La Commissione europea invita gli Stati membri e il Parlamento europeo a sbloccare la riforma del sistema di asilo

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La Commissione europea desidera che siano consolidati i progressi raggiunti nell’ambito della riforma del sistema di asilo

L’approccio globale dell’Unione Europea sulle migrazioni ha garantito frontiere più sicure, strumenti efficaci per gestire i movimenti all’interno degli Stati membri e una cooperazione approfondita con i paesi partner. Considerando che il numero degli arrivi irregolari è tornato ai livelli precedenti la crisi migratoria, la Commissione europea ha invitato gli Stati membri e il Parlamento europeo ad adottare le cinque proposte rimaste in sospeso nell’ambito della riforma del sistema di asilo prima delle elezioni europee del prossimo anno. Queste proposte comprendono il regolamento qualifiche, la direttiva sulle condizioni di accoglienza, il regolamento sull’Agenzia europea per l’asilo, il regolamento Eurodac e il regolamento sul quadro dell’Unione per il reinsediamento.

Tuttavia, rimangono ancora due proposte avanzate dalla Commissione europea sulle quali deve ancora essere trovato un accordo. Per ciò che concerne il regolamento sulla procedura di asilo, si pensa che il Consiglio possa adottare la propria posizione negoziale entro la fine del 2018, in modo da consentire l’avvio dei negoziati con il Parlamento europeo.

Dovrà trovare essere altresì trovata una soluzione in merito al regolamento di Dublino, fondamentale per garantire un sistema di asilo adatto alle sfide poste dalla contemporaneità. La Commissione europea ritiene che si debba raggiungere un compromesso in grado di fornire un sostegno efficace agli Stati membri posti sotto pressioni e di impedire i movimenti secondari e ogni possibile abuso di questo sistema. Si ritiene, inoltre, che potrebbero essere messe in atto sin da subito disposizioni temporanee tali da anticipare gli elementi centrali di un possibile futuro regolamento di Dublino.

La Commissione europea non si è, però, limitata a invitare gli Stati membri e il Parlamento europeo a trovare un accordo, ma ha altresì ricordato il modo in cui l’Unione Europea si impegna nella gestione delle migrazioni, dall’azione esterna alla gestione delle frontiere e alle misure interne.

Va innanzitutto evidenziato come siano stati compiuti progressi nella prevenzione delle migrazioni irregolari e nella lotta contro il traffico di migranti. A tal proposito, la Commissione europea sottolinea come la dichiarazione UE-Turchia abbia permesso di ridurre del 97% gli arrivi lungo la rotta del Mediterraneo orientale e come questi ultimi rimangano inferiori del 90% rispetto al numero registrato nel 2015. Se si considera la rotta del Mediterraneo centrale, i flussi irregolari sono diminuiti dell’80%. Sono stati, inoltre, conclusi sei nuovi accordi con Afghanistan, Guinea, Bangladesh, Etiopia, Gambia e Costa d’Avorio, raggiungendo così il numero di 23 accordi con Stati di partenza.

34.000 persone provenienti dalla Libia e dal Niger hanno ricevuto assistenza nel rimpatrio volontario, mentre 2.000 sono state evacuate dalla Libia per essere reinsediate altrove. Per quanto riguarda i reinsediamenti, l’Unione Europea ha sviluppato programmi che hanno consentito di reinsediare oltre 44.000 persone a partire dal 2015.

Per quanto concerne la lotta ai trafficanti, grazie all’Operazione Sophia sono stati individuati e fermati 151 presunti trafficanti e sono state arrestate 221 persone in Niger.

L’Unione Europea ha deciso di affrontare le cause profonde delle migrazioni grazie al Fondo fiduciario di emergenza per l’Africa, che ha mobilitato oltre 4 miliardi di Euro. Sono stati, inoltre, istituiti 12 strumenti di garanzia nell’ambito del piano per gli investimenti esterni del valore di 800 milioni di Euro. Nei prossimi anni lo stesso approccio integrato sarà applicato anche al Mediterraneo occidentale, un’area geografica nella quale i flussi stanno aumentando. Verranno, inoltre, incrementati gli sforzi per concludere i negoziati di riammissione in sospeso.

Rispetto alla protezione delle frontiere esterne dell’Unione Europea, la Commissione europea ha proposto di dotare l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera di un corpo di 10.000 guardie di frontiera, al fine di garantire agli Stati membri un pieno sostegno operativo da parte dell’UE. Gli stessi Stati membri e il Parlamento europeo sono stati invitati ad adottare la riforma prima delle elezioni europee del 2019.

Va, inoltre, segnalato come il lavoro portato avanti dall’Unione Europea rispetto all’istituzione di nuovi sistemi interoperabili di scambio di informazioni sulle frontiere e sulla sicurezza stia cominciando a produrre i primi risultati. Sono, infatti, in corso di perfezionamento alcune misure, tra le quali il Sistema di informazione e autorizzazione ai viaggi (ETIAS), il Sistema di informazione visti (VIS) e il Sistema di informazione Schengen (SIS), nonché la creazione di un sistema di ingressi e uscite per i cittadini e le cittadine provenienti da paesi terzi.

La Commissione europea ritiene altresì che i controlli temporanei alle frontiere interne dello spazio Schengen introdotti da alcuni Stati membri a partire dal 2015 debbano essere aboliti. L’area di libera circolazione continua, infatti, a godere di un forte consenso da parte degli europei e delle europee, che la considerano una delle maggiori conquiste ottenute dall’Unione Europea.

 

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