Per la tutela ambientale serve un’UE più ambiziosa

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Più slancio e maggiore ambizione nelle trattative internazionali per un nuovo accordo mondiale sul clima devono caratterizzare l’azione dell’UE, secondo quanto osservato dal commissario europeo all’Ambiente, Stavros Dimas, in occasione della Giornata mondiale per l’ambiente.
Il commissario europeo ha dichiarato che il nuovo accordo mondiale sul clima, previsto per la Conferenza di Copenaghen a dicembre, «rappresenta l’ultima possibilità   che abbiamo di evitare che i cambiamenti climatici raggiungano i livelli pericolosi, se non addirittura catastrofici, previsti dagli scienziati già   per il 2050, con conseguenze che si ripercuoteranno sulla vita di oltre un miliardo di giovani d’oggi».
Un recente studio del Global Humanitarian Forum ha stimato che i cambiamenti climatici hanno già   serie ripercussioni su 325 milioni di persone ogni anno, causando la morte di circa 315.000 persone all’anno per fame, malattia e condizioni meteorologiche estreme e comportando perdite economiche a livello mondiale per oltre 125 miliardi di dollari l’anno, cifre che si prevede cresceranno considerevolmente nei prossimi vent’anni.
Spetta dunque al mondo industrializzato dare l’esempio, osserva Dimas, anche perchà© secondo il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) per evitare conseguenza disastrose i Paesi industrializzati devono cominciare a ridurre le loro emissioni complessive fino a raggiungere, entro il 2020, livelli che siano inferiori del 30% rispetto a quelli del 1990.
Con le misure legislative per ridurre le emissioni del 20% e l’impegno a raggiungere gradatamente il 30% se altri Paesi collaboreranno, l’UE «ha dato prova di leadership e determinazione» sostiene il commissario europeo, tuttavia è fondamentale una maggiore ambizione. Secondo Dimas, infatti, «non saremo in grado di vincere la lotta contro i cambiamenti climatici a meno che i Paesi in via di sviluppo, e in special modo le grandi economie emergenti, non diano prova di un maggiore impegno nel limitare il tasso di crescita delle loro emissioni. Tuttavia, i Paesi industrializzati riusciranno a convincere i Paesi in via di sviluppo a seguirli nell’unanime impegno che prenderà   le mosse da Copenaghen solo se riusciranno a dare essi stessi il buon esempio».

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