Un’Unione europea che sfida le leggi di gravità  

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Il 1° luglio il Portogallo ha preso il timone dell’UE per il secondo semestre 2007, succedendo così alla Germania che ha concluso il suo turno di Presidenza con l’importante e controverso Consiglio europeo di Bruxelles di fine giugno. Si compie così un rito antico, e oggi un po’ insensato, che da sempre prevede una turnazione breve della Presidenza a significare un’alternanza frequente dei Paesi membri alla testa dell’UE : una procedura che poteva avere un minimo senso quando nell’UE eravamo in sei ed ogni tre anni ciascun Paese riprendeva le redini lasciate da poco.
Da allora le cose sono molto cambiate ed oggi il turno semestrale di Presidenza riporta lo stesso Paese al timone dopo oltre tredici anni con scenari internazionali radicalmente mutati e quadri politici nazionali profondamente modificati.
Senza contare che il ruolo della Presidenza è anche quello di interloquire con il resto del mondo, in particolare in caso di crisi grave: mette i brividi pensare a come, con tutto rispetto, un piccolo Paese come Malta o la Bulgaria, appena arrivati nell’UE e di non grande peso internazionale, affronterebbero per conto di tutti i 27 Paesi membri problemi complessi come la proliferazione nucleare iraniana o una minaccia terroristica globale.
E’ pur vero che la macchina istituzionale nel suo complesso veglia alla continuità   della politica estera: per questo è stata inventata la «troika», una conduzione collegiale della politica estera presa in carico dal Paese di turno affiancato dal Paese che lo ha preceduto nella Presidenza e da quello che lo seguirà  . Bell’esempio di quanto sia arzigogolata questa Europa e quanto sia benvenuta la modifica dei Trattati che prevede una Presidenza dell’UE della durata di due anni e mezzo affidata ad un alto profilo politico designato all’unanimità   da tutti i Paesi membri.
E’ questo uno dei punti, insieme con quello dell’Alto Rappresentante per la politica estera (doveva chiamarsi à¢à¢â€š¬à‹Å“ ministro’ ma agli inglesi suonava male), che saranno affrontati dalla attuale Presidenza portoghese nel corso della Conferenza intergovernativa che dovrebbe adottare entro fine anno, forse già   in autunno, un «Trattato emendato» con alcune significative innovazioni previste dalla defunta Costituzione.
Ma se molto del proprio lavoro la Presidenza portoghese dovrà   dedicarlo alla redazione del nuovo-vecchio Trattato, in buona parte già   anticipato dalla Presidenza tedesca, non va dimenticato che importanti altri temi saranno all’ordine del giorno.
A cominciare da quelli imposti dall’attualità   internazionale come, da un lato, il negoziato sul commercio internazionale e i nuovi rapporti con Cina ed India e, dall’altro, la perdurante crisi mediorientale, il contenzioso nucleare iraniano, la minaccia terroristica e via seguitando.
Nà© mancano all’interno dell’UE temi che attendono di essere affrontati concretamente adesso che il «fantasma costituzionale» è evaporato. Tra questi una riflessione sul futuro della politica agricola comune in vista del finanziamento futuro dell’UE, il rafforzamento istituzionale e politico della «zona euro» che esige un più forte coordinamento tra i 13 Paesi che hanno adottato la moneta unica e che potrebbe inaugurare una nuova stagione di «cooperazioni rafforzate» rese più praticabili dal nuovo Trattato.
Sullo sfondo, sollecitato in particolare dalla Francia, si profila il dibattito particolarmente delicato sulle frontiere dell’UE e i temi correlati dei futuri allargamenti ai Balcani e alla Turchia, quello di una rinnovata politica mediterranea che sta particolarmente a cuore all’Italia e, non meno sensibile, la gestione dei flussi migratori.
A questi temi di prospettiva vanno aggiunti quelli dell’ordinaria amministrazione relativi alla qualità   delle finanze pubbliche, con il suo corteo di richiami ai Paesi a forte indebitamento come il nostro, al sostegno dell’innovazione e della ricerca, alla ricerca di un equilibrio sul mercato del lavoro tra flessibilità   e sicurezza.
La transizione tra l’estate e l’inverno saranno inoltre di stimolo per la Presidenza portoghese ad affilare le armi sul tema dei cambiamenti climatici in vista della prossima Conferenza ONU di Bali e su quelli, non disgiungibili, della creazione di un mercato unico europeo dell’energia fino alla salvaguardia della biodiversità  .
Come si vede un elenco di urgenze molto lungo, forse troppo lungo per una Presidenza così breve di un’Unione europea ancora così poco coesa.
Ma l’Europa non è solo una lunga pazienza: qualche volta è anche un miracolo, un corpo un po’ strano che talvolta sfida la legge della gravitazione universale e riesce a decollare contro ogni previsione.
Speriamo sia così anche stavolta.

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