L’eguaglianza di genere contribuisce alla crescita

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Se le differenze di genere in campo occupazionale fossero eliminate si stima un potenziale incremento del PIL negli Stati membri dell’UE compreso tra il 15% e il 45%, anche per questo contributo essenziale alla crescita economica è necessario migliorare le pari opportunità   di genere nell’UE.
Il tema è stato discusso dai ministri europei responsabili per l’eguaglianza di genere e per le questioni economico-finanziarie, in occasione di una Conferenza svoltasi a Stoccolma su iniziativa della presidenza di turno svedese dell’UE. Negli ultimi dieci anni sono stati computi importanti progressi in materia di partecipazione delle donne al mercato del lavoro, con un tasso di occupazione femminile passato dal 52% nel 1998 al 59,1% del 2008, cioè vicino all’obiettivo del 60% fissato per il 2010 dalla Strategia di Lisbona. Tuttavia, rispetto all’occupazione maschile permangono forti differenze sia quantitative (13,7 punti percentuali in meno per il tasso di occupazione femminile) sia qualitative: differenze salariali medie del 17%, part-time involontario con percentuali quattro volte più elevate per le donne, segregazione di genere nel mercato del lavoro.
Molti Paesi europei, è stato evidenziato durante la Conferenza, offrono scarsi incentivi alle donne per ritornare al lavoro dopo aver usufruito di congedi parentali: contributi inadeguati, scarsi servizi per la cura dell’infanzia e della vecchiaia, sistemi fiscali che non sgravano il lavoro familiare sono le ragioni principali per cui le donne, impegnate nella cura dei figli e degli anziani, spesso si trovano impossibilitate a rientrare nel mercato del lavoro.
Una situazione da affrontare concretamente, anche per capire come poter mantenere adeguate politiche per la parità   di genere in un periodo di profonda crisi economica.

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