
Lo scorso 4 dicembre, la Direzione Generale per l’Occupazione, gli Affari Sociali e l’Inclusione ha reso pubbliche sei nuove note di ricerca del Monitoraggio sulla Situazione Sociale (Social Situation Monitor).
Queste indagini toccano temi cruciali, dall’impatto dell’Intelligenza Artificiale (IA) sul lavoro e sulle dinamiche abitative, fino alla deprivazione infantile e all’integrazione.
Il risultato più sorprendente riguarda il rapporto tra tecnologia e occupazione. Contrariamente ai timori di un’ingente sostituzione di posti di lavoro, la ricerca sull’IA dimostra che, tra il 2012 e il 2022, l’aumento dell’esposizione all’Intelligenza Artificiale è stato associato a una crescita complessiva dell’occupazione. Lo studio suggerisce che l’IA ha giocato un ruolo complementare piuttosto che sostitutivo nei confronti dei lavori esistenti.
Tuttavia, emergono criticità in particolare dall’analisi sulle condizioni abitative. Attraverso l’uso di una metodologia innovativa (Bayesian Structural Panel Vector Autoregression), la ricerca sulle condizioni abitative mostra che l’elevato costo delle case sta portando a un graduale ma sempre più frequente peggioramento delle condizioni di vita e a un aumento della disuguaglianza di reddito nell’UE.
Contestualmente, i dati sulla deprivazione materiale infantile, specifici per l’infanzia, rivelano una stretta correlazione con la struttura familiare. La deprivazione risulta essere maggiore per le famiglie monoparentali, seguite dalle famiglie ricostituite (dove almeno un adulto è un genitore acquisito). Le famiglie nucleari tradizionali presentano invece i tassi più bassi di deprivazione materiale specifica per i bambini.
Per quanto riguarda il telelavoro e la disabilità, la speranza che la pandemia di COVID-19 potesse aprire nuove opportunità di impiego stabile non ha trovato riscontro nei fatti. La ricerca non ha trovato prove concrete che la maggiore diffusione del lavoro a distanza abbia portato a un aumento dei tassi di occupazione per le persone con disabilità nell’UE.Infine,dall’analisi emerge come l’integrazione nel mercato del lavoro dei gruppi più vulnerabili non sia ancora sufficiente soprattutto per quanto riguarda i rifugiati ucraini e le donne, soprattutto quelle con figli piccoli che continuano a ottenere risultati meno favorevoli in termini di occupazione.
Per saperne di più: New social situation Monitor












