Siamo entrati in una stagione di alta variabilità delle alleanze nel mondo, Europa compresa. Le relazioni internazionali conoscono da sempre geometrie variabili a seconda della congiuntura politica o economica, ma vi sono eventi che le ne accelerano i movimenti, come nel caso oggi in Europa della guerra o delle dimensioni dei flussi migratori.
Ne è un esempio recente l’alleanza che sembra in cantiere tra il governo italiano e quello britannico,
almeno stando a quanto hanno sottoscritto insieme i due capi di governo in un articolo venerdì 9 ottobre, ospitato dal più diffuso quotidiano italiano con il titolo: “Dobbiamo fermare quegli sbarchi illegali”. L’obiettivo è quello noto: puntare al contrasto dei flussi alle frontiere, meglio se a quelle dei Paesi di provenienza, a salvaguardia delle “Nazioni” (un termine ripetuto a più riprese) non proprio considerate possibili “ospitanti”, nonostante che i due Paesi sappiano di avere gran bisogno di forze nuove per il loro mercato del lavoro.
Al di là dell’ideologia che alimenta questa opzione politica è motivo di riflessione questo singolare gemellaggio tra il Paese della “Brexit”, che avviò la sua secessione dall’Unione Europea proprio cavalcando l’”invasione” dei migranti, e molta parte della politica italiana particolarmente sedotta da questa lettura del fenomeno migratorio.
Tutto questo mentre nell’Unione Europea si cerca con difficoltà di salvaguardare la coesione tra i Ventisette con un Patto sui migranti che deve adesso affrontare il voto del Parlamento europeo e la decisione del Consiglio europeo dei Capi di Stato e di governo, si spera prima della fine della legislatura ma senza sottovalutare l’opposizione di alcuni Paesi ad est, con Polonia e Ungheria in testa.
Per fare buon peso in questa nuova geometria variabile delle alleanze, sorprende un nuovo provvisorio “club” al quale partecipano, con l’Italia e il Regno Unito, Francia, Olanda ed Albania con Ursula von der Leyen, candidata alla sua successione come “madrina”, lasciando fuori Germania e Spagna, il Paese a guida socialista oggi alla Presidenza del Consiglio UE, dove il nostro presidente del Consiglio aveva fatto campagna per l’estrema destra di Vox, poi pesantemente sconfitta al voto.
Non è facile intravvederne la logica, se non in chiave pre-elettorale e, nel caso del Regno Unito, nel contesto della guerra della Russia contro l’Ucraina. Nel primo caso non stupisce l’avvio di un accordo con la Francia, impegnata anch’essa sul fronte migranti, anche per contenere l’estrema destra di Marine Le Pen, alleata nell’UE con la Lega “di lotta e di governo” in Italia. Nel secondo caso, quello della guerra, è rivelatrice la scelta di un alleato come il Regno Unito, in Europa il Paese più attivo nel sostegno all’Ucraina a fianco del tradizionale alleato americano, a testimonianza della “coerenza atlantista” del presidente del Consiglio italiano, molto meno stabile e credibile per la sua “coerenza europeista”, messa spesso a dura prova direttamente o per interposti ministri del suo governo.
A chiarimento di tutto questo può essere utile un passaggio finale dell’articolo citato: “Siamo orgogliosi che l’Italia e il Regno Unito stiano lavorando fianco a fianco in questo ambito, perché in questa e in molte altre aree le nostre prospettive e i nostri obiettivi sono gli stessi. Infatti, oggi siamo due tra le Nazioni più vicine in Europa”.
Lascia perplessi, in una stagione dell’Unione Europea segnata da conflitti verso l’esterno e tensioni al proprio interno, assistere ad una simile volatilità delle alleanze quando sarebbe invece il momento di destinare tutte le forze disponibili a rafforzare la coesione comunitaria, prima che le faglie esistenti mettano in moto, nella nostra casa comune, movimenti sismici di cui non abbiamo bisogno.