Svoltasi a Bruxelles, su iniziativa del Comitato economico e sociale europeo (CESE), dall’8 al 12 aprile l’attenzione è stata dedicata all’analisi dei numerosi casi di persecuzione e di profilazione etnica che vengono condotti dalla polizia nei confronti della minoranza più numerosa d’Europa: i Rom.
Soprattutto nell’Europa centrale ed orientale, la posizione dei Rom all’interno della società risulta fortemente osteggiata, a causa sia della forte identità etnica e culturale, sia della loro insufficiente integrazione che, a sua volta, genera alti tassi di povertà e crea covi di criminalità e degrado.
Da quando sono aumentati i controlli che le forze dell’ordine attuano per monitorare i flussi legati all’immigrazione e al pericolo del terrorismo sono anche aumentati i casi di profilazione etnica condotti nei confronti della comunità Rom.
In sostanza, sono aumentati forme di discriminazione che violano i principi e le norme sui diritti umani, sulla base di sospetti basati su generalizzazioni in funzione della razza, dell’appartenenza etnica, della religione o dell’origine nazionale anziché fondato sull’analisi dei comportamenti individuali o degli elementi oggettivi.
In pratica, sono aumentati i casi in cui la polizia irroga nei confronti dei Rom semplici sanzioni per piccole infrazioni, oppure compie atti sempre più invasivi, come il controllo dell’identità con lo scopo, più o meno dichiarato, di aumentare la sensazione di intimidazione e segregazione nei confronti di questa comunità.
Un’indagine del 2016 sulle minoranze e la discriminazione nell’Unione europea ha evidenziato come il 19 % dei Rom europei intervistati era stato fermato dalla polizia nei dodici mesi precedenti e che almeno, in media, il 42 % di queste persone (con picchi dell’84 % in Portogallo, del 63 % in Grecia e del 57 % nella Repubblica ceca) aveva subito questi trattamenti in ragione della loro appartenenza etnica o per il fatto di essere degli immigrati. Queste forme di discriminazione mirate sono state percepite anche nell’utilizzo di servizi pubblici o privati e nella ricerca di un impiego.
Tale situazione di dichiarata ostilità nei confronti dei Rom mette in luce alcune carenze della legislazione europea, nella parte in cui non contempla forme di tutela, garanzia e giustizia di fronte ad ipotesi fortemente discriminatorie, con conseguenze devastanti in tema di integrazione sociale. Infatti, i Rom sono fortemente esclusi e penalizzati nelle più svariate forme, dall’esclusione dai servizi sanitari e scolastici, all’esclusione dal mercato del lavoro e dal godimento di una struttura abitativa salubre e quantomeno rispondente ai canoni minimi di preservazione dei diritti umani. Allo stesso tempo, essi non hanno forme di tutela da questi atti o perché non sono a conoscenza di leggi che proibiscono la discriminazione sulla base dell’origine etnica oppure perché ignorano l’esistenza di organizzazioni che offrono sostegno alle vittime di discriminazione. A volte, però, anche se a conoscenza di strumenti di tutela, sono essi stessi che non denunciano le proprie esperienze di discriminazione alle autorità.