Fra le molteplici incertezze che pesano in questo periodo sul futuro finanziario, economico e sociale dell’UE, la Commissione Europea continua il suo lavoro nella preparazione del quadro finanziario che determinerà le priorità del bilancio comunitario per il periodo 2014-2020.
Si tratta di un esercizio importante che, nella delicata situazione attuale, non viene forse adeguatamente messo in luce dai mezzi di comunicazione e, di conseguenza, sfugge all’attenzione dei cittadini europei. Un esercizio importante a doppio titolo: in primo luogo perchà© è in discussione, come nelle prospettive finanziarie precedenti, il contributo degli Stati membri e l’esercizio della loro solidarietà , nei confronti del bilancio comunitario e, in secondo luogo perchà© è in discussione una profonda riforma del bilancio comunitario stesso e la ricerca di nuove risorse economiche che costituiscano delle vere risorse proprie dell’Unione Europea. Oggi, il bilancio europeo è costituito essenzialmente da contributi basati sul reddito nazionale lordo (RNL) che ogni Stato membro trasferisce a Bruxelles e da una modesta percentuale dell’IVA riscossa da ciascun Paese. Le proposte della Commissione Europea, già avanzate anche dal Parlamento europeo nel giugno scorso, oggi vertono sulla possibilità che la stessa Europa possa far leva su forme di fiscalità propria per aumentare le entrate, introducendo un’IVA europea e una tassa sulle transazioni finanziarie direttamente incassate da Bruxelles. E’ una proposta che, se da una parte va nella direzione di maggiori entrate, di maggiore trasparenza del bilancio comunitario per far fronte alle recenti evoluzioni e alle future sfide dell’Unione Europea – in particolare il compimento dell’allargamento a 27 paesi, l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona e le nuove competenze dell’UE, la razionalizzazione degli interventi e la realizzazione degli obiettivi «Europa 2020» – dall’altra parte, pone la questione cruciale di un trasferimento di sovranità nazionale verso l’Europa per quanto riguarda l’imposizione fiscale. Un aspetto che ha sempre irrigidito al riguardo una buona parte degli Stati membri fin dall’inizio del processo di integrazione europea. Ma anche l’idea dell’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, applicata soltanto in Europa, non raccoglie unanimità e consenso, in particolare dalla Banca centrale europea, senza contare l’avversione di USA ed altri.
Al di là quindi delle cifre che verranno concordate per il prossimo quadro finanziario, sono quindi in corso a Bruxelles discussioni di rilevante importanza che potrebbero segnare, se accettate da tutti gli Stati membri, una tappa importante nel processo di integrazione europea e di trasferimento di sovranità nazionale. Uno sguardo al passato illumina su progressi e difficoltà al riguardo. Si pensi in particolare all’istituzione di uno spazio Shengen e all’abbandono del controllo nazionale alle frontiere interne dell’UE, al difficile cammino per attuare una politica estera di sicurezza e difesa comune, all’adozione, da parte di diciassette paesi di una moneta unica e alle difficoltà che appaiono oggi, nella crisi che l’Europa sta vivendo, per definire una governance economica europea.
Uno sguardo alle proposte della Commissione per il prossimo quadro finanziario, che avrà una dotazione in termini di stanziamenti di impegno di circa 1.025 miliardi di Euro per il settennio, mette in evidenza, in generale e nelle varie rubriche di spesa, nuove priorità e programmi, nuovi orientamenti politici e nuove regole amministrative per rendere i finanziamenti europei più incisivi e maggiormente orientati, attraverso nuovi meccanismi di valutazione e sanzioni, ai risultati attesi.
Il filo conduttore del nuovo quadro finanziario è la realizzazione degli obiettivi di crescita dell’Unione Europea, in particolare per quanto riguarda la strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. A tal fine, la Commissione punta in particolare in tre direzioni: ricerca e innovazione, istruzione e sviluppo delle piccole e medie imprese (PMI), infrastrutture necessarie per valorizzare maggiormente il potenziale del mercato unico e maggiore efficienza della politica agricola comune (PAC) in termini di prodotti alimentari di alta qualità , di gestione dell’ambiente e di lotta contro i cambiamenti climatici.
Per quanto riguarda la PAC, anch’essa al centro di un vivace dibattito per una radicale riforma, visti i diversi pesi economici che ha negli Stati membri e la posizione importante che ha sempre avuto nel bilancio comunitario, le previsioni di investimento continuano nella loro graduale riduzione e sono destinati ad integrare maggiormente tale politica all’interno della strategia Europa 2020 per una crescita sostenibile e rispettosa dell’ambiente. E’ comunque in questo settore che si registreranno i maggiori cambiamenti di approccio e di finanziamento, e dove si confronteranno maggiormente gli interessi dei singoli Stati membri, non ultimi quelli dell’Italia.
Questo il contesto delle discussioni sulle proposte finanziarie per arrivare al 2020. Secondo il programma stabilito a Bruxelles il negoziato dovrebbe concludersi entro il primo semestre 2012. I tempi, come si sa, sono difficili per negoziati sereni e ispirati alla solidarietà , in particolare se si pensa che importanti scadenze elettorali si profilano all’orizzonte 2012 per Francia e Germania e che la Presidenza UE di turno per il primo semestre dell’anno prossimo toccherà alla Danimarca, un Paese che ha del bilancio comunitario una visione lontana da quella italiana.