Parlamento europeo: tassa sul carbonio e responsabilità delle imprese

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L’Istituzione analizza il Carbon Border Adjustment Mechanism e la due diligence delle aziende

Nel corso della sessione plenaria del mese di marzo 2021, il Parlamento europeo ha approvato due risoluzioni concernenti le implicazioni commerciali e industriali dell’impegno dell’Unione nella lotta ai cambiamenti climatici, nella tutela dei diritti umani e nel garantire una buona governance.

Il primo documento riguarda il Carbon Border Adjustment Mechanism (Meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiera – CBAM). Questo strumento si inserisce nell’ambito dello sforzo compiuto dall’Unione europea nella riduzione della propria impronta di carbonio. Tale impegno rischia, però, di non essere accompagnato da iniziative simili in altri Paesi, creando potenzialmente una situazione di svantaggio competitivo per l’Unione. Il CBAM, sul quale la Commissione europea presenterà una proposta legislativa nel corso del 2021, è volto ad evitare una tale congiuntura permettendo di imporre una tassa sul carbonio a importazioni provenienti da Paesi al di fuori dell’Unione europea. In tal modo, l’Unione vuole garantire che le merci importate non siano economicamente più vantaggiose rispetto alle produzioni dell’UE. Il Meccanismo avrebbe così un chiaro effetto disincentivante circa la delocalizzazione della C02 (carbon leakage), pratica in base alla quale industrie con alti livelli di emissioni trasferiscono i propri siti produttivi in Paesi con standard ambientali inferiori rispetto alla normativa dell’Unione. I Parlamentari europei sottolineano, tra l’altro, l’importanza di una piena compatibilità del CBAM con le norme dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e di un rifiuto dell’ottica protezionistica, nonché la possibilità di utilizzare i proventi derivanti dall’applicazione del Meccanismo come nuova fonte di entrate per il Bilancio UE.

La seconda risoluzione, invece, chiede alla Commissione europea di presentare una proposta legislativa in merito alla “due diligence” delle imprese. In un’ottica preventiva, tale normativa avrebbe l’obiettivo di rendere responsabili le imprese in merito agli effetti potenziali o effettivi che le proprie attività e quelle relative alle loro catene del valore potrebbero causare sul rispetto dei diritti umani, sull’ambiente e sulla buona governance. Questo quadro normativo dovrebbe coinvolgere tutte le grandi imprese soggette al diritto di uno Stato membro o stabilite nel territorio dell’Unione, le piccole e medie imprese e quelle ad alto rischio – alle quali dovrebbe essere fornita consulenza tecnica per conformarsi alle richieste – e tutte le imprese che vogliono accedere al mercato unico europeo, comprese quelle aventi sede legale al di fuori del territorio dell’UE. Dovrebbero essere inoltre introdotte ulteriori misure restrittive, incluso il divieto di importare prodotti legati a gravi violazioni dei diritti umani. In aggiunta, i Parlamentari chiedono alla Commissione europea di sottoporre a esame le imprese aventi sede nello Xinjiang ed esportatrici di prodotti nell’Unione. L’obiettivo è quello di individuare eventuali violazioni dei diritti umani, con particolare riferimento alla popolazione degli uiguri. La Commissione ha già annunciato che presenterà la sua proposta legislativa relativa alla due diligence entro la fine del 2021.

Per ulteriori informazioni: il comunicato del Parlamento europeo sul CBAM, il comunicato del Parlamento europeo sulla due diligence

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