L’Agenzia europea per i diritti fondamentali fra luci ed ombre

1999

Il 1° marzo 2007 è stata ufficialmente inaugurata a Vienna l’Agenzia europea per i diritti fondamentali, che sostituisce l’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia (EUMC).
Con evidenti competenze più ampie dell’Osservatorio, l’Agenzia è, a grandi linee e con molti limiti, chiamata a sorvegliare l’applicazione del diritto comunitario sulla base della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Con tuttavia una grande eccezione: l’Agenzia non ha nessuna competenza su quei diritti che si ritrovano, nel Trattato, sotto il terzo pilastro, e cioè su tutta la cooperazione intergovernativa in materia di polizia, giustizia, immigrazione e anti-terrorismo.
Benchà© il rispetto dei diritti fondamentali sia una delle priorità   dichiarate dell’Unione Europea, sia nel Trattato che nel perseguimento di tutte le sue politiche, ancora una volta bisogna constatare quanto invece sia difficile il processo politico per raggiungere una chiara, trasparente e inequivocabile adesione dell’Europa a tali diritti.
Ripercorrendo infatti il cammino della Carta dei diritti fondamentali, ci si accorge di quanta insicurezza e prudenza abbiano finora dimostrato gli Stati membri, e di riflesso l’Europa, al riguardo. Il percorso va dal Consiglio europeo di Colonia del giugno 1999, che, per ragioni di maggiore chiarezza e visibilità  , aveva ritenuto opportuno raccogliere in un’unica Carta i diritti fondamentali riconosciuti nell’Unione, al Consiglio Europeo di Nizza che non ha ritenuto opportuno inserire nel Trattato riferimenti alla Carta. Ultima tappa, il progetto di Trattato costituzionale, attualmente in sospeso, con il risultato che l’Europa, a tutt’oggi, non è ancora stata in grado di dotarsi di una Carta dei diritti fondamentali che abbia un valore giuridico vincolante.
La Carta riunisce in un solo testo non solo i principi generali della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà   fondamentali (firmata a Roma nel 1950), ma anche i diritti fondamentali provenienti dalle tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri, in quanto principi generali del diritto comunitario, i diritti economici e sociali enunciati dalla Carta sociale europea e dalla Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori, nonchà© i principi derivanti dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia e della Corte europea dei diritti dell’uomo.
In questo contesto, dunque, il ruolo dell’Agenzia è contemporaneamente importante ma anche alquanto limitato: metterà   le sue competenze in fatto di diritti fondamentali a disposizione delle Istituzioni europee, degli Stati membri e della società   civile; avrà   un programma annuale ben definito; raccoglierà   e pubblicherà   informazioni e rapporti; collaborerà   con il Consiglio d’Europa, mantenendosi rigorosamente nelle sue competenze e nel suo raggio d’azione.
Non avrà   tuttavia competenze per condurre inchieste specifiche nà© la possibilità   di portare tempestivamente all’attenzione dell’Unione europea gli eventuali sospetti di violazione dei diritti da parte dagli Stati membri, così come previsto dall’articolo 7 del Trattato.
L’Agenzia si presenta come un organo indipendente: avrà   un direttore e un esecutivo. Il Consiglio d’Amministrazione sarà   composto da un rappresentante indipendente di ogni Stato membro, da due rappresentanti della Commissione e da un rappresentante del Consiglio d’Europa.
Il Parlamento europeo, spesso in prima linea nella difesa dei diritti umani, non ha purtroppo voce in capitolo nella nomina dei membri del Consiglio d’Amministrazione, cosa che avrebbe forse garantito più trasparenza e pluralismo.
Ed infine, lo statuto dell’Agenzia prevede la creazione di una «piattaforma dei diritti fondamentali» per il dialogo con le organizzazioni della società   civile. Dialogo che prevede consultazione e cooperazione, ma che, visti i limiti operativi dell’Agenzia, fa nascere una certa inquietudine sul ruolo che effettivamente la società   civile potrà   svolgere e sul suo dialogo diretto con le Istituzioni europee.
Nà© ci rassicurano in questo contesto i recenti rapporti pubblicati sullo stato del rispetto dei diritti fondamentali in Europa. Sappiamo che ci sono ancora violazioni in tema di parità   di genere, di pari opportunità   per tutti, di diritti sindacali, di rispetto delle minoranze. Il razzismo, l’intolleranza e il rifiuto del diverso è presente in molti Stati membri. L’Agenzia potrà   certamente svolgere un ruolo importante di sensibilizzazione su questi temi, ma non sarà   mai sufficiente se la Carta dei diritti fondamentali non entrerà   con forza nel futuro Trattato costituzionale e avrà   valore giuridico vincolante per tutti. Altrimenti vedremo svuotata del suo significato la costruzione di una vera cittadinanza europea.

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