L’Unione Europea nella sua risposta alla crisi siriana in corso non sta scrivendo una bella pagina di storia, sicuramente meno dignitosa di quella scritta tra il 2015 e il 2016 dalla Germania, quando la vera “donna più potente d’Europa”, la Cancelliera Angela Merkel, di fronte all’ondata di centinaia di migliaia di profughi dalla Siria del dittatore Assad, aprì le frontiere sicura di “potercela fare”.
Altri tempi, altri leader, capaci di coniugare diritti ed interessi, in un contesto europeo non ancora preda di movimenti populisti abili nel manovrare la leva della paura e senza visione di un futuro che rischia di condannare questa vecchia Europa a una lenta e poco gloriosa agonia.
Questa Unione Europea di oggi, incapace di prendere decisioni rapide e condivise, ha visto molti suoi Paesi membri precipitarsi, in gara l’uno con l’altro, a chiudere nel panico le frontiere a quanti volevano mettersi in salvo da una Siria ad alta instabilità politica e ridotta in povertà, pronta invece a spingere fuori dalle nostre frontiere quelli che vi avevano trovato riparo ed erano in attesa della conclusione delle lunghe procedure di riconoscimento di asilo politico. Il tutto senza poter dire oggi che la Siria sia un Paese sicuro, ma visto come è andata con l’Egitto e il Bangladesh in Italia…
Hanno aderito a questa chiusura Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Svezia e Paesi Bassi ed è probabile che altri si accodino volentieri, dando prova di poca sensibilità etica e di manifesta impotenza ad affrontare un problema, che preme adesso ai confini della Siria e vedrà l’Unione domani in difficoltà a favorire un’evoluzione democratica dentro quel Paese.
Poiché però le disgrazie non vengono mai sole, l’altro giorno si è manifestata anche la “nuova” Commissione europea, l’Istituzione UE posta a guardia dei Trattati che, con disinvolte misure di deroga a questi, ha autorizzato Polonia e Paesi confinanti o limitrofi con Russia e Bielorussia a sospendere il diritto d’asilo, un presidio importante dello Stato di diritto, chiamato a cedere il passo alle esigenze di sicurezza, come era già stato auspicato nel Consiglio europeo dello scorso ottobre, quando sul tema erano state annunciate “misure appropriate”.
Da chiedersi se alla guida dell’Unione ci sia una Commissione, motore di integrazione, o Viktor Orban e soci(e) impegnati nella disintegrazione di una Comunità di valori, primi fra tutti quelli della solidarietà e della libertà. Gli smottamenti politici nel Parlamento europeo sono complici di queste misure che snaturano la vocazione dell’Unione e non basta a rimediarvi la recente decisione di fare entrare nello “spazio Schengen”, con l’abolizione delle frontiere interne, Romania e Bulgaria, a vent’anni dell’allargamento a est e in attesa di sapere che ne sarà adesso del processo di adesione per i Paesi dei Balcani, dove passa un’importante rotta di flussi migratori.
Viene da pensare che l’UE sia entrata in un tunnel, spinta da venti di guerra con relative ricadute economiche e esplosioni di paure, mai sperimentate in questa misura nei settant’anni di tregua vissuta in casa nostra. Adesso questa casa manda sinistri scricchiolii ed è sempre meno “nostra”, ciascun Stato membro rivendicando il suo pezzetto di proprietà e mettendo il lucchetto alla propria porta di ingresso, dimenticando che di lì bisognerà pure un giorno uscire nel mondo più grande da cui tutti dipendiamo.
L’intreccio di indifferenza umana alle sofferenze di altri popoli e di impotenza ad affrontare le sfide del mondo nel quale viviamo rischiano di formare un miscela esplosiva della quale non abbiamo proprio bisogno.
Buona sera Franco.
Purtroppo il degrado umano-valoriale ha ceduto il passo all’egocentrismo disumano.
Direi di non lasciarci prendere da queste deviazioni socioculturali che invadono una politica emarginata alla gestione del contingente; priva di lungimiranza e ripiegata sull’effimero potere, impotente nel vedere oltre.
Sono determinanti i movimenti culturali come APICE che tenacemente operono per promuovere una cultura europea valoriale.
Quando vedo che i miei nipoti alle scuole medie apprendono come funzionano le istituzioni europee, prendo coraggio e spero che qulle nuove generazioni siano piu coraggiose e lungimiranti dellle precedenti.
Un cordiale saluto con l’augurio di ogni bene in queso Santo Natale a voi tutti di APICE. Mariano.