Fratelli tutti #1 – Il messaggio di Papa Francesco all’Europa

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Apice è lieta di presentare il primo approfondimento del ciclo dedicato all’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, pubblicata il 4 ottobre scorso. Quattro commentatori analizzeranno alcune delle principali tematiche “civili” affrontate dal Pontefice nell’enciclica. Le analisi saranno pubblicate, a partire da questa settimana, sul periodico cuneese “La Guida”, e successivamente riprese dal nostro sito.

Nel primo approfondimento, che riportiamo integralmente di seguito, Franco Chittolina approfondisce il tema del futuro dell’Europa, sul quale Francesco si è già soffermato a più riprese nel corso del suo pontificato.


Ci voleva un Papa “venuto dai confini del mondo” per invitarci a riflettere  al futuro dell’Europa. Un messaggio che è tornato forte nelle prime pagine dell’enciclica “Fratelli tutti”, ma che già era stato annunciato negli anni scorsi. Era avvenuto, tra le altre, in due occasioni particolari: con il discorso di papa Francesco davanti al Parlamento europeo nel novembre del 2014 e, due anni dopo, al momento del conferimento al Papa del Premio Carlo Magno nel maggio 2016. In entrambi i casi era fatto eco alla crisi economica e sociale che aveva conosciuto l’Unione Europea nello scorso decennio; nell’enciclica il tema ritorna anche con più forza nel cuore della pandemia da Covid-19 che sta aggredendo il mondo con un’inquietante crescita in Europa. 

Già davanti al Parlamento europeo papa Francesco aveva detto il suo apprezzamento per il processo di unificazione continentale da rafforzare in un contesto di difficoltà economiche, facendo leva su solidarietà e sussidiarietà e chiedendo a “nonna Europa”, invecchiata nel tempo, di aprirsi al nuovo. Adesso il Papa ci ricorda che “la crisi finanziaria del 2007-2008 era l’occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici…Ma non c’è stata una reazione che abbia portato a ripensare i criteri obsoleti che continuano a governare il mondo” (§170).

Nel 2016, quando la crisi economica sembrava superata, il Papa tornava a sollecitare l’Europa perché ritrovasse la forza dei suoi valori fondanti, ritrovando la capacità di integrare, di dialogare e di generare nuove progettualità. Rieccheggiano ancora quelle sue parole: “Che cosa ti è successo, Europa umanistica, paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà?”, a conferma della preoccupazione per il futuro dei diritti e della democrazia, tema ricorrente negli interventi di papa Francesco.

Se possibile, ancora più forti anche se non sempre così espliciti gli appelli all’Europa nella recente enciclica, già in apertura quando al paragrafo 10, riferendosi al “sogno di un’Europa unita” lo colloca sotto il titolo “sogni che vanno in frantumi” mentre “la storia sta dando segni di ritorno all’indietro. Si accendono conflitti anacronistici che si ritenevano superati, risorgono nazionalismi chiusi, esasperati, risentiti e aggressivi” (§ 11). A dir poco, un campanello di allarme che suona più forte in questa stagione della storia che, con la pandemia, annuncia la fine di un mondo, ma non del mondo che bisogna adesso ricostruire, superando esasperazioni identitarie e intolleranza.

Un mondo – e naturalmente il messaggio è prima di tutto all’Europa, anche se non citata –  che non deve dimenticare la tragedia della Shoah, “il simbolo di dove può arrivare la malvagità dell’uomo quando, fomentata da false ideologie, dimentica la dignità fondamentale di ogni persona, la quale merita rispetto assoluto qualunque sia il popolo a cui appartiene e la religione che professa” (§ 247).

Molti altri gli spunti che dall’enciclica possono ricavare movimenti politici attivi nell’Unione Europea quando viene ricordato che “ci sono ancora   coloro che ritengono di sentirsi incoraggiati o almeno autorizzati dalla loro fede a sostenere varie forme di nazionalismo chiuso e violento, atteggiamenti xenofobi…(§ 86), “in un mondo dove compaiono, e crescono, gruppi sociali che si aggrappano a un’identità che li separa dagli altri” (§ 102).

E perché il messaggio sia chiaro il papa lo ripropone ricordando che “nessuno dunque può rimanere escluso, a prescindere da dove sia nato, e tanto meno a causa dei privilegi che altri possiedono per essere nati in luoghi con maggiori opportunità. I confini e le frontiere degli Stati non possono impedire che questo si realizzi” (§ 121).

Molti altri ancora i passaggi dell’enciclica dai quali l’Unione Europea potrebbe ricavare stimoli per il suo futuro, nel presente difficile che stiamo vivendo, come in parte ha saputo cogliere, a proposito della salvaguardia del pianeta, dall’enciclica “Laudato sì” di cui “Fratelli tutti” è un naturale sviluppo.

Per approfondire: il testo completo dell’enciclica “Fratelli tutti”

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