Apprendimento permanente: chiave di crescita e inclusione

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Organizzata dalla presidenza slovena di turno dell’UE, nei giorni 10-11 marzo scorsi si è tenuta a Brdo una Conferenza dal titolo «Università   e Apprendimento Permanente». Alla Conferenza hanno preso parte rappresentanti di tutti gli Stati membri e dei Balcani occidentali, funzionari dei ministeri responsabili di formazione universitaria ed esperti di istituzioni e di mondo accademico. Tra gli ospiti rappresentanti della Commissione Europea e di varie organizzazioni europee (EUCEN, EUA, ESU, ETUC e OECD). L’incontro di esperti del settore rilanciava il dibattito sul tema centrale dell’”apprendimento permanente» (lifelong learning).
In particolare, l’iniziativa ha dato spazio al confronto sui differenti concetti di «apprendimento permanente» che dilagano all’interno del settore accademico e nel mondo universitario.
La Conferenza ha indotto i partecipanti a confrontarsi su un terreno comune di azione e sullo scambio di esempi e buone pratiche, evidenziando i contorni dell’apprendimento permanente, le influenze e gli intrecci rispetto ai sistemi nazionali di qualifiche professionali.
L’apprendimento permanente è il principio chiave per lo sviluppo delle politiche di educazione e formazione europee e si rivela un elemento indispensabile per la Strategia europea per la crescita e l’occupazione.
Quando si parla di apprendimento permanente si toccano molte sfumature. Il termine, in primo luogo, fa riferimento ai sistemi educativi e di formazione ma coinvolge inevitabilmente anche le politiche di integrazione sociale, di occupazione e la crescita economica di un Paese.
Gli obiettivi dell’apprendimento sono: la creazione di una cittadinanza più attiva, l’autorealizzazione, l’inclusione sociale, la crescita e il miglioramento dell’occupazione. Una politica guidata dal principio di apprendimento permanente investe nella conoscenza e capacità   delle persone (giovani e adulti), promuove l’acquisizione di nuove competenze professionali e sviluppa nuove e costanti opportunità   di apprendimento per tutte le fasce di età   (soprattutto per gli adulti). Punto nodale, questo, e già   presente nella Strategia di Lisbona, che nel 2000 puntava al raggiungimento di una società   europea basata sulla conoscenza dinamica e competitiva. Essa dettava un aumento per il 2010 di ben 4 milioni di adulti coinvolti nell’apprendimento permanente. Obiettivo ambizioso che «rimane ancora una sfida», secondo il Rapporto del 2006 della Commissione europea sui progressi della Strategia in materia di educazione e formazione.
Le azioni per l’apprendimento permanente sono di competenza dei singoli Stati membri, mentre la realtà   europea in questo settore è caratterizzata da un’alta frammentazione di politiche nazionali e diversità   culturali. Tuttavia il conseguimento di azioni comunitarie favorisce, da un lato, le iniziative nazionali e, dall’altro, promuove la cooperazione e l’integrazione dei sistemi nazionali.
Nel giugno 2004 la Commissione propose il lancio di un nuovo programma comunitario di azione integrata per l’apprendimento permanente. L’adozione della proposta da parte del Parlamento europeo nell’ottobre del 2006 diede vita, nel maggio 2007, al nuovo programma comunitario per l’apprendimento permanente (Lifelong Learning Programme). L’obiettivo generale del programma è quello di contribuire, attraverso l’apprendimento permanente, allo sviluppo dell’UE intesa come società   basata sulla conoscenza, di uno sviluppo economico sostenibile, di nuovi e migliori posti di lavoro e di una maggiore coesione sociale, garantendo nel contempo una valida tutela dell’ambiente per le generazioni future.
Il programma promuove, all’interno dell’UE, gli scambi, la cooperazione e la mobilità   tra i sistemi di istruzione e formazione, in modo tale che essi diventino un punto di riferimento e di qualità   a livello mondiale. Lifelong Learning Programme si articola in quattro sottoprogrammi: il programma Comenius, che risponde alle esigenze di apprendimento di tutte le persone e agli istituti coinvolti nell’istruzione prescolastica e scolastica fino al termine degli studi secondari superiori; il programma Erasmus, per studenti e istituti coinvolti nell’istruzione terziaria; il programma Leonardo da Vinci, che si rivolge alle persone interessate all’istruzione e alla formazione professionale, il programma Grundvig, dedicato alle persone coinvolte in ogni forma di istruzione rivolta agli di adulti. Il programma totale prevede un budget di 6,71 miliardi di euro e ha una durata di sette anni (2007-2013).
Accanto a questo nuovo programma di azione integrata, il Quadro Europeo per le Qualifiche adottato lo scorso 14 febbraio riveste un ruolo centrale per l’apprendimento permanente in Europa, agevolando il confronto e il riconoscimento delle qualifiche e dei titoli in Europa.
Come sottolineato dai temi affrontati dalla Conferenza di Brdo, è necessario incentivare l’implementazione di sistemi educativi e di istruzione più trasparenti e più accessibili per tutti e promuovere la mobilità   di studenti e lavoratori. Una maggiore consapevolezza e sentita responsabilità   collettiva sul tema da parte di università  , attori regionali e nazionali è indispensabile per rispondere alle esigenze e alle sfide della crescita europea, di un migliore mercato del lavoro e per creare una cittadinanza più attiva e una maggiore inclusione sociale in Europa.

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