Anche vittime di tratta tra i migranti respinti

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Tra i migranti che dalla Libia cercano di raggiungere le coste italiane vi sono vari gruppi «vulnerabili» che hanno bisogno di protezione, comprese donne vittime di tratta e sfruttamento sessuale secondo quanto rilevato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).
Il fenomeno degli arrivi, soprattutto a Lampedusa, di vittime di tratta è in forte aumento secondo l’OIM: nel 2008 ne sono giunte oltre 1500, cioè oltre la metà   (52%) del totale delle donne arrivate a Lampedusa. Si constata quindi l’esistenza recente di una vera e propria rotta di tratta fra la Libia e l’Italia. Quasi tutte le donne arrivate rispondono ad alcuni indicatori standard che segnalano la tratta, sottolineano gli esperti dell’OIM: sono donne giovani, poco più che ventenni, e riferiscono di essere state reclutate in strada o davanti alle scuole, soprattutto nell’area di Benin City, capitale dello Stato nigeriano di Edo, porto sul fiume Benin caratterizzato da una forte situazione di illegalità  .
Secondo le testimonianze raccolte, in genere viaggiano su camion fino in Libia, dove prima di tentare la traversata nel Mediterraneo, se già   non è accaduto durante l’attraversamento del continente africano, sono sfruttate sessualmente. Se molte donne sono consapevoli dell’impiego cui saranno destinate una volta giunte nell’UE, nessuna immagina il livello di sfruttamento a cui saranno sottoposte, dalla schiavitù fino al sequestro, per questo l’OIM ritiene necessario contrastare il fenomeno attraverso un «coordinamento stretto fra tutti gli attori coinvolti: le procure antimafia (che hanno giurisdizione sul reato di tratta), le procure ordinarie, la polizia con gli Uffici immigrazione e le squadre mobili, i Carabinieri, la Finanza e le ONG».
L’Agenzia dell’ONU per le migrazioni, ricordando come in Libia non siano riconosciuti gli standard di protezione europei e dunque «i respingimenti verso quel Paese violano norme di diritto internazionale», si dichiara possibilista sulla creazione di centri in Libia che valutino l’esistenza tra i migranti dei requisiti necessari per giungere nell’UE, evitando così l’ultimo tratto del viaggio in mare in cui la mortalità   è elevatissima. Il problema perà², sottolinea l’OIM, è di «garantire l’accesso alle ONG, alle organizzazioni internazionali, all’UNHCR, agli enti di tutela dei migranti e richiedenti asilo, facendo in modo che le organizzazioni possano monitorare i centri e promuovere all’interno di essi i diritti dei migranti».
L’OIM ricorda perಠla necessità   di creare canali di ingresso regolare nell’UE, «semplici ed efficaci», in caso contrario continueranno i flussi irregolari perchà© in materia di immigrazione «la repressione non serve».

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