Respingimenti: chiesti chiarimenti al governo italiano

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L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR-UNHCR) e il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) hanno chiesto chiarimenti al governo italiano in merito a presunti maltrattamenti ai danni di migranti intercettati il 1° luglio scorso al largo di Lampedusa e respinti in Libia.
Secondo le ricostruzioni svolte dall’UNHCR sulla base di colloqui con le 82 persone intercettate dalla nave «Orione» della Marina militare italiana, le autorità   italiane a bordo della nave non avrebbero «cercato di stabilire la nazionalità   delle persone coinvolte nà© tantomeno le motivazioni che le hanno spinte a fuggire dai propri Paesi». Queste persone sono poi state trasferite in alto mare su una motovedetta libica e, giunte in Libia, smistate in Centri di detenzione dove l’UNHCR ha avuto l’opportunità   di svolgere gli incontri. «Fra di loro vi sono 76 cittadini eritrei, di cui 9 donne e almeno 6 bambini. Sulla base delle valutazioni relative alla situazione in Eritrea e da quanto dichiarato dalle stesse persone, appare chiaro che un numero significativo di esse risulta essere bisognoso di protezione internazionale» ha denunciato l’UNHCR.
Sulla base delle testimonianze raccolte, 6 eritrei avrebbero avuto necessità   di cure mediche in seguito ai maltrattamenti subiti, mentre i loro effetti personali compresi documenti importanti per i migranti sarebbero stati confiscati dai militari italiani durante le operazioni e non più riconsegnati.
Il CIR, dal canto suo, ricorda che migliaia di rifugiati e migranti sono stati salvati nel Mediterraneo da forze militari italiane negli ultimi anni, e che proprio la nave «Orione» si è distinta per l’impegno in operazioni di salvataggio. «Ora chiediamo che sia fatta immediatamente un’indagine per chiarire gli eventi della notte tra il 30 giugno e il 1° luglio e che i responsabili di eventuali reati siano identificati. Chiediamo anche che il Parlamento sia tempestivamente informato» dichiarano i responsabili del Consiglio Italiano per i Rifugiati, aggiungendo: «La politica di respingimento di rifugiati e richiedenti asilo verso la Libia deve subito cessare. Non è tollerabile che il Canale di Sicilia diventi una zona franca in cui nessuna legge è rispettata. Attraverso interviste con gli interessati in territorio libico, si è infatti evidenziato che le operazioni di respingimento delle ultime settimane hanno colpito principalmente persone bisognose di protezione internazionale».
E in seguito alle denunce dei due organismi, il vicepresidente della Commissione Europea Jacques Barrot ha sottolineato che «l’Italia deve rispettare non solo le norme europee ma anche quelle internazionali, in particolare non ci puಠessere la possibilità   di rimpatrio in quei Paesi dove non ci sono garanzie di protezione consolare».

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