Europarlamento: promuovere l’economia sociale

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Accesso agevolato al credito e sgravi fiscali, sviluppo del microcredito, introduzione di statuti europei, inserimento nella concertazione sociale sono alcune misure proposte dal Parlamento europeo per promuovere l’economia sociale e il terzo settore.
Sviluppatasi attraverso forme imprenditoriali organizzative e giuridiche particolari come cooperative, mutue, associazioni, imprese e organizzazioni sociali e fondazioni, l’economia sociale comprende oggi circa due milioni di imprese nell’UE (10% del totale), prevalentemente piccole e medie, «che contribuiscono a un modello economico sostenibile in cui gli individui sono più importanti del capitale» e che rappresentano il 6% dei posti di lavoro totali.
Molti i vantaggi derivanti dall’economia sociale, che per questo va supportata e munita di «premesse e condizioni politiche, legislative e operative adeguate» secondo l’Europarlamento. Unendo redditività   e solidarietà  , l’economia sociale svolge infatti «un ruolo essenziale nell’economia europea permettendo la creazione di posti di lavoro di qualità   e il rafforzamento della coesione sociale, economica e territoriale». Più in particolare, sottolinea il Parlamento europeo, aiuta a rettificare tre tipi principali di squilibri sul mercato del lavoro: «La disoccupazione, il precariato e l’esclusione sociale e lavorativa dei disoccupati» e «svolge un ruolo nel miglioramento dell’occupabilità  , crea posti di lavoro solitamente non soggetti a delocalizzazione e contribuisce al conseguimento degli obiettivi enunciati nella Strategia di Lisbona». Inoltre, genera capitale sociale, promuove «la cittadinanza attiva, la solidarietà   e una visione dell’economia fatta di valori democratici» e appoggia lo sviluppo sostenibile e l’innovazione sociale, ambientale e tecnologica.
Pertanto, le imprese dell’economia sociale non dovrebbero essere soggette all’applicazione delle stesse regole di concorrenza delle altre imprese e necessitano «di un quadro giuridico certo, che permetta loro di operare su un piano di parità   rispetto alle altre imprese». L’UE e gli Stati membri sono quindi invitati a riconoscere l’economia sociale e i soggetti che ne fanno parte nell’ambito della loro legislazione e delle loro politiche, mentre alla Commissione europea è chiesto che nell’elaborazione delle politiche europee «si tenga conto delle caratteristiche dell’economia sociale» e che questa sia integrata nelle politiche e strategie in materia di sviluppo sociale, economico e imprenditoriale, soprattutto nel contesto della normativa europea sulle piccole imprese (“Small Business Act”).

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