Un italiano al timone d’Europa

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Tempi duri per chi voglia dare buone notizie a proposito dell’Unione Europea in questa fase di incertezza, quasi come per l’Italia in questa stagione politica di aggressività   e insulti. Eppure questa volta non solo è possibile, ma la soddisfazione è duplice perchà© la buona notizia riguarda il ruolo importante che un italiano si è guadagnato in Europa, al vertice di un’istituzione dalla quale ci si aspetta nei mesi che verranno una grande capacità   di governo: il governo difficile della moneta unica che i Trattati affidano alla Banca Centrale Europea (BCE).
Nel Consiglio dei ministri dell’Eurogruppo del 16 maggio sono state esaminate le candidature per la presidenza della BCE e il nome del governatore di Bankitalia, Mario Draghi, si è imposto all’unanimità   in vista della nomina ufficiale prevista al Consiglio Europeo del prossimo 24 giugno con effetto al più tardi dal 1° novembre, per un mandato non rinnovabile di otto anni.
àˆ stato un percorso lungo e accidentato, prima in Italia e poi in Europa. Il personaggio non è di quelli comodi nà© di quelli che cercano l’investitura popolare alla televisione. Più rischioso ancora: Draghi è stato anche un tenace contraddittore del potente ministro dell’Economia Tremonti, in particolare quando si trattava di fotografare la gravità   della situazione economica e occupazionale italiana. Alle dichiarazioni ottimistiche di Tremonti e del suo collega Sacconi, facevano regolarmente da controcanto i numeri e le valutazioni sobrie ma ferme del governatore, per nulla disponibile a scambiare la realtà   con la propaganda elettorale. Ancora non si è spenta l’eco di battute non proprio lusinghiere dedicate, con poca cortesia istituzionale, dal ministro al governatore. Ma adesso tutto questo è alle spalle: è toccato proprio a Tremonti formalizzare la candidatura di Draghi, forse anche contento di allontanare un profilo che avrebbe potuto competere pericolosamente con lui il giorno in cui si libererà   il posto di presidente del Consiglio italiano.
E fin qui a Draghi è andata meglio di quanto accadde due anni fa per D’Alema, ottimo candidato per il posto di ministro degli Esteri UE e affondato dal suo Paese, con dispiacere di molti, a cominciare forse proprio dal suo partito.
Ma per Draghi spuntarla in Italia non bastava. Molto più difficile superare l’esame di quelli che in Europa contano, come la Francia e, soprattutto, la Germania.
Con Sarkozy l’impresa non era impossibile: è francese l’attuale presidente della BCE, era francese il potente direttore generale del Fondo monetario internazionale, Strauss-Khan, coinvolto in una brutta avventura personale; in più all’Italia è venuto in soccorso il conflitto libico e l’irrigidimento della Francia sulla libera circolazione dei migranti sbarcati a Lampedusa.
Il«sì» francese a Draghi ha compensato quell’irrigidimento e placato l’irritazione – e anche qualcosa di più – del governo italiano.
In salita – e che salita! – invece la ricerca del consenso tedesco. Non facile per Merkel spiegare ai suoi elettori che a capo della BCE ci potesse essere il rappresentante di un Paese con un debito al 120% del Prodotto Interno Lordo, con alle spalle una non dimenticata «liretta ballerina» che svalutava ad ogni piè sospinto e un governo che in Europa non gode di molto credito. Qualcuno sospettಠche si volesse fare entrare la «volpe nel pollaio» e su questo venne alimentata una campagna dai temi antichi, quella dell’Italia «lassista» e inaffidabile, poco seria e incapace di governarsi. Figurarsi governare la moneta europea, quell’euro che per i tedeschi dev’essere sacro come quel marco a cui, in molti malvolentieri, hanno dovuto rinunciare. Non stupisce che Merkel abbia esitato fino all’ultimo, sciogliendo le sue riserve grazie alle qualità   proprie di Draghi, dopo aver sentito le considerazioni del presidente Napolitano, non a caso in visita ufficiale in Germania in questa vigilia di competizione.
Draghi, un nome sicuro e Napolitano, un garante affidabile: due nomi che mandano dall’Italia un messaggio diverso da quello della gazzarra politica che lascia allibiti i nostri concittadini europei, molto più di quanto non sconcerti molti cittadini italiani. Adesso, grazie all’italiano Draghi – e forse anche grazie al vento che sta cambiando in Italia – gli italiani onesti e di buon senso si sentiranno un po’ rinfrancati e riprenderanno coraggio.
Dunque, finalmente una bella notizia per l’Europa e l’Italia che, dopo Prodi alla Commissione Europea, torna al timone dell’Unione Europea. Finalmente anche per noi un «eroe positivo» a servizio della comunità   internazionale.
Visti i tempi che corrono godiamocela tutti questa buona notizia, qualunque sia la nostra parte politica di riferimento. Senza perಠdimenticare le parole di un drammaturgo tedesco scomodo per tutti, Bertolt Brecht: «Infelice quel popolo che ha bisogno di eroi».
Sarebbe triste se quel popolo dovesse essere quello italiano.

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