Poca Europa nelle elezioni presidenziali francesi

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Adesso che i risultati del primo turno delle elezioni presidenziali francesi sono noti si riduce un poco l’incertezza sul futuro politico della Francia ma quasi per nulla quello sull’avvenire dell’Europa e, in particolare, sulla sorte del Trattato costituzionale bloccato nel maggio del 2005 dal no referendario francese.
Il sistema elettorale francese scioglierà   nella seconda tornata di voto, tra una decina di giorni, parte dell’incertezza sul prossimo quinquennio della Francia ma continuerà   a non dirci molto su che ne sarà   del suo ruolo in Europa e nel mondo.
La campagna elettorale ha relegato in posizione marginale i temi della politica estera e ha praticato un assordante silenzio sull’Europa e sui suoi nodi irrisolti. Una simile «discrezione» su temi pure caldi come questi non stupisce più di tanto noi italiani abituati a campagne elettorali a forte tasso di «provincialismo» e di beghe di partiti e partitini. Stupisce ed allarma quando ciಠavviene in un Paese che tradizionalmente – magari anche per un eccesso di autoconsiderazione – rivendicava un suo ruolo forte in Europa e nel resto del mondo, fiero della propria storia fino ad opporre la propria passata «grandeur» all’affermarsi dell’egemonia USA. Non che questo silenzio non contenga anche a suo modo elementi di politica estera: in entrambi i contendenti premiati da questo primo turno si puಠrintracciare una forte propensione al protezionismo di fronte ad una globalizzazione che continua ad attanagliare una Francia incapace di liberarsi dalla nostalgia del passato.
Ma è sull’Europa che il silenzio dei due contendenti ha un sapore amaro. Certo per nessuno dei due era facile prendere posizione dopo il voto popolare che aveva bloccato il processo di ratifica del Trattato costituzionale: non lo era per Sarkozy proveniente da uno schieramento politico che quel Trattato aveva sottoscritto e bisognoso dei voti della destra nazionalista anti-europea nà© lo era per la Royal la cui famiglia politica su quel tema si era massacrata e che al ballottaggio del secondo turno spera di incassare i voti di un’estrema sinistra ossessionata dalla sindrome dell’Europa liberista.
Così alla fine entrambi i contendenti hanno fatto prova di grande riserbo convergendo in fondo su una posizione più che prudente di un mini-trattato o qualcosa del genere, lasciando alla Presidenza di turno tedesca il difficile compito di individuare il sentiero stretto che dovrebbe portare l’UE all’adozione di un Trattato non troppo ambizioso alla scadenza del 2009, anno delle prossime elezioni europee. Siamo lontani da quell’asse franco-tedesco che tanto fece per l’Europa, così come siamo lontani da quell’Europa di Schuman e Monnet degli anni ’50, ma anche di quella più recente di Mitterand e Delors e, perfino – ed è tutto dire – di Chirac.
Ma forse è normale che sia così: anche quell’Europa non c’è più dopo la cura Thatcher-Blair (e forse presto di Brown) e con l’arrivo recente di nuovi Paesi così lontani dal progetto di un’Unione politica come la Polonia o la Repubblica ceca. E questo proprio mentre diventa urgente accogliere i Paesi balcanici, riprendere il dialogo con la Turchia e rafforzare il ruolo dell’UE nel Mediterraneo. E non sarà   la nuova Presidenza francese, specie se a vincere dovesse essere Sarkozy, a dare un gran contributo per aiutare l’Europa ad uscire dal guado.

1 COMMENTO

  1. Credo che l’articolo di Franco Chittolina contenga la delusione di noi tutti per questa Europa che pare non camminare proprio là  dove la sua presenza “politica” potrebbe e dovrebbe dare l’apporto di civiltà  di cui abbiamo bisogno per sentirci “adeguati” alle vicende che stiamo vivendo come uomini tout court. Voglio essere così ingenua da sperare ancora una piccola soluzione nel finale delle elezioni francesi, ma soprattutto voglio essere ottimista per il cammino che sta facendo Apice nel cercare di “sollecitare” quella cultura di cittadini che avremmo comunque la potenzialità  di esprimere anche per portare dal basso “qualche cosa” a Bruxelles. Questa per me è l’unica strada al cambiamento purchè diventi visibile!

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