Resta scarsa la parità   di genere nei ruoli decisionali

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Dall’aggiornamento trimestrale della banca dati curata dalla Commissione Europea su donne e uomini nei processi decisionali all’interno dell’UE emergono solo lievi cambiamenti sulla parità   di genere, soprattutto in ambito politico.
Le elezioni parlamentari svoltesi nella Repubblica Ceca alla fine di maggio, ad esempio, hanno portato un numero record (per il Paese) di donne nella Camera dei deputati: 44 su un totale di 200 membri (22%). Inoltre, alla fine di giugno Miroslava Nemcova è diventata la prima donna presidente della Camera ceca. Il risultato positivo per le donne nel Parlamento ceco non si è perಠriflesso nella composizione del nuovo governo, esclusivamente maschile mentre le donne rappresentavano quasi un quarto dei ministri nell’esecutivo uscente.
Altre elezioni nazionali hanno evidenziato piccole modifiche per la parità   di genere tra i membri eletti. In Belgio c’è stato un lieve aumento della quota delle donne nella Camera dei rappresentanti (40% rispetto al precedente 38%), ma una leggera diminuzione al Senato (38% rispetto al 41%). Piccole riduzioni della quota di donne parlamentari si sono registrate invece nelle elezioni di giugno nei Paesi Bassi (41% dal 42%) e in Slovacchia (16% dal 18%). Nella Camera olandese dei rappresentanti Gerdi Verbeet è stata rieletta presidente.
In seguito alla formazione di nuovi governi in Finlandia e Slovacchia ci sono ora tre Paesi dell’UE con donne a capo dell’esecutivo: oltre alla Germania, con Angela Merkel, in Finlandia Mari Kiviniemi guida un governo che comprende undici donne ministre (55%), mentre in Slovacchia Iveta Radicova è la prima donna a ricoprire la carica di primo ministro nel Paese, anche se ha solo una collega nel suo governo (14% donne, 86% uomini).
In ambito economico, tutti i governatori delle 27 Banche centrali dell’UE restano uomini e l’equilibrio tra i sessi nei principali organi decisionali all’interno delle stesse è invariato: 82% uomini e 18% donne. Ci sono stati, tuttavia, miglioramenti isolati nella rappresentazione delle donne: nella Banca Nazionale di Polonia, ad esempio, la composizione finale del comitato di politica monetaria e del consiglio di amministrazione comprende ora quattro donne (24%) rispetto ad una sola (6%) nel 2009 e il consiglio di amministrazione della Banca di Slovenia include ora una donna tra i suoi cinque membri.
Per quanto riguarda il potere giudiziario, tra i tribunali dell’UE l’unica modifica è stata la sostituzione di un uomo con una donna presso la Corte di Giustizia Europea, aumentando leggermente la percentuale femminile (21% rispetto al 19% nel 2009). Il saldo sulla parità   di genere resta migliore alla Corte Europea dei diritti dell’uomo, che ha giurisdizione sui 47 Stati membri del Consiglio d’Europa, dove più di un terzo (37%) dei giudici sono donne.
A livello nazionale, con i cambiamenti nella leadership delle Corti supreme in Svezia e Slovenia ora sono sette i Paesi dell’UE ad avere donne nella posizione di «giudice più anziano» (oltre ai due citati, anche Repubblica Ceca, Lussemburgo, Austria, Romania e Finlandia). In tutta l’UE è comunque cambiato poco l’equilibrio tra i sessi tra i giudici delle Corti supreme, con la percentuale di donne intorno al 32%.

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