L’Unione Europea è composta da una serie di organi che spesso appaiono opachi e lontani. Tra questi, il Parlamento è tra i più visibili e accessibili, essendo l’unica assemblea i cui membri sono eletti direttamente dai cittadini europei ed è spesso oggetto dell’attenzione dei mezzi di comunicazione. Il recente rigetto del Trattato ACTA (Accordo Commerciale Anti-Contraffazione) suggerisce una riflessione sull’effettiva influenza di quest’organo sul processo decisionale dell’UE.
Il Parlamento europeo è un organo dell’Unione Europea che ha visto le proprie competenze estendersi significativamente. Da consesso poco più che consultivo al momento della sua prima seduta, composta da parlamentari inviati dai parlamenti nazionali, il Parlamento è diventato un’assemblea dotata di competenze fondamentali per il funzionamento dell’Unione e si è dimostrato alquanto permeabile ai contributi dei cittadini. Malgrado alcune eccezioni, il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, prevede che il Parlamento e il Consiglio operino congiuntamente e pariteticamente alla definizione della maggior parte dei testi legislativi, specialmente in materia di bilancio, politica agricola comune, servizi di interesse economico, proprietà industriale e intellettuale, spazio, giustizia.
Il coinvolgimento del Parlamento è capace di concentrare l’attenzione pubblica e politica sulle questioni esaminate dall’assemblea, permettendo una mobilitazione sia della società civile che dei rappresentanti politici nazionali. Il voto negativo in merito alla ratifica del trattato ACTA è avvenuto dopo una riflessione durata circa un anno. Lo scopo del Trattato è di promuovere nuovi standard per la protezione trans-frontaliera di diritti di proprietà intellettuale ed industriale. Le competenze in questi settori sono condivise tra l’Unione e gli Stati membri, la Commissione ha condotto i negoziati, ma l’approvazione del Parlamento e del Consiglio sono atti fondamentali per la ratifica da parte dell’UE. Inoltre tutti i paesi membri sono tenuti a ratificare ACTA per permettere una completa entrata in vigore nel territorio dell’Unione. I negoziati sono stati condotti in modo confidenziale, con poche concessioni al dibattito pubblico. Nel 2008, una richiesta di chiarimenti da parte di alcune associazioni al Consiglio dell’UE, nel quale siedono i rappresentanti dei governi nazionali, è stato respinto, citando l’importanza della discrezione per la conclusione dei negoziati. Da quel momento, l’attenzione della società civile si è concentrata sul Parlamento e questo ha adottato, già nel 2009, una risoluzione non vincolante, nei confronti della Commissione europea, presente al tavolo dei negoziati per conto dell’UE, con la richiesta di rendere pubblici i documenti relativi ai negoziati in corso. A firma avvenuta, la società civile europea ha organizzato una campagna d’informazione a livello continentale, riuscendo a convincere alcuni governi a non ratificare il Trattato, ma soprattutto convincendo l’Assemblea europea a prendere provvedimenti seri, quali la dimissione del relatoree, il voto negativo nelle commissioni parlamentari che hanno esaminato il processo ed un voto di rigetto finale, in assemblea plenaria. Il Presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, ha riconosciuto che “la decisione di respingere l’ACTA è stata preceduta da un dibattito intenso, aperto e trasparente con la società civile, le organizzazioni imprenditoriali, i Parlamenti nazionali e molte altre parti interessate”.
L’assunzione di maggiori responsabilità da parte del Parlamento contribuisce alla riduzione del “gap” democratico delle istituzioni. Oltre al caso del Trattato ACTA, negli anni si è riscontrata una relazione tra i poteri del Parlamento, previsti dalla procedura legislativa impiegata, e il livello di coinvolgimento dei rappresentanti nazionali in Consiglio. Un Parlamento forte e competente comporta un livello di coinvolgimento ministeriale superiore nel processo decisionale europeo, permettendo una rappresentazione degli interessi nazionali maggiormente efficace ed una superiore responsabilità politica delle scelte adottate. Nei casi in cui il Parlamento dispone di reali poteri legislativi, considerata la sua permeabilità ai contributi della società civile, le scelte assunte dal Consiglio sono state più trasparenti, meno influenzate dalle posizioni tecniche dei funzionari ministeriali nazionali, obbligando i ministri nazionali a rispondere ai rispettivi Parlamenti.
In conclusione, il Parlamento è ad oggi un organo capace di influenzare il processo decisionale europeo, almeno negli ambiti di sua competenza. Esso è molto permeabile ai contributi della società civile, permette un maggiore coinvolgimento politico dei ministri nazionali e riduce il numero delle decisioni prese dai burocrati nazionali. Il coinvolgimento dei cittadini europei nelle elezioni europee sarà importante, perché la qualità dell’azione degli eletti all’Assemblea europea determinerà in larga misura la legittimazione degli atti dell’UE.
di Mattia Salamanca Orrego