Europa e rom, tolleranze zero intollerabili

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Che il clima tra Italia e Unione europea non fosse, in questi ultimi mesi, dei migliori è cosa nota. Ma visti i toni dei recenti scambi tra il governo di Roma e le istituzioni comunitarie vale la pena tornarci su, anche perchà© il barometro è ormai vicino a segnare tempesta.
Per non andare troppo lontano, ai tempi in cui l’attuale presidente del Consiglio italiano si segnalava per i suoi atteggiamenti goliardici, più di un segnale è arrivato in questi ultimi mesi: dalla promessa di un «drizzone» all’UE alle considerazioni non proprio ortodosse sull’euro e la disciplina finanziaria e, adesso, più clamorosa la vicenda delle impronte digitali ai bambini rom.
La condanna da parte del Parlamento Europeo, la settimana scorsa, è stata netta e accompagnata da un’impressionante serie di richiami al diritto comunitario ed internazionale, in sintonia con le preoccupazioni manifestate dall’Unicef (l’Agenzia dell’ONU per l’infanzia) e dal Consiglio d’Europa.
il Parlamento ha votato la risoluzione di condanna all’Italia con una maggioranza ampia ed insolita: 336 voti a favore, 220 i contrari e 77 gli astenuti. Una maggioranza trasversale nella quale al voto compatto delle sinistre si sono aggiunti i liberal-democratici e 21 eurodeputati popolari memori dei loro valori di riferimento e di tragiche esperienze nei rispettivi Paesi: oltre i rumeni, molti tedeschi, francesi, belgi ed olandesi.
La risoluzione che «esorta le autorità   italiane ad astenersi dal procedere alla raccolta delle impronte digitali dei rom, inclusi i minori» per evitare che «questi ultimi vedano i propri diritti fondamentali violati e vengano criminalizzati» ha suscitato dure e scomposte reazioni da parte del governo italiano. Per il ministro degli Esteri e neo-ex-commissario europeo Franco Frattini, si è trattato di un «voto politico» e come tale da respingere al mittente. Per l’apprendista, ultimo arrivato, ministro degli Affari Europei l’UE avrebbe scritto una delle sue «pagine più nere». Opinioni discutibili, come tante altre, se pronunciate da un frettoloso uomo della strada, ma affermazioni gravi per il governo di uno Stato membro dell’UE.
Che poi si sia trattato di un «voto politico» non dovrebbe stupire da parte di un Parlamento, salvo forse per chi attribuisce al Parlamento una residua funzione notarile rispetto al sovrano di turno.
Del voto si è detto, giustamente, che non ha valore vincolante: sicuramente per ragioni giuridiche, per qualcuno anche perchà© sembra che ormai il richiamo ad un’etica fondamentale vincoli sempre meno.
àˆ in corso in Europa, e in particolare in Italia, una pericolosa deriva di civiltà  , un’inquietante erosione dello Stato di diritto, un oscuramento dei valori di solidarietà   e di pace che sono stati a fondamento della costruzione europea.
Non è troppo presto per reagire.

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