Il CESE, durante la sessione plenaria di settembre 2021, ha presentato un parere riguardo la Strategia per il rimpatrio volontario e il reinserimento della Commissione europea, sottolineato che la maggior parte dei rimpatri volontari non ha funzionato correttamente perché i paesi di origine non erano sufficientemente coinvolti e perché i migranti in situazione irregolare erano spesso riluttanti a tornare indietro.
Il rimpatrio volontario si riferisce al meccanismo che consente ai migranti irregolari nell’UE di tornare nei loro paesi di origine, con un migliore reinserimento nella società ospitante rispetto alle procedure di rimpatrio forzato.
Il CESE è preoccupato che il rimpatrio volontario possa diventare un eufemismo per espulsioni o per compensazioni finanziarie corrisposte ai paesi di destinazione che accolgono i rimpatriati, senza mai prendere in considerazione i loro desideri, dato che spesso i migranti non desiderano tornare nei loro paesi d’origine dopo un difficile viaggio verso l’UE.
José Antonio Moreno Díaz, relatore del parere, ha affermato che l’incoraggiamento del rimpatrio volontario dovrebbe andare di pari passo con il reinserimento dei migranti nel loro paese nonchè migliorare la raccolta dei dati poiché le informazioni attuali sul numero di migranti che sono tornati volontariamente e sul successo del loro reinserimento rimangono approssimative.
Il CESE ha inoltre espresso preoccupazione per il futuro ruolo di Frontex, alla luce dell’ultima relazione del Parlamento europeo sulle presunte violazioni dei diritti commesse dall’agenzia. A questo proposito, il Comitato chiede che il ruolo e le attività di Frontex siano supervisionati, in modo da garantire che siano svolte nel rispetto dei diritti umani.
Per approfondire: il comunicato del CESE