Europa tra ieri e domani: Cinquantasei anni fa la dichiarazione di Schuman

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Sono passati 56 anni da quel 9 maggio 1950, giorno nel quale si fa risalire la nascita dell’Europa e che oggi ne è diventato la festa ufficiale.
L’ Europa usciva dalla seconda guerra mondiale e lo spettro di un possibile terzo conflitto si aggirava angosciando non poco gli europei.
Quel giorno a Parigi la stampa era stata convocata per le sei del pomeriggio al Quai d’Orsay, sede del Ministero degli esteri francese, per una comunicazione di massima importanza. Le prime righe della dichiarazione del Ministro, Robert Schuman, redatte in collaborazione con l’amico e Consigliere Jean Monet, danno l’idea dell’ambizione della proposta, con la quale si tendeva una mano alla Germania sconfitta dalla guerra, cercando di superare odi, rancori e pregiudizi, e soprattutto le rovine materiali e morali che il conflitto aveva provocato.

«La pace mondiale non potrebbe essere salvaguardata senza iniziative creative all’altezza dei pericoli che ci minacciano» à¢à¢â€š¬à‚¦ «Mettendo in comune talune produzioni di base e istituendo una nuova Alta Autorità  , le cui decisioni saranno vincolanti per Francia, Germania e i paesi che vi aderiranno, saranno realizzatele prime fondamenta concrete di una federazione europea indispensabile alla salvaguardia della pace»
Si partiva dalla proposta di accordi sulla produzione del carbone e dell’acciaio, che tanti problemi aveva creato, per sancire in realtà   un tentativo di patto che rendesse stabile la pace.
E, infatti, nel 1951 nacque la CECA (Comunità   Economica del Carbone e dell’Acciaio) e nel 1957, a Roma, fu siglato il Trattato costitutivo dai sei paesi fondatori: Francia, Germania, Italia, Olanda, Belgio e Lussemburgo.
Famiglia che man mano si è allargata, fino all’ultimo allargamento del maggio 2004, con ben 10 paesi entrati, arrivando quindi agli attuali 25 stati membri. E non è finita, perchà© tra un pಠci raggiungeranno Romania e Bulgaria, i paesi balcanici, e l’avvio dei negoziati di adesione con la Turchia apre, di fatto, il grande dibattito su cosa si intenda quando si parla di confini europei, non solo geografici ma anche politici e culturali.
Dalla storica dichiarazione di Schuman davvero tanta acqua è passata sotto i ponti, e il processo di integrazione europea, pur tra andamenti contradditori, è man mano progredito. Molte sono le «tappe storiche» sul piano istituzionale, politico e sociale che in Europa hanno contraddistinto questo cammino. Vediamone almeno altre due.
L’entrata in vigore dell’Euro nel gennaio 2002, moneta adottata per ora da 12 paesi, ha segnato una tappa irreversibile, aldilà   del suo significato finanziario ed economico, per la carica simbolica che la moneta unica ha come elemento federatore, aldilà   di tutte le critiche che abbondano, soprattutto in Italia. Per dirne solo una, pensiamo a come saremmo messi oggi, a crescita zero, e con gli attuali prezzi del petrolio, con le «nostre care e vecchie lire» à¢à¢â€š¬à‚¦.
E che dire della Costituzione Europea, oggi in fase di stallo per il no francese e olandese ma, è bene ricordare, approvata intanto da 14 paesi membri? Costituzione che va ripresa e rilanciata, aldilà   dei limiti, perchà© rappresenta comunque un passo in avanti per la costruzione di un’Europa politica e sociale, oltre che finanziaria ed economica.
Ed è bene ricordare, in conclusione, che proprio nella scommessa di un’Unione europea più attenta ai bisogni dei propri cittadini sta la possibilità   di rilanciare il sogno europeo dell’«Europa dei popoli»
Lavoro, occupazione, ricerca e innovazione, coesione sociale, rilancio della crescita, sono solo alcuni aspetti che possono riavvicinare i cittadini alle istituzioni comunitarie. Istituzioni che sono percepite sempre più spesso lontane dalle problematiche reali, troppo «tecnocratiche», e a volte appaiono «stanche» anche di fronte alle grandi sfide che l’Europa ha nel mondo.
Ma, per amor di verità  , va anche detto che forse siamo noi «vecchi» paesi dell’Europa a considerarla un po’ troppo scontata (sbagliando), mentre guardano ad essa con molta più speranza quelli che l’Europa non ce l’hanno: i popoli dei paesi confinanti, ma anche milioni di immigrati che qui vengono per trovare lavoro e dignità  . Non deludiamoli !
E non diamo per scontato, anche se a volte questa vecchia Europa sembra parlare più alle menti (e non sempre dice le cose che vorremmo) che ai cuori (anche loro in fondo hanno bisogno di qualche battito acceleratoà¢à¢â€š¬à‚¦) che il processo di integrazione politica sia irreversibileà¢à¢â€š¬à‚¦
Tra i molti slogan che hanno accompagnato le tante euromanifestazioni sindacali nelle capitali europee, per chiedere più lavoro e diritti sociali, e anche in questi giorni al Forum Sociale di Atene, ce ne sono due che ci devono accompagnare nei dibattiti e nelle discussioni: «C’è bisogno di più Europa» e «L’Europa siamo noi».
Ricordiamocene in questo 9 maggio!

Rita Pavan
Responsabile Dip. Internazionale CISL Lombardia

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