A rischio 4,5 milioni di posti di lavoro nell’Eurozona

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Lo studio “La crisi dell’occupazione nell’Eurozona. Tendenze e risposte politiche” (“Eurozone job crisis. Trends and policy responses”) pubblicato nei giorni scorsi dall’ Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) mette in guardia l’Eurozona: sono a rischio altri 4,5 milioni di posti di lavoro nel corso dei prossimi 4 anni.
Se la cupa previsione si avvererà il numero dei disoccupati nell’Eurozona arriverà a 22 milioni. Nessun Paese sarà dunque risparmiato (ad oggi la disoccupazione sta colpendo maggiormente i paesi dell’Europa meridionale): il Direttore Generale dell’ILO, Juan Somavia, rivela che “non è solo la zona euro in difficoltà, bensì l’intera economia mondiale è a rischio di contagio”.
Tempi bui soprattutto per i giovani disoccupati (15- 24 anni), che superano attualmente quota 3 milioni, nei 17 paesi della zona euro, circa un terzo della popolazione attiva.
Nel breve periodo, infatti le conseguenze di una recessione prolungata del mercato del lavoro continueranno ad essere percepite principalmente dai giovani in cerca di occupazione.
Lo studio avverte che, senza un cambiamento di rotta delle politiche nell’insieme dei Paesi della zona euro, sorgeranno nuove difficoltà che colpiranno non solo i Paesi già sotto pressione ma anche quelli in cui la situazione è più stabile.
Somavia ha ancora ricordato che senza misure mirate ad aumentare gli investimenti all’economia reale, la crisi economica si prolungerà e la ripresa dell’occupazione non potrà mai decollare.
Il Rapporto avverte anche come la stessa sostenibilità della moneta unica sia in pericolo. L’ILO ha accolto con favore le dichiarazioni fatte dai leader della zona euro nel giugno scorso, ma ricorda l’urgenza con cui “a queste dichiarazioni devono seguire azioni politiche concrete”.
L’analisi si conclude con alcune raccomandazioni:
• il risanamento del sistema finanziario deve essere subordinato alla riattivazione del credito a favore delle piccole imprese;
• è urgente promuovere investimenti a sostegno delle persone in cerca di lavoro, in particolare i giovani (oggi invece nelle economie dell’eurozona dove si è registrato un aumento della disoccupazione, si sono ridotte le risorse a sostegno delle persone in cerca di occupazione);
• è necessario affrontare le differenze di competitività tra i paesi dell’eurozona.

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