Come rovinarsi le vacanze…in Europa

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C’era una volta l’estate, fabbriche ed uffici chiudevano ed era vacanza. Chi poteva andava a cercare il sole al mare o il fresco in montagna. Chi poteva di più si avventurava all’estero, non troppo lontano e chi poteva ancora di più si spingeva in terre esotiche, il più lontano possibile dai problemi quotidiani. Oggi è cresciuto il numero di quanti cercano di distrarsi al di là   dei confini d’Italia, qualcuno non troppo lontano da casa, dentro il perimetro un po’ più rassicurante della vecchia Europa e con in tasca la facilità  , se non la quantità  , dell’euro che ha reso più comparabili prezzi e opportunità  .
Il guaio per chi va in vacanza in questa nostra Europa più o meno unita, è che nel frullatore della comparazione ci finisce inevitabilmente anche l’Italia, i suoi stili di vita, la sua amministrazione e la sua capacità   di disciplina europea.
E così trovarsi a Bruxelles la vigilia di Ferragosto puಠessere simpatico per l’accoglienza degli amici e per la tranquillità   offerta dalla città  , molto meno per le domande che vengono rivolte su che cosa diavolo stia capitando all’Italia in questo periodo della sua storia.
Tralasciando le inevitabili domande sugli scandali nelle aree del potere, all’estero conosciute nei dettagli più di quanto le conoscano gli italiani dalle loro abituali e reticenti fonti di informazione, altre vengono formulate sulla crisi economica, i conti pubblici e la politica estera italiana.
Sulla crisi economica grande è lo stupore sentendo raccontare da chi governa che in Italia, se mai crisi c’è stata, è ormai alle spalle. Come metterla allora con la caduta della produzione industriale, il crollo del 6% del prodotto interno lordo e la temuta emergenza occupazionale? Come spiegare ai nostri concittadini europei che tutto va bene quando il deficit cresce a vista d’occhio, il debito pubblico si impenna a livelli mai visti e il tasso di disoccupazione viaggia verso il 10%?
Rispondere a queste domande diventa ancora più difficile se l’interlocutore europeo è informato, magari più dei cittadini italiani, del tentativo da parte del ministro del Tesoro (supposto che un tesoro ci sia ancora) di mettere le mani sulle riserve auree della Banca Centrale Italiana, prendendo a pretesto le plusvalenze maturate sull’oro che questa detiene a garanzia della moneta, dimenticando che questa non è più la lira ma l’euro e che quindi la tentata «rapina» è a danno della Banca Centrale Europea (BCE)? Per convincere di questa banale realtà   il nostro creativo ministro del Tesoro e il governo italiano sono state necessarie prima la messa in guardia del presidente della Repubblica e poi la ferma opposizione, a due riprese, della BCE. Quanto tutto questo abbia giovato alla credibilità   europea dell’Italia è sufficientemente chiaro perchà© sia necessario girare il coltello nella piaga.
Nà© rende più credibile l’Italia un’altra vicenda estiva sfuggita a molti in questi giorni di vacanza: il ruolo svolto, o preteso, dal governo italiano nel gioco complesso e ad alta sensibilità   politica internazionale nel caso di forniture di energia in provenienza dalla Russia e dall’Asia centrale. L’Unione Europea, con l’accordo dell’Italia e d’intesa con gli USA, aveva sostenuto con il progetto di gasdotto «Nabucco» un approvvigionamento in grado di evitare il controllo russo, facendolo transitare dalla Turchia direttamente sui territori dell’UE. Un progetto che non poteva piacere al premier russo Vladimir Putin, che brandisce l’energia come un’arma e che, con un accordo Gazprom/ENI, ne ha messo in cantiere un altro, il «South Stream» controllato dalla Russia e in transito dalla Turchia verso l’Europa. Inutile dire che il presidente del Consiglio italiano ha sponsorizzato il progetto dell’amico Putin e, già   che c’era, ne ha rivendicato il merito con non poca sorpresa da parte della Turchia.
Naturalmente la propaganda ci ha spiegato che i due progetti sono complementari e anche l’UE ha fatto buon viso a cattivo gioco rassegnandosi a questa versione. Senza dimenticare che nella partita c’è chi gioca in due squadre diverse, con un piede di qua e uno di là  . Sarà   pur vero che di mezzo c’erano gli interessi dell’ENI in società   con Gazprom, ma resta da dimostrare che questi coincidano con gli interessi dell’Italia e con la sua credibilità   in seno all’UE e presso l’alleato USA che non sembra far molto conto della pretesa capacità   di mediazione dell’Italia tra il campo occidentale e la Russia.
Anche qui, come spiegare ai nostri concittadini europei che siamo un Paese affidabile e leale di cui ci si puಠfidare? E come essere presi sul serio poi se, a simbolo di questo Paese, viene preso un potere giorno e notte disinvolto, che minaccia la libertࠠ di informazione e subisce da nord a sud derive che mettono a rischio la coesione del Paese?
Interessante girare per l’Europa, ma per non rovinarsele meglio fare le vacanze in questo nostro ancora Belpaese. Prima che se ne vada in frantumi.

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