Energia e ambiente: polemiche sulle prossime misure dell’UE

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Alla vigilia della presentazione da parte della Commissione europea del pacchetto di misure sull’energia e i cambiamenti climatici si moltiplicano le polemiche e le discussioni, con posizioni spesso più mirate alla difesa di interessi particolari che a quella degli equilibri ambientali.
Una prima bozza del pacchetto energia, ad esempio, prevedeva che i grandi gruppi industriali forti consumatori di energia dovessero comperare i diritti di emissione di gas a effetto serra, ma di fronte alle proteste e alle pressioni della Confindustria europea BusinessEurope, la Commissione ha modificato il testo prevedendo una serie di agevolazioni e sconti per le aziende grandi consumatrici di energia, contemplando anche la possibilità   di uno scambio gratuito di quote.
Il commissario europeo all’Industria, Gà ¼nter Verheugen, aveva poi messo in guardia contro i rischi su prezzi e occupazione delle misure previste dal pacchetto energia per combattere il cambiamento climatico, ma il portavoce della Commissione europea Johannes Laitenberger ha risposto dichiarando che «la lotta al cambiamento climatico non è in contraddizione con la necessità   di salvaguardare e sviluppare l’industria europea, al contrario puಠessere un volano per aumentarne la competitività   e l’innovazione». Sottolineando come sia largamente condiviso il fatto che la situazione attuale non sia più sostenibile, il portavoce della Commissione ha comunque precisato che si sta lavorando per giungere a una «soluzione equilibrata» e che questa sarà   presa «in modo collegiale».
Intanto, il commissario europeo al Commercio Peter Mandelson e la rappresentante degli USA per il commercio, Susan Schwab, hanno dichiarato in una conferenza stampa congiunta a Bruxelles che «le restrizioni commerciali non sono la via da seguire per combattere i cambiamenti climatici», perchà© potrebbero «causare ritorsioni in termini di aumento dei costi per l’industria europea» nonchà© costituire una scusa per la chiusura dei mercati. Tali dichiarazioni giungono in risposta alla proposta di alcuni Paesi europei, tra cui la Francia, di introdurre una «tassa carbonio» ai prodotti provenienti dai Paesi che non rispettano le norme sulle emissioni, tra i quali la Cina ma anche gli USA. L’introduzione della «tassa carbonio» è stata chiesta anche dalla Confederazione Europea dei Sindacati (CES) per proteggere le industrie pesanti in Europa e i relativi posti di lavoro nei confronti di una concorrenza falsata. «Per evitare che l’occupazione e il pianeta siano perdenti, esiste una soluzione: un meccanismo di compensazione alla frontiera, del tipo di una tassa carbonio sulle importazioni che equilibrerebbe i costi del carbonio per le imprese situate fuori e dentro l’Europa. Tale sistema permetterebbe di chiedere sforzi importanti alle imprese europee, mantenendo contemporaneamente l’industria pesante e l’occupazione in Europa» sostiene la CES, sottolineando che non si tratterebbe di una misura protezionistica: «Vogliamo che le industrie pesanti possano portare il loro contributo, ma in un sistema che permetta loro di fare gli investimenti di modernizzazione necessari e dia loro gli incentivi adeguati».

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