UE: dalla costituzione ad un trattato emendato e depotenziato

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Il Consiglio europeo dei Capi di Stato e di Governo dell’UE riunito a Bruxelles riporta all’attenzione – o almeno si spera – dei cittadini europei la controversa vicenda del processo costituzionale europeo. Per chi si fosse perso le ultime puntate di questa tortuosa vicenda si fa presto a richiamarle. Dopo il fallimento del Consiglio europeo di Nizza nel dicembre 2000, i responsabili europei decisero nel dicembre del 2001 a Bruxelles di avviare una profonda riforma dei Trattati esistenti affidandone il compito ad una Convenzione composta da Governi e Parlamenti nazionali, Parlamento e Commissione europei. Dopo un anno e mezzo di lavori la Convenzione presentಠa Salonicco nel giugno 2003 un «Progetto di Trattato che istituisce una Costituzione europea» adottata alla quasi unanimità   da tutti i suoi componenti. Sul testo deliberಠnon senza difficoltà   il Consiglio europeo (è nota la battuta di arresto sotto la Presidenza italiana dell’allora Governo Berlusconi) e finalmente nell’ottobre del 2004 a Roma, sempre all’unanimità  , il Progetto venne siglato da tutti i Capi di Stato e di Governo.
Sembrava quasi fatta anche se per raggiungere questo risultato c’erano voluti quattro anni dall’inizio della vicenda mentre nel frattempo il mondo registrava avvenimenti di non secondaria importanza: dalle conseguenze dell’attentato alle Torri gemelle a New York alla guerra in Iraq, il peggioramento dei conflitti in Afghanistan e Medioriente, le tensioni con la Russia e il difficile dialogo con i nuovi “grandi” come Cina e India. Ma l’Europa, si sa, è una vecchia signora con i suoi ritmi e le sue complicate procedure: per entrare in vigore il Progetto di Costituzione doveva ottenere le ratifiche dei suoi ventisette Paesi membri che potevano farlo o per via parlamentare o per via referendaria.
E’ qui che la storia si complica con una maggioranza di Paesi – ad oggi diciotto, prevalentemente per via parlamentare e con scarso dibattito pubblico, come in Italia – che ratificano il Progetto costituzionale, due – Francia e Olanda – che per via referendaria vi si oppongono e gli altri che stanno furbescamente a guardare l’effetto che faà¢à¢â€š¬à‚¦
Passano così altri quasi tre anni che aggiunti ai precedenti fanno sette. Un ciclo di sette anni di carestia di decisioni e di assunzioni di responsabilità   in un mondo che evolve a ben altro ritmo e che non aspetta i comodi della simpatica vecchia signora. Ma tant’è: finalmente dopo sette anni l’occasione si ripresenta per i responsabili europei (ma se dovesse continuare così bisognerà   trovare un altro termine per designarli) che ci riprovano con prospettive non proprio confortanti per chi vorrebbe un’Europa solidale, democratica e dinamica in questo mondo sempre meno governato dai suoi popoli. Certo la vigilia era difficile e anche un po’ grottesca, con Francia e Olanda a proporsi come interlocutori “costruttivi” (dopo essersi prestati a bloccare tutta la vicenda), alcuni Paesi appena entrati, come la Polonia, a fare la voce grossa e più d’un “frenatore”, con la solita Gran Bretagna in testa, a lasciare che gli altri togliessero le castagne dal fuoco. E così non basteranno nà© la volontà   di rilancio dichiarata e tenacemente perseguita dalla Presidenza di turno tedesca con Angela Merkel nà© le iniziative sottotono degli altri tre Paesi fondatori (Italia, Belgio e Lussemburgo) per salvaguardare tutta la sostanza del Progetto di Costituzione. E così a Bruxelles si finisce col ripartire per un nuovo giro: convocazione di una conferenza intergovernativa ( cioè senza più un ruolo forte per gli attori più propriamente europei come il Parlamento e la Commissione europea) che dovrebbe – e qui il condizionale è d’obbligo – adottare non più una Costituzione ma il vecchio Trattato emendato, depotenziato in gran parte dei suoi capitoli più innovativi. Il calendario prevede la conclusione dei lavori entro il prossimo semestre sotto Presidenza portoghese e procedure di ratifica che dovrebbero consentire l’entrata in vigore del nuovo Trattato entro le elezioni europee della primavera 2009.
Se va bene sarà   passato quasi un decennio da quando l’UE è stata costretta a vivere con il Trattato di Nizza, probabilmente il peggiore del suo mezzo secolo di storia. Non c’è che dire: per questo suo importante compleanno l’Unione europea avrebbe meritato un regalo migliore di quello che le si offre in questi giorni.

3 COMMENTI

  1. Io che sono un’europeista convinta, e come tale federalista, propongo una mobilitazione di massa della società  civile, per smuovere le coscienze di coloro che invece di rappresentarci a livello europeo, non fanno altro che ledere i nostri diritti e sorvolare sui nostri interessi di cittadini europei.
    L’impresa pare ardua, ma a me i tempi sembrano maturi: è ora che siano i cittadini a rivoluzionare l’Unione, chiedendo una Costituzione a tutti gli effetti. Perchè non possono sempre decidere i politici, che fin’ora ci hanno trascinato solo in guerre deleterie.Propongo una raccolta di firme in tutta Europa per chiedere al Parlamento e alla Commissione, non da ultimo al Consiglio, di darci la Costituzione che vogliamo: NON POSSONO PIU’ IGNORARCI! fadia

  2. Grazie Fadia per il tuo commento. Solo un’osservazione: da quando europeismo fa necessariamente rima con federalismo?
    Io sono un’europeista convinta – un’euroentusiasta, anzi un’euroinnamorata (a volte, mio malgrado) – ma non penso che l’unico modo per sposare la causa europea sia quello del federalismo…la storia docet!
    Federica

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