di Partenariato e di Cooperazione nel 1997.
La necessità   di un’Unione europea coesa e dotata di una politica estera comune appare qui in tutta la sua urgenza. La Russia sta andando avanti, senz’altro con una forza e governance proprie, diverse dai meccanismi della ancor fragile costruzione europea, in cui tuttavia democrazia, stato di diritto e rispetto dei diritti dell’uomo sono pur sempre considerati valori fondanti. Il partenariato strategico Unione europea-Russia sarà   senz’altro una grande sfida per il futuro, ma lo sarà   anche per questi valori che non dovranno mancare al tavolo dei negoziati.
Definita sulla base di un’ampia consultazione avviata nel 2007 per valutare l’evoluzione della realtà   sociale in Europa, il 2 luglio scorso la Commissione europea ha presentato l’Agenda sociale rinnovata, un pacchetto che comprende 19 iniziative in materia di occupazione e affari sociali, istruzione e giovani, salute, società   dell’informazione e affari economici, secondo un approccio integrato che costituisce il nuovo impegno dell’UE nell’ambito dell’Europa sociale. Obiettivo della Commissione è di adattare il cosiddetto «modello sociale europeo» alla nuova realtà   economico-sociale dell’UE, fortemente influenzata dalla globalizzazione economica, dalle turbolenze dei mercati mondiali, dallo sviluppo tecnologico e dal costante invecchiamento della popolazione europea.

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