Rimpatri: dai ministri degli Interni via libera alla direttiva

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I ministri degli Interni dell’UE hanno dato il via libera alla proposta di direttiva per i rimpatri degli immigrati extracomunitari illegali, che prevede la norma molto discussa di detenzione fino a 18 mesi in attesa di espulsione.
La decisione del Consiglio dei ministri degli Interni è stata presa all’unanimità  , dopo che anche Austria e Belgio hanno sciolto la riserva mantenuta fino a poche ore prima. Il testo, già   emendato in aprile dal Comitato dei rappresentanti permanenti (COREPER) rispetto alla proposta originaria della Commissione, prevede anche il divieto di reingresso nell’UE per un massimo di cinque anni per i migranti oggetto di un provvedimento di espulsione.
La presidenza di turno slovena auspica che la proposta di direttiva sia approvata definitivamente in prima lettura dal Parlamento europeo in giugno (il voto è previsto per il 18), ma la discussione fra i gruppi e all’interno delle formazioni parlamentari è in pieno svolgimento e molte sono le critiche sollevate soprattutto dai gruppi europarlamentari dei socialisti, della sinistra e dei verdi, mentre anche i liberaldemocratici non sembrano compatti per un voto favorevole.
Alla contrarietà   al testo della direttiva espressa da centinaia di ONG europee, che da alcuni mesi hanno lanciato un appello al Parlamento europeo affinchà© non approvi quella che definiscono «la direttiva della vergogna», nelle ultime settimane si sono aggiunte le forti critiche dei vescovi europei. La Conferenza degli Episcopati della Comunità   europea (COMECE) ha infatti espresso «forte preoccupazione» per le nuove norme proposte, chiedendo al Parlamento europeo che «sia limitato l’uso delle detenzione amministrativa e il divieto di riammissione in circostanze eccezionali». In una lettera del 30 maggio scorso agli europarlamentari, il COMECE e altri rappresentanti delle Chiese e delle organizzazioni cristiane hanno criticato il compromesso politico raggiunto perchà© «non tiene conto della situazione di molti immigrati» e hanno chiesto che «sia rispettata la dignità   di ogni essere umano».
Molto critico anche il presidente del Comitato europeo per la Prevenzione della Tortura e dei trattamenti inumani e degradanti (CPT) del Consiglio d’Europa, Mauro Palma, secondo cui «privare una persona della libertà   per 6 mesi, e in casi particolari fino a 18 mesi, stride con il principio del diritto penale della nostra civiltà   giuridica che dovrebbe corrispondere a ciಠche uno ha fatto, non a un problema relativo il suo status».

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