Del cattivo uso dei Fondi comunitari

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Con le casse vuote o quasi in Italia, sono moltitudine quelli che guardano avidamente alle casse di Bruxelles, a cominciare da quanti all’Europa hanno da sempre prestato scarsa o nulla attenzione, presi come sono da quelli che ritengono i più “concreti” problemi di casa. Purtroppo però  il bilancio UE non è la caverna di Alì Babà, salvo forse per i ladroni che si aggirano nei suoi dintorni, nè basta una formula magica per aprirne i forzieri.  Per cominciare, se è vero che si tratta di risorse consistenti – poco meno di 140 miliardi di euro all’anno – non va dimenticato che sono destinati a 27 Paesi, oltre che a Paesi in via di sviluppo, e che complessivamente rappresentano appena l’1% del Pil europeo a fronte del 50% medio dei bilanci pubblici a livello nazionale di ciascun Paese UE.

Non va poi dimenticata la complessità di questa nostra Europa , delle sue politiche, dei diversi livelli di competenza – comunitaria, nazionale e locale – e, conseguentemente, delle procedure di accesso ai Fondi UE. Ne sanno qualcosa quanti si sono cimentati nella presentazione di progetti per ottenere finanziamenti europei. E ne sa qualcosa l’Italia, da sempre in difficoltà a utilizzare i fondi europei, fino a farci classificare penultimi davanti alla sola Romania nell’uso delle risorse comunitarie a noi destinate.  Se poi a tutto questo si aggiungono le molteplici e diffuse attività criminali che provocano frodi importanti a danno del bilancio comunitario, allora si ha un quadro meno idilliaco del forziere UE a cui molti pensano poter attingere con facilità. Vicende italiane recenti in materia di frodi dovrebbero scoraggiare ogni leggerezza in proposito. Perché se è vero che il 70% delle frodi al bilancio comunitario si concentra in Calabria, Campania,  Puglia e Sicilia, non ne sono indenni le regioni del Nord, Piemonte compreso come appena avvenuto nel fallito salvataggio Bertone /De Tomaso e l’arresto di Rossignolo per frode con fondi UE destinati alla formazione.  I contribuenti europei, italiani compresi, non solo quindi in questi tempi di crisi aspettano inutilmente risorse per stimolar la crescita, ma si vedono anche derubati dei loro soldi da criminali senza scrupoli. E’ della settimana scorsa una proposta di direttiva della Commissione europea per armonizzare le misure di repressione della frode al bilancio comunitario, oggi ancora molto divergenti. In particolare la nuova proposta prevede un forte inasprimento delle sanzioni con il rafforzamento di quelle penali. Questo nonostante che gli uffici anti frode dell’UE abbiano nel 2011 recuperato 691 milioni di euro, di cui oltre 500 sui fondi strutturali, frodati al bilancio comunitario e contribuito a fare infliggere sanzioni pecuniarie per 151 milioni di euro e contribuito a comminare cumulativamente ai frodatori la bellezza di 511 anni di carcere.

In una Unione nella quale si invoca ossessivamente solidarietà e una maggiore condivisione di risorse finanziarie, non sarebbe male cominciare con il rispettare gli sforzi dei contribuenti e vegliare ad una corretta gestione delle limitate risorse disponibili. Questo è tanto più indispensabile nella grave crisi che attraversiamo e alla vigilia del difficile negoziato che deve decidere la dotazione finanziaria per il periodo 2014-2020.

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