Buoni risultati dell’Unione Europea ai tempi supplementari

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È in corso una partita importante, forse decisiva, per il futuro dell’Europa. E le minacce di ricorrere alle armi nucleari da parte della Russia, nel conflitto in corso contro l’Ucraina, inducono a temere qualcosa anche di peggio per il mondo.

Ma a ciascun giorno la sua pena, limitiamoci qui al futuro dell’Unione Europea e a quanto è accaduto in questi ultimi giorni di fine legislatura, ormai a meno di tre mesi dalle elezioni europee dalle quali prenderà vita a luglio il prossimo Parlamento europeo.

Siamo a fine partita, praticamente si giocano i tempi supplementari, e l’attività delle Istituzioni UE sta producendo importanti decisioni ed orientamenti, alcuni tenuti a lungo nel cassetto e finalmente sbloccati prima delle elezioni.

Questa accelerazione sta avvenendo in molti settori importanti delle politiche europee, dal tema della sicurezza e della difesa a quello della regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale (IA) fino alle misure per la salvaguardia dell’ambiente, per le quali sono stati fatti passi indietro rispetto alle ambizioni iniziali con l’avvicinarsi delle elezioni.

Sul versante bollente della sicurezza e della difesa ha una rilevanza particolare il via libera che gli ambasciatori UE hanno dato il 13 marzo alla creazione del fondo per il sostegno militare all’Ucraina: avviato con 5 miliardi di euro potrà essere incrementato fino a 17 miliardi per rimborsare i Paesi UE delle “donazioni” delle armi a Kiev in questi due anni di guerra (complessivamente sono già 28 i miliardi di euro dati dall’UE e dai suoi Paesi membri per aiuti militari), con la richiesta a chi vi si fosse sottratto di destinare equivalenti risorse ad altre forme di assistenza all’Ucraina. 

Si tratta di una decisione che non va sottovalutata: da una parte conferma la relativa compattezza tra i Paesi UE nella solidarietà al Paese aggredito, dall’altra continua ad alimentare la corsa al riarmo, per la quale stanno spendendo in particolare i Paesi che condividono i confini con la Russia. Non va nemmeno dimenticato che questa già consistente leva finanziaria – destinata ad essere rafforzata – è anche a servizio di una politica industriale europea che, al momento, sembra essere una priorità nella politica di sicurezza, senza che si intravvedano ancora iniziative per cercare spazi di trattativa, come auspicato da papa Francesco.

Cresce anche nell’Unione l’attenzione alle nuove tecnologie, come nel caso dell’Intelligenza Artificiale, un’opportunità per il nostro futuro sviluppo a patto che venga regolata per evitarne abusi. Se ne è fatto carico con merito il Parlamento europeo che, sempre il 13 marzo scorso, ha approvato a larga maggioranza (523 voti favorevoli, 46 contrari e 49 astensioni) la prima legge vincolante al mondo per “ridurne i rischi, combattere la discriminazione e portare trasparenza”, con l’obiettivo di tutelare i diritti dei lavoratori e dei cittadini. Più ancora: per proteggere i diritti fondamentali, la democrazia, lo Stato di diritto, valori fondativi dell’Unione che un uso distorto dell’Intelligenza Artificiale potrebbe mettere a rischio.

Nel fine partita della legislatura non sono mancate decisioni importanti in materia di politiche ambientali: tra queste le misure adottate per la riduzione della produzione di rifiuti da imballaggi e quelle per le “case green”, con una Direttiva che mira alla riduzione progressiva di emissioni di gas serra per gli edifici. Quelli privati di nuova costruzione dovranno garantire emissioni zero già nel 2030, per quelli esistenti l’obiettivo è quello di una riduzione di almeno il 16%, con lo stop agli incentivi per le caldaie alimentate a gas. Toccherà adesso ai governi dei Paesi UE dare applicazione a queste regole con qualche margine di flessibilità, dopo averne già ridotta la portata.

Toccherà adesso ai cittadini-elettori valutare queste decisioni quando deporranno nell’urna il loro voto.

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