Si è tenuto a Bruxelles il 24 luglio scorso l’undicesimo Consiglio di Associazione Unione Europea – Israele, un incontro che ha riunito intorno al tavolo i responsabili politici di ambo le parti e che fa parte della nuova Politica europea di vicinato nel contesto dell’Unione per il Mediterraneo. Un Consiglio previsto e preparato da tempo da riunioni tecniche e che ha avuto come risultato il rafforzamento delle relazioni UE con Israele attraverso l’apertura di ben 15 nuovi settori di cooperazione e circa 60 progetti. Si tratta in particolare dell’energia, dei trasporti, dell’agricoltura nonché della partecipazione di Israele alle attività di varie agenzie dell’UE come Europol o l’Agenzia spaziale europea.
Un risultato che non manca di sollevare interrogativi e inquietudini se si pensa che questo rafforzamento della cooperazione, tanto voluto da Israele, si inserisce in un rapporto che escludeva il rafforzamento delle relazioni politiche dopo l’intervento militare israeliano del 2009/2010 nella Striscia di Gaza. Non solo, ma è in evidente contraddizione con l’ultima dichiarazione del Consiglio dell’Unione Europea dello scorso 14 maggio sul processo di pace in Medio Oriente, dove stilava una lunga lista di preoccupazioni che riguardano appunto la politica di Israele al riguardo.
Una politica che mette a grave rischio l’obiettivo della creazione di due Stati, sempre sostenuto dall’Unione Europea in tutte le sue dichiarazioni e in quanto membro del Quartetto; una politica che non ferma l’ espansione di colonie in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, espansioni dichiarate illegali secondo il diritto internazionale, che peggiora giorno dopo giorno le condizioni di vita dei Palestinesi, in particolare di quelli che vivono nella zona C, dove dovrebbe nascere un futuro Stato Palestinese.
Rafforzare le relazioni e la cooperazione con Israele in questa situazione non può che mettere in evidenza le contraddizioni della politica UE al riguardo e porre l’interrogativo di quanto queste relazioni siano rispettose del diritto internazionale. L’Unione Europea, se veramente crede ad un processo di pace in Medio Oriente, dovrebbe mettere al centro delle sue relazioni con Israele tutti i principi che costantemente elenca nelle sue dichiarazioni, fra i quali appunto il rispetto dei diritti dell’uomo e del diritto internazionale.
In un momento in cui si sta giocando molta parte del futuro del Vicino e Medio Oriente e l’esito delle Primavere arabe, appare ancor più urgente lavorare per la pace fra Israele e Palestina. l’UE avrebbe tutti i mezzi per promuovere questo obiettivo, ma questo ultimo Consiglio sembra aver dato un segnale in senso opposto e questo è difficilmente comprensibile a buona parte dei cittadini europei.